ISSN 1080-3521
EDUCATIONAL SYNOPSES IN ANESTHESIOLOGY
and
CRITICAL CARE MEDICINE - Italia -
Il giornale Italiano online di anestesia Vol 4 No 3 Marzo 1999
Vincenzo Lanza, MDServizio di Anestesia e RianimazioneOspedale Buccheri La Ferla Fatebenefratelli Palermo, ItalyE-mail:
lanza@mbox.unipa.it
|
Keith J Ruskin, MDDepartment of Anesthesiology Yale University School of Medicine333 Cedar Street, New Haven, CT 06520 USAE-mail: ruskin@gasnet.med.yale.edu |
Copyright (C) 1997 Educational Synopses in Anesthesiology and Critical Care Medicine. All rights reserved. Questo rivista on-line può essere copiata e distribuita liberamente curando che venga distribuita integralmente, e che siano riportati fedelmente tutti gli autori ed il comitato editoriale. Informazioni sulla rivista sono riportate alla fine |
In questo numero:
1 FARMACI E GRAVIDANZA - 2^parte
2 Utilità del blocco continuo del plesso brachiale per via interscalenica sopraclaveare nella chirurgia protesica di spalla nel paziente ad alto rischio: casoclinico
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1 FARMACI E GRAVIDANZA - 2^parte
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A. Pignataro, G. Di Fiore
Servizio di Anestesia e Rianimazione, Ospedale Buccheri
La Ferla, FBF, Palermo
A. Pignataro e-mail: ampigna@tin.it
Terapia farmacologica in gravidanza
Terapia dellipertensione cronica in gravidanza
Lobiettivo del trattamento dellipertensione in gravidanza è quello di minimizzare i rischi a breve termine, derivanti da valori di pressione arteriosa elevata: contemporaneamente, però bisogna evitare atti terapeutici che possano danneggiare il feto. Pertanto se lindicazione alluso di farmaci antiipertensivi è certa, in caso di ipertensione severa (pressione diastolica >= 110mmHg) per scongiurare complicazioni cardiovascolari a breve termine, non altrettanto si può dire per lipertensione moderata (pressione diastolica < 100mmHg). Al di fuori della gravidanza, infatti, il trattamento dellipertensione media e moderata ha lo scopo di minimizzare complicanze cardiovascolari a lungo termine, ma per il breve periodo della gravidanza queste motivazioni ovviamente sono meno rilevanti, mentre lobiettivo primario è la prevenzione della preeclampsia e il benessere fetale. I dati di letteratura sono controversi a tal proposito perché bisogna bilanciare i rischi derivanti dalla somministrazione di farmaci antiipertensivi (vedi tabella seguente) (riduzione della perfusione placentare e/o tossicità embrio-fetale) con la necessità di prevenire la preeclampsia e migliorare loutcome fetale. (http://pc101186.med.cornell.edu/wwwpreg/lit/drugcht.htm 48-50).
La somministrazione di basse dosi
di aspirina per la prevenzione della preeclampsia in pazienti a
basso e medio rischio non sembra ridurre significativamente il
rischio di preeclampsia; mentre la sua azione inibente sulla
sintesi di prostaglandine potrebbe determinare una prematura
chiusura del dotto arterioso. Una chiusura prematura del dotto
arterioso può determinare ipertensione polmonare alla nascita,
insufficienza cardiaca destra in utero e morte del feto (http://pharminfo.com./pubs/msb/low_asp2.html), (http://home.po.com/html/medtrib/archive/FP/WOMEN7.FP.40451431298.shtml).
Altro fattore da tenere in conto è lepoca di gestazione:
come sopra descritto riguardo la teratogenicità il periodo a
maggiore rischio è il primo trimestre di gestazione. Pertanto
una paziente gravida al primo trimestre dovrebbe interrompere
lassunzione dei farmaci antipertensivi se la pressione
diastolica è <= 90 mmHg e monitorizzare la pressione
arteriosa 2 volte la settimana. La NHBPEP (gruppo di lavoro per
lipertensione in gravidanza) raccomanda luso di
farmaci antiipertensivi solo se la pressione arteriosa diastolica
è costantemente >= 100mmHg.
FARMACO (classe FDA) | Dose quotidiana | Effetti collaterali |
Farmaco di scelta | ||
METILDOPA (C) | 500-3000mg somministrati in 2-4 dosi | La sicurezza per la madre ed il feto è ben documentata dopo il primo trimestre di gestazione. Sospendere se si alterano gli indici di funzionalità epatica |
Farmaci di seconda scelta | ||
IDRALAZINA (C) | 50-300mg somministrati in 2-4 dosi | Pochi studi controllati, ma rari casi documentati di trombocitopenia neonatale (1) sofferenza fetale (2) e riduzione del 25% del flusso ematico uterino (3) |
LABETOLOLO (C) | 200-1200mg somministrati in 2-4 dosi | Minore esperienza rispetto alla metildopa. Comunque lefficacia e la sicurezza a breve termine sembra essere sovrapponibile a quella della metildopa |
BETABLOCCANTI (C) | A seconda del farmaco utilizzato | Possono determinare bradicardia fetale e uninadeguata risposta allipossia. Inoltre rischio di ritardo di accrescimento intrauterino se somministrati nel 1° o nel 2° trimestre della gravidanza (4) |
NIFEDIPINA (C) | 30-120 mg suddivisi in 1-4 dosi a seconda del preparato utilizzato | Dati limitati; può inibire il travaglio. E possibile unazione sinergica con il MgSO4 |
CLONIDINA (C) | 0,1-0,8 in dosi refratte | Dati limitati |
PRAZOSIN (C) | 1-30 mg in 2-3 dosi | Dati limitati |
DIURETICI TIAZIDICI | A seconda del farmaco utilizzato | La maggior parte degli studi controllati su pazienti normotese. Pochi dati in pazienti gravide ipertese. Implicati nello squilibrio idro-elettrolitico, pancreatite e trombocitopenia |
Farnaci controindicati | ||
ACE INIBITORI (D): Benazepril, Captopril, Enalapril,Quinapril, Ramipril |
A seconda del farmaco utilizzato | Alta incidenza di aborto negli animali. Numerosi casi di oligoidramnios, ritardo di crescita intrauterina, insufficienza renale neonatale con anuria talvolta fatale (2). |
TRATTAMENTO FARMACOLOGICO DELLIPERTENSIONE GESTAZIONALE e DELLA PREECLAMPSIA
Mentre per ipertensione cronica in gravidanza si intende lipertensione preesistente, senza riferimento alleziologia, e presente prima della 20° settimana di gestazione, lipertensione gestazionale indica ipertensione non associata a proteinuria ed edema (tipici della pre-eclampsia) che si sviluppa durante le ultime settimane di gravidanza o subito dopo il parto e regredisce nelle prime due settimane dopo il parto.
Sindromi cliniche
CLINICA |
IPERTENSIONE CRONICA |
IPERTENSIONE GESTAZIONALE |
PREECLAMPSIA |
Epoca di comparsa |
< 20° settimana di gestazione |
3° trimestre |
> 20° settimana di gestazione |
Grado di ipertensione |
Medio o severo |
Medio |
Medio o severo |
Proteinuria |
Assente |
Assente |
Presente |
Uricemia > 5,5 |
Rara |
Assente |
Presente in quasi tutte |
Emoconcentrazione |
Assente |
Assente |
Presente se grado severo |
Trombocitopenia |
Assente |
Assente |
Presente se grado severo |
Alteraz. Funz. epatica |
Assente |
Assente |
Presente se grado severo |
Farmaci
Considerata lepoca di gestazione in cui si manifestano lipertensione gestazionale e la preeclampsia risulta meno problematica la somministrazione di farmaci antiipertensivi riguardo al loro possibile effetto teratogeno; per tutti gli altri effetti ci si può riferire a quanto già mostrato in tab. antiipertensivi e gravidanza.
Lidralazina, un tempo considerato il farmaco di scelta per il trattamento dellipertensione della preeclamptica non trova più indicazione per gli effetti collaterali oramai accertati su una considerevole quota di pazienti trattate (vedi tab)
Sicuramente maggiore indicazione in queste forme di ipertensione trovano i Betabloccanti (soprattutto atenololo e metoprololo) il cui esteso impego clinico oramai li fa ritenere efficaci ed innocui per il feto (5). Qualche riserva va posta sulluso dellesmololo (betabloccante cardioselettivo ad azione ultrabreve), la cui minore esperienza clinica sulle gestanti e qualche segnalazione di ipossiemia fetale in studi condotti sugli animali ne sconsigliano luso routinario (5)
Il labetololo è un farmaco
ad azione beta bloccante non selettiva ed alfa1 selettiva a
livello post sinaptico, con scarsi effetti collaterali sulla
madre, innocuo per il feto e può essere utilizzato con boli ev
di 10-20 mg fino ad un totale di 1-3 mg/Kg. Fra i
calcio-antagonisti, in particolare la nifedipina
somministrata per os (da 10 mg ogni 6 ore fino ad un massimo di
20 mg ogni 4 ore gocce sublinguali ) risulta efficace e migliora
il flusso ematico uterino e lossigenazione del feto. La sua
azione miorilassante si esercita oltre che sulla muscolatura
vascolare anche sulla muscolatura uterina (effetto tocolitico).
In caso di ipertensione severa non rispondente alla terapia
convenzionale si può ricorrere anche allinfusione ev di
farmaci antiipertensivi potenti ad azione rapida come il
nitroprussiato di sodio e la nitroglicerina tenendo conto che in
questi casi la terapia risolutiva è il parto e la rimozione
della placenta.
Farmaci somministrabili per via ev in caso di ipertensione severa
FARMACO |
Onset (min) |
Durata azione |
Effetti sul flusso utero/ placentare |
Vantaggi |
Svantaggi |
LABETALOLO |
1-2 | 2-3 ore |
Migliora flusso ematico uterino e placentare |
Maneggevole, basso rischio di ipotensione brusca, non determina bradicardia e sofferenza fetale, diffusione clinica estesa |
Variazione ampia dose efficace, inefficace somministrato da solo, controindicato in asma, BPCO ed insufficienza ventricolare sn |
NITROGLICERINA |
< 2 | Pochi min. |
Effetto discutibile in funzione della volemia della gestante |
Onset e durata breve | Necessità di perfusione ev continua, monitoraggio pressione arteriosa cruenta, variabilità della risposta con alta percentuale di insuccesso (>60%), nausea e vomito, < indice cardiaco e trasporto di O2 |
NITROPRUSSIATO |
< 1 min | Pochi min. |
Nessun effetto collaterale negativo tranne se ipotensione severa |
Potente, affidabile, nessun effetto negativo sul feto | Alto rischio di ipotensione: à necessità di monitoraggio press. art. cruenta, > pressione intracranica, tossicità da cianuro (trascurabile se uso a breve termine e per inf. < 3 mcg/Kg/h |
Nei casi di eclampsia più grave, solo se possibile monitorizzare bene la gestante è consigliabile lasciare proseguire la gravidanza fino a quando lo sviluppo e le dimensioni del feto consentono la sopravvivenza extrauterina. Nei casi gravi di preeclampsia o nelle sindromi HELLP si deve procedere alla stabilizzazione della paziente e alla rapida estrazione del feto: infatti il proseguimento della gestazione in tali condizioni è gravato da unalta incidenza di gravi complicanze per la madre e per il feto.
TERAPIA ANTIEPILETTICA E GRAVIDANZA
La pianificazione di unadeguata terapia nelle donne fertili epilettiche è difficile in considerazione degli effetti teratogeni dei farmaci antiepilettici. Il rischio di malformazioni in figli di madri epilettiche è di circa il 7% rispetto al 2-3% della popolazione generale. Discriminare gli effetti teratogeni dei farmaci anticomiziali, dalleffetto di crisi comiziali ripetute e da fattori genetici è difficile. Comunque a supportare la tesi delleffetto teratogeno di questa classe di farmaci vi sono diverse evidenze cliniche:
Le malformazioni più frequentemente riportate sono: ipoplasia delle dita e delle unghie, deformità orofacciali (labbro e palato leporino). Un tempo queste malformazioni venivano raggruppate sotto la denominazione comune di "sindrome fetale da idantoina" (6) Attualmente è noto che queste malformazioni non sono specifiche della fenitoina, ma derivano dallesposizione, durante la gravidanza, principalmente durante il 1° trimestre, a diversi farmaci. Due farmaci antiepilettici, viceversa possono determinare malformazioni fetali specifiche se somministrate durante il primo trimestre di gravidanza: il trimetadione causa una sindrome dismorfica specifica, mentre il sodio valproato determina malformazioni a carico del midollo spinale e spina bifida (incidenza 1-2%).
Gli effetti teratogeni dei farmaci anticomiziali rendono indispensabile una valutazione puntigliosa degli approcci terapeutici nelle donne fertili. Se una donna non ha avuto crisi comiziali da due anni e ha un EEG normale (7) può essere fatto un tentativo di sospensione della terapia (soprattutto nel 1° trimestre) tenendo sotto stretto controllo la paziente ed informando la stessa sui possibili rischi derivanti dalla sospensione. Se è impossibile sospendere la terapia antiepilettica dovrebbe essere utilizzato un singolo farmaco alla dose minore possibile in grado di controllare crisi tonico cloniche generalizzate (8). Potrebbe risultare utile anche frazionare la dose allo scopo di ridurre i picchi plasmatici. In ogni caso andrebbero proscritti il sodio valproato ed il trimetadione. Poiche i farmaci antiepilettici interferiscono con la disponibilità di ac. folico e la carenza di acido folico di per sé può essere associato ad una più alta incidenza di malfarmazioni fetali dovrebbe essere somministrato ac. folico supplementare (0,5-1mg/die) alle pazienti gravide in terapia antiepilettica.
Approccio nelle intossicazioni acute e overdoses da droghe di abuso
Le intossicazioni
acute nella donna gravida, accidentali o a scopo autolesivo, non
sono estrememente frequenti, se si escludono le overdoses da
droghe di abuso in donne tossicodipendenti.
Le sostanze responsabili di quadri d'intossicazione acuta possono
essere le più disparate anche se, così come avviene nella
popolazione generale, nella maggior parte dei casi sono coinvolti
i farmaci e tra questi gli antipiretici (paracetamolo), gli antiinfiammatori non steroidei ed i
farmaci psicotropi; l'intossicazione da ferro, inoltre, per
l'elevata prescrizione di questa sostanza in gravidanza,
rappresenta un'evenienza da tenere in considerazione. Il
monossido di carbonio, infine, pone, in gravidanza, problematiche
diagnostiche e terapeutiche particolari.
Droghe di abuso
La percentuale di donne gravide che fa uso di droghe non si
conosce con esattezza e varia per ragioni sociali ed ambientali
oltre che per motivi personali del consumatore.
Il National Institute of Drug Abuse (NIDA) ha condotto negli anni
1992-93 un'inchiesta sull'uso delle droghe nelle donne
statunitensi con età compresa tra 15 e 44 anni (www.nida.nih.gov/infofax/pregnancytrends.html). Tale National Pregnancy and Health Survey rivela che dei 4 milioni di donne gravide
negli USA in quel periodo, 757.000 bevevano alcool con una netta
correlazione tra l'uso di alcolici ed il consumo di altre droghe.
221.000 gravide usavano sostanze illecite come marijuana (119.000
donne), cocaina (45.000), crack, anfetamina etc.
Consultando i dati forniti italiani pubblicati dal Ministero
della Sanità ("ABUSO DI
ALCOOL/DROGHE E DISTURBI MENTALI ORGANICI INDOTTI, DESCRIZIONE DELL'ATTIVITA' DEGLI ISTITUTI DI
RICOVERO E CURA ANNO 1995, 1996 (VERSIONE D.R.G. 10) - RICOVERI
PER ACUTI - REGIME ORDINARIO") riguardanti il numero di ricoveri in
ambiente ospedaliero per abuso di alcool e droghe negli anni 1995
e 1996, si nota un aumento di ricoveri/anno
da 34.766 a 39.733; questi dati rivelano indirettamente
una tendenza al consumo di droghe della popolazione giovanile
nostrana simile a quella degli Stati Uniti.
Il consumo di droghe e/o di alcool è legato, in ogni caso, a
problemi di tipo medico e sociale che riguardano la madre ed il
feto:
madre | feto | ||
denutrizione | prematurità | ||
basso peso corporeo | basso peso | ||
parto prematuro | infezioni | ||
malattie sessualmente trasmesse | sindrome di morte improvvisa | ||
HIV/AIDS | difetti congeniti | ||
Depressione | HIV/AIDS | ||
problemi neurologici | |||
scarsa coordinazione motoria |
L'alcool rappresenta certamente una delle droghe più diffuse nel mondo, mentre nei paesi industrializzati eroina, cocaina e la sua forma più recente il "crack", cannabinoidi e anfetamina trovano nei giovani un facia di consumatori privilegiata.
Una classificazione delle droghe d'abuso è la seguente: |
Oppiodi Depressori SNC Psicostimolanti Allucinogeni Cannabinoidi |
Per alcune di queste sostanze sono ben documentati gli effetti sul feto, mentre per altre i dati della letteratura, se da un lato evidenziano effetti sul nascituro delle droghe consumate dalla madre, dall'altro rilevano la contemporanea assunzione di altre droghe nelle donne rendendo difficile l'attribuzione degli effetti fetali all'una o all'altra sostanza. In linea generale si può affermare che tutte le droghe di abuso possono influire negativamente sulla salute della donna gravida, interferendo innanzi tutto sull'alimentazione e sul riposo. |
Oppioidi: i bambini nati da madri
tossicodipendenti possono presentare 2 tipi di problemi: quelli
legati agli effetti teratogeni della droga e quelli derivanti
dall'insorgenza della sindrome d'astinenza. L'uso di eroina in
gravidanza è stata correlato ad aumentato rischio di: aborto,
ritardi di crescita intrauterina, prematurità, basso peso
neonatale e morte infantile improvvisa.
La sindrome d'astinenza in neonati di madri tossicodipendenti è
analoga a quella che si verifica negli adulti ma presenta una
particolare gravità nei neonati. La sintomatologia comprende
tremori, ipertono muscolare, convulsioni, turbe
dell'alimentazione, vomito, diarrea. I bambini sono irritabili e
inconsolabili. L'astinenza si manifesta entro 48-72 ore e
l'irritabilità del sistema nervoso centrale perdura per circa un
mese. Il trattamento medico è sintomatico e prevede idratazione
endovenosa, antiemetici e piccole dosi di benzodiazepine.
Per le donne gravide
tossicodipendenti non in trattamento sostitutivo, la CIRCOLARE
MINISTERIALE 30 SETTEMBRE 1994, N. 20 che ha per Oggetto: Linee
guida per il trattamento della dipendenza da oppiacei con farmaci
sostitutivi. Boll. Farmacodip. e Alcoolis., XVII (3) 1994),
prevede l'uso del metadone e ne consiglia l'impiego fino al
termine della gravidanza a dosaggi stabili per evitare la
comparsa di sindromi d'astinenza nella madre e nel feto. Tali
donne vanno ospedalizzate e il dosaggio del metadone deve essere
determinando valutando lo stato fisico della madre e le
concentrazioni urinarie della sostanza. La sospensione del
trattamento sostitutivo con metadone, se necessario "deve
essere effettuata non prima della 14° settimana di gestazione e
non dopo la 32°, onde evitare, rispettivamente, il rischio di
aborto e di parto pretermine. La riduzione del farmaco, se
indispensabile, dovrà essere molto graduale anche nella fase
centrale della gravidanza, dovendosi evitare che insorgano
sintomi di astinenza. " Sebbene i bambini nati in madri
trattate con metadone possano manifestare segni di dipendenza
fisica, essi non presentano particolare gravità e possono essere
curati efficacemente nelle nurserie. Gli effetti del metadone sul
feto sembrano essere realtivamente benigni.
Depressori
del SNC:
Alcool: è il principale neurodepressore tra le droghe
d'abuso: liberamente presente sul mercato in vino, liquori,
birra, il suo consumo/abuso è di gran lunga superiore a quello
di ogni altra droga. L'alcool e' responsabile del maggior numero
di alterazioni neonatali (10). L'esposizione prenatale all'alcool
è responsabile, infatti, di gravi malformazioni fetali che nella
loro espressione più grave e tipica danno origine alla sindrome alcolica
fetale (FAS, fetal alcohol syndrome), caratterizzata da ritardi di crescita,
alterazioni del sistema nervoso centrale e facies caratteristica
(11). La Fetal Alcohol Syndrome colpisce ogni anno circa 1,3 -
2,2 bambini per 1000 nati in Nord America (US Department of
Health and Human Services 1990; Streissguth & Giunta 1988). I
ricercatori stimano che i casi di "Alcohol-Related Birth
Defects (ARBD)" altrimenti classificati come FAE (fetal
alchohol effects) eccedano quelli della FAS nel rapporto da 2:1 a
3:1 (Streissguth & Giunta 1988; Abel & Dintcheff 1984).
Il termine di ARBD o FAE viene impiegato, invece, per indicare
una serie di malformazioni fetali da abuso di alcool di entità
minore. Tali difetti sono in relazione a:
quantità di alcool consumato |
epoca gestazionale materna |
capacità materna di metabolizzare l'alcool |
stato nutrizionale materno |
fattori genetici fetali |
La distinzione tra le
due sindromi (FAS e FAE) è in realtà difficile perchè le
malformazioni facciali non sono spesso evidenti alla nascita e le
alterazioni del SNC e comportamentali si manifestano nei primi 3
anni.
L'uso di piccole quantità di alcool in gravidanza non è
chiaramente legato ad effetti negativi fetali, ma come raccomanda
la Addiction Research Foundation americana ai medici a proposito
dell'alcool "poco va bene, ma niente è meglio".
Sedativo/Ipnotici: il
consumo regolare di benzodiazepine in gravidanza può determinare
sindromi di astinenza dei neonati alla nascita e può essere
teratogeno. Il passaggio delle benzodiazepine nel latte obbliga
le madri che ne fanno uso alla cautela: d'altro canto la
sospensione di tali sostanze in soggetti in terapia per epilessia
deve essere concordato con il medico curante per evitare i rischi
di convulsioni.
La sindrome d'astinenza da sospensione di benzodiazepine è
simile a quella da alcool ma è in genere più lunga e peggio
tollerata tanto da richiedere frequentemente l'ospedalizzazione.
Barbiturici: parallelamente alla minore prescrizione, l'abuso di
barbiturici si è drasticamente ridotto nell'ultimo decennio a
favore delle benzodiazepine. I barbiturici danno una dipendenza
fisica e psichica medio-elevata e possono essere responsabili di
fenomeni di astinenza neonatali (irritabilità, alterazioni del
sonno e dell'alimentazione).
Cocaina,
Crack: l'abuso di queste sostanze è in grado di
determinare un incremento della pressione arteriosa che
può aumentare il rischio di complicazioni ostetriche
(emorragie, distacco di placenta e parti prematuri). |
|
Anfetamine: studi
condotti su animali in gravidanza hanno evidenziato
alterazioni comportamentali (ipereccitabilità) nei
neonati. Negli uomini esistono diverse segnalazioni di
sindromi d'astinenza in bambini nati da donne
tossicodipendenti da anfetamine. Metanfetamina: l'uso in gravidanza può determinare parti prematuri ed ipereccitabilità. L'uso dell'acetato di piombo come reagente per la produzione illegale di metanfetamina ha dato luogo ad intossicazione acute da piombo. |
|
Allucinogeni:
Lsd: l'abuso di questa sostanza in gravidanza è stato messo in relazione con un aumentato rischio di aborti spontanei. I bambini di donne che consumano Lsd potrebbero essere più facilmente colpiti da anormalità congenite. Non si hanno informazioni sufficienti sugli effetti di altri allucinogeni sulla madre e sul feto. |
Neonati da donne che avevano consumato marijuana durante la gravidanza erano più piccoli di quelli nati da madri che non ne facevano uso. Alcuni studi dimostrerebbero che il principio attivo contenuto nei derivati della cannabis, il delta-9-tetraidrocannabinolo (THC), in grado di attraversare la placenta, sarebbe responsabile di alterazioni dello sviluppo motorio dei neonati, nelle madri che fanno uso di marijuana nel primo mese di allattamento. Studi condotti su embrioni di topo dimostrerebbero che l'attivazione dei recettori per i cannabinoidi impedirebbero il proseguimento della crescita. | |
Intossicazioni da farmaci
Intossicazione da paracetamolo
Il paracetamolo è un farmaco analgesico/antipiretico molto
utilizzato per via della sua efficacia e sicurezza anche nelle
fasce di età più sensibili agli effetti collaterali e ai
sovradosaggi dei farmaci, come gli anziani e i bambini. In
gravidanza il paracetamolo, così come altri farmaci
(penicilline, cephalosporine, antacidi, steroidi e
broncodilatori per inalazione), è considerato sicuro. Tuttavia,
intossicazioni acute e/o croniche si possono verificare per
ingestione di dosi di circa 150 mg/kg.
L'N-acetil-p-benzochinoneimina (NAPQI) è il metabolita tossico,
che in concentrazioni variabili (5-7%) viene prodotto a livello
epatico e renale e che legandosi alle macromolecole cellulari
determina morte cellulare. In letteratura sono segnalate morti
fetali per overdose di paracetamolo in ogni fase della gravidanza
(13). Il NAPQI non attraversa la placenta ma il paracetamolo
l'attraversa e può in dosi elevate superare la capacità
metaboliche fetali, portando alla formazione del prodotto
tossico; la capacità di detossificazione del paracetamolo è
infatti ridotta nel feto mentre la produzione di NAPQI aumenta
con la crescita fetale. Gli effetti finali sul benessere fetale,
comunque, come in generale per tutte le intossicazioni, dipendono
più dal danno materno che dai possibili effetti tossici sul
nascituro.
L'antidoto delle intossicazioni da paracetamolo, la
n-acetilcistina (NAC) non è purtroppo in grado di attraversare
la placenta ovina in uno studio sperimentale (14) e solo
recentemente è stato possibile in uno studio umano documentare
il passaggio del NAC in quantità abitualmente associate alle
dosi terapeutiche (15). Nelle overedosi del primo trimestre di
gravidanza il NAC viene egualmente somministrato nella speranza
di raggiungere livelli fetali sufficienti.
E' stato consigliato, invece, il ricorso al taglio cesareo
urgente (in assenza di gravi controindicazioni materne) nelle
intossicazioni da paracetamolo dell'ultimo trimestre di
gravidanza, ma non vi sono, al momento, dati clinici che
raccomadino il comportamento migliore in questi casi.
Intossicazione
da ferro.
L'intossicazione da ferro determina una sintomatologia
raggruppabile in 4 stadi:
Stadio | 1 | Onset:1-6 h, gastroenterite, dolore addominale, sanguinamento gatroenterico. Possibile acidosi metabolica e ipotensione | |
Stadio | 2 | A volte assente. Dura fino a 24 h. Livelli ematici di ferro elevati. Risoluzione dei disturbi gastrointestinali. Possibile ac. metabolica e ipotensione | |
Stadio | 3 | Comparsa di insuff. multipla d'organo: epatica (coagulopatia, ipoglic.), neurologica e renale. | |
Stadio | 4 | A distanza di settimane dall'overdose: ostruzione intestinale |
Le dosi tossiche si raggiungono per ingestione di più di 20 mg/kg di ferro elementare, il cui calcolo in milligrammi è il seguente:
nel solfato di ferro è presente il 20% di ferro |
nel fumarato di ferro il 33% |
nel ferro gluconato il 12% di ferro elementare |
Il dosaggio plasmatico del ferro
è un parametro che può non rispecchiare il reale quantitativo
del metallo nell'organismo, per via del legame tissutale e del
picco plasmatico che, per una ingestione orale di ferro, si
raggiunge dopo 2- 6 ore.
Studi condotti su animali ed esperienze cliniche nell'uomo
rivelano che il trasporto del ferro attraverso la placenta
avviene in relazione alle necessità fetali, limitando, pertando
l'accumulo fetale del ferro anche in gravi intossicazioni
materne. La deferroxamina, antidoto chelante del ferro, inoltre,
non attraversa la placenta.
Nonostante non esistano in letteratura che poche segnalazioni sul trattamento di donne gravide, (16) può essere consigliato lo stesso comportamento da adottare nel resto dei pazienti:
pazienti asintomatici dopo 6 h da presunta ingestione di quantità tossica di Fe elementare (<20 mg/kg) |
nessun trattamento |
modica sintomatologia
e/o >20mg/kg di Fe elementare |
gastrolusi latte albuminato (220-400 ml) |
grave sintomatologia | gastrolusi latte albuminato (220-400 ml) catarsi idratazione ev deferoxamina ev: 10 g in 250 sol fis.a 15 mg/kg/h |
Intossicazione
da salicilati.
Le intossicazioni da
salicilici sono spesso mal diagnosticate e nella gravida
costituiscono un evento drammatico in quanto tali sostanze si
concentrano maggiormente nel feto, potendo determinare danni
fetali anche in assenza di intossicazioni materne. Le dosi
tossiche di aspirina che abitualmente corrispondono a 140 mg/kg,
nella gravida devono ridursi a 70-75 mg/kg.
I salicilati nel plasma si presentano in una forma ionizzata (SAL
- ) ed in una non ionizzata (H - SAL); quest'ultima,
lipofila, è libera di diffondere nei tessuti ed è responsabile
dei fenomeni di tossicità.
Plasma | Tessuti (cervello, cuore, feto) |
||||||||
SAL- + H+ | H - SAL |
|
H - SAL | Tossicità | |||||
Membrana |
L'abbassamento del pH plasmatico
determina un ulteriore aumento della quota non ionizzata del
farmaco con incremento della tossicità.
Il comportamento medico differisce nei pazienti asintomatici ed
in quelli sintomatici:
paz. asintomatici | paz. sintomatici | ||||||||||||
aspirina < 70-75 mg/kg | > 75 mg/kg | carbone attivato | |||||||||||
nessun trattamento | carbone attivato | ||||||||||||
assenza di
sintomi materni e di distress fetale livello sierico <25 mg/dl |
Es. lab. | Es. lab. | |||||||||||
nessun trattamento | |||||||||||||
Comparsa di sintomi o alteraz. es. lab o distress fetale o livello plasm. >25 mg/dl |
|
||||||||||||
Intossicazione
da monossido di carbonio (CO)
Un'intossicazione
che può porre il medico di fronte a scelte decisionali
importanti è quella da monossido di carbonio. E' noto l'effetto
negativo sull'ossigenazione determinato da questa sostanza
inodore, incolore e pertanto impossibile da identificare
nell'ambiente. Il CO si produce dall'incompleta combustione dei
composti del carbone e, soprattutto nei mesi invernali e nei
paesi freddi, è un tossico temibile. L'intossicazione da CO dà
luogo, per tassi ematici bassi, ad una sintomatologia sfumata ed
aspecifica (cefalea, astenia, nausea) e pertanto è spesso
misconosciuta. L'aspetto importante dell'intossicazione da CO
nella donna gravida, però non riguarda soltanto la diagnosi, ma
il trattamento. La scelta se ricorrere all'ossigenazione
iperbarica non è semplice in quanto le indicazioni sono
controverse. Non esistono trials controllati nell'uomo e problemi
pratici non trascurabili, come l'eccessiva distanza delle camere
iperbariche, sconsigliano a volte il ricorso a questo
trattamento. Esiste un razionale che rende la gravida più
esposta a sequele dovute ad intossicazione da monossido di
carbonio: l'emoglobina fetale ha un'affinità per il CO superiore
a quella adulta per cui ipossia fetale può svilupparsi in
assenza di ipossia materna. Il lento trasferimento placentare del
CO condiziona livelli fetali superiori a quelli materni a
distanza di tempo. La segnalazione di turbe neurologiche
consecutive ad episodi d'intossicazione da CO in pazienti che non
erano stati sottoposti ad ossigenoterapia iperbarica (OTI),
diversamenti da quelli trattati con questa metodica ha reso
necessario stabilire alcuni criteri:
Indicazioni all'ossigenoterapia iperbarica |
Perdita di coscienza o storia di perdita di coscienza |
Persistenza di disturbi neurologici |
Livelli ematici di CO superiori a 40% |
Livelli ematici di CO in una donna gravida maggiori del 10% o più e/o sintomatica |
Approccio terapeutico alle intossicazioni acute nella paziente gravida:
Il successo del trattamento dipende in modo sensibile dalla cooperazione del medico del pronto soccorso e del ginencologo.
Antidoti da usare liberamente in gravidanza |
Da usare valutando costo/beneficio |
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Acetilcisteina |
Dimeticone |
Blu di metilene |
Pralidossima |
Acido ascorbico |
Idrossicobalamina |
EDTA |
Protamina solfato |
Atropina |
Glucagone | Desferioxamina |
Siero antivipera |
Calcio gluconato |
Naloxone |
Fisostigmina |
Sodio tiosolfato |
Calcio cloruro |
Colinesterasi sieriche |
Flumazenil |
|
Colestiramina |
Fab antidigossina |