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GESTIONE ANESTESIOLOGICA PREOPERATORIA DEL PAZIENTE A RISCHIO (parte 2^)
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Letterio Guglielmo
Servizio di Anestesia e Rianimazione - Ospedale Buccheri La Ferla - Palermo
lelguglielmo@libero.it
Questo elaborato, prodotto dal dott. Letterio
Guglielmo, presenta il protocollo
anestesiologico adottato dal Servizio di Anestesia e Rianimazione dell'Ospedale
Buccheri La Ferla per la valutazione e il trattamento preoperatorio del paziente
a rischio. Questo lavoro che è il frutto di studi e dell'esperienza di oltre 20
anni di attività anestesiologica non pretende ovviamente di avere un carattere
"universale". E' evidente altresì che l'applicazione delle procedure
descritte va valutata criticamente in relazione al proprio ambiente di lavoro:
infatti le strategie diagnostiche e terapeutiche necessarie per il paziente sono
state realizzate in collaborazione con i colleghi delle varie specialità,
operanti all'interno del Buccheri La Ferla.
Qualsiasi commento o critica è bene accetta e può essere inviata a lelguglielmo@libero.it
oppure alla redazione LANZA@UNIPA.IT
IL PAZIENTE CON PATOLOGIE RESPIRATORIE |
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Identificazione e trattamento del paziente a rischio
Le complicanze polmonari postoperatorie più frequenti sono rappresentate da: atelettasie, accumulo di secrezioni tracheobronchiali, polmonite, ipossiemia ed insufficienza respiratoria acuta. La loro incidenza sarebbe nell'ordine del 5-10% nella popolazione chirurgica generale e ben il 22% nei pazienti ad alto rischio. Un'accurata valutazione preoperatoria può dunque permettere l'identificazione del paziente a rischio e l'adozione di quelle misure volte a ridurre l'incidenza e la severità delle complicanze postoperatorie.
L'anamnesi
Nella valutazione del rischio è importante sottolineare come fattori non polmonari possono contribuire ad aumentare la morbidità respiratoria postoperatoria.
Fattore di rischio | Fisiopatologia |
eta >60 a. | > prevalenza di coesistenti malattie non polmonari - effetto dell'età sul sistema respiratorio |
obesità | < volume espiratorio di riserva - > volume di chiusura - >rischio di TVP ed embolia |
fumo | > rischio di atelettasia, ipossiemia e broncospasmo anche in assenza di sintomi preoperatori |
presenza di BPCO | aumento del rischio se recente incremento delle secrezioni o dei sintomi asmatici |
cardiopatia | malattia coronarica e/o scarsa tolleranza all'esercizio |
tipo e durata di chirurgia | aumento del rischio di 3 volte se toracotomia o ch.addominale alta |
tipo e durata di anestesia | maggiore rischio se a.generale - l'a.peridurale post-op è associata a minori complicanze respiratorie |
L'esame fisico
La presenza di segni e sintomi quali: tosse, cianosi, tachipnea, ipertimpanismo, prolungata espirazione e sibili suggeriscono un'aumenta incidenza di complicanze perioperatorie.
Test diagnostici
I test preoperatori vanno
individualizzati a seconda della complessità della condizione
clinica. In generale gli indicatori di complicanze polmonari
perioperatorie tanto in chirurgia toracica che addominale sono
rappresentati da anomalie nei test spirometrici e nell'EAB. In
generale una FEV minore di 2l. indica un rischio incrementato di
complicanze. Sebbene gli esami spirometrici siano semplici da
eseguire va comunque sottolineato che solo raramente (es.
verifica di efficacia di una terapia instaurata) sono in grado di
aiutare il medico nelle decisioni cliniche preoperatorie.
Il valore di PaCO2 rappresenta la misura migliore di ventilazione
efficace. Valori di PaCO2 > di 45 mmHg sono associati con un
rischio aumentato. La metodica migliore predittiva della
funzionalità polmonare residua dopo resezione polmonare è
quella della tac toracica con valutazione V/Q.
Test | Segni importanti |
Rx torace | iperinflazione con emidiaframmi piatti e bolle- aree di consolidamento |
ECG | AQRS - P polmonare (P alta in II-III)- IVD- BBD (segno di ipertensione polmonare) |
EAB | (in aria) PO2 < tra 60-80 mmHg ipossiemia media- < 45 mmHg severa ipossia - CO2 >45 mmHg |
Spirometria | < della CV con = o >FEV nelle s.restrittive - >CV con FEV/CV <50% nelle severe BPCO |
Tac torace - V/Q | indicate nella chirurgia toracica |
Grado di severità della broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO)
CPT | FEV1/CV | Dlco | PaO2 | PaCO2 | ECG | RX | |
BPCO di grado medio | 80-99% | 65-79% | 65-79% | 60-79 mmHg | normale | ndp | iperinflazione media |
BPCO di grado moderato | 100-119 | 50-69 | 45-69 | 45-59 | 40-44 | ndp | iperinflazione moderata |
BPCO di grado severo | >120 | <50 | <50 | <45 | >45 | ipertensione polmonare | iperinflazione severa |
CPT=capacità polmonare totale; FEV1= volume espiratorio forzato in 1 sec; CV= capacità vitale; Dlco= capacità di diffusione per il CO;
Classificazione del rischio preoperatorio basato sui dati preoperatori (sec.Shapiro)
Spirogramma espiratorio | Normale (%CV+ %FEV1/CV) >150 | 0 |
%CV+ %FEV1/CV =100-150 | 1 | |
%CV+ %FEV1/CV < 100 | 2 | |
post broncodilatatore FEV/CV <50% | 3 | |
CV preoperatorio <20ml/kg | 3 | |
S.Cardiovascolare | normale | 0 |
ipertensione controllata - IM >2 a. | 0 | |
dispnea da sforzo - ortopnea- IC- angina- dispnea notturna | 1 | |
S. Nervoso | normale | 0 |
confuso, agitato, spastico, obnubilato | 1 | |
Emogasanalisi | accettabile | 0 |
Pa CO2 >50mmHg o PaO2 < 60mmHg in aria | 1 | |
pH >7.5 o < 7.30 | 1 | |
Deambulazione postoperatoria | probabile entro 36h | 0 |
improbabile entro 36h | 1 | |
Punteggio massimo |
7 |
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Piano perioperatorio
Se le condizioni chirurgiche
permettono un rinvio dell'intervento chirurgico il rischio di
complicanze polmonari perioperatorie può essere efficacemente
diminuito attraverso un programma di terapia preoperatoria basata
sulla cessazione del fumo (almeno 8 settimane), l'uso di broncodilatatori, il trattamento delle infezioni respiratorie, la
fisioterapia respiratoria.
Se è stato previsto l'uso di O2 preoperatoriamente assicurarsi
che esso venga continuato durante il trasferimento in
sala operatoria. In un paziente con sibili è utile la
somministrazione di broncodilatatori ed eventualmente
corticosteroidi (40-50mg di metilprednisolone ogni 4-6 ore) che
devono essere peraltro continuati nei pazienti già sottoposti a
questa terapia. A questo proposito va ricordato che, secondo una
recente Consensus Conference, la dose da somministrare come
"stress dose" nei pazienti con corticoterapia cronica e
dunque a rischio di una soppressione adreno-ipofisaria, è di
25mg di idrocortisone per uno stress minore, di 50-75 mg per uno
stress moderato e di 150mg per 1-3gg. per uno stress elevato.
Alcune strategie anestesiologiche come l'umidificazione e il
riscaldamento delle vie aeree, il mantenimento della broncodilatazione, l'iperinflazione intermittente dei polmoni, la
scelta dove possibile di una anestesia locoregionale al posto di
quella con intubazione possono ridurre l'incidenza di complicanze
respiratorie. L'uso combinato di anestesia generale ed epidurale
continua (anche nel post-op) è significativamente associato ad
una riduzione delle complicanze respiratorie ed a un outcome
migliore.
IL PAZIENTE CON PATOLOGIE NEUROLOGICHE |
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La malattia cerebrovascolare
L'ipertensione, le malattie cardiace, il diabete mellito, il fumo, l'iperlipidemia l'età > ai 75 a. e la familiarità sono importanti fattori di rischio di m.cerebrovascolare e di ictus. Nel caso di anamnesi positiva per TIA o Ictus, nell'imminenza di un intervento chirurgico andrebbero riviste la storia del paziente e l'iter diagnostico (Doppler, TAC cranio, attività cardiaca, coagulazione, etc.). Il rischio di ictus perioperatorio è aumentato di circa 10 volte nei pazienti con un recente stroke. Anche se non ci sono prove certe è comunque prudente posporre una procedura di elezione di 1-2 settimane nel caso di ictus recente. Nei pazienti con precedenti eventi cerebrovascolari è fondamentale effettuare un'accurata visita neurologica tesa ad evidenziare l'esistenza di deficit neurologici preoperatori. Attenzione ad eventuali anticoagulanti assunti dal paziente.
Epilessia
La valutazione preoperatoria di un
paziente con storia di convulsioni include la causa, la frequenza
ed il pattern delle crisi epilettiche, la terapia effettuata e
gli effetti collaterali di essa. La determinazione sierica del
livello ematico dei farmaci assunti non è obbligatoria nel caso
di un paziente stabile senza incremento nella frequenza delle
crisi, mentre diventa necessaria nel caso di interventi di
neurochirurgia o quando il carattere o la frequenza delle crisi
è cambiata o quando è stato di recente aggiunto un nuovo
farmaco. I pazienti in trattamento con antiepilettici dovrebbero
assumere anche il giorno dell'intervento la loro dose
giornaliera. Quando la terapia orale non può essere continuata
essa può essere sostituita dalla fenitoina iv.
Attenzione ai possibili effetti cardiovascolari della fenitoina
(ipotensione-aritmie) e alle anormalità elettrolitiche che
possono essere associate ai più comuni farmaci antiepilettici.
Occorre usare con attenzione i farmaci che abbassano la soglia
convulsivante (meperidina, fenotiazine, amitriptilina, imipenem, etrano).
Sclerosi multipla
Si tratta di una malattia del SNC
caratterizzata da placche di demielinizzazione nel cervello e nel
midollo spinale. Le manifestazioni cliniche più comuni sono
rapresentate da: nistagmo, diplopia,debolezza muscolare,
disfunzione vescicale , impotenza, atassia, instabilità
circolatoria. La malattia è caratterizzata da periodi di
esacerbazioni e remissioni. Tipicamente i sintomi si sviluppano
in pochi giorni, rimangono per alcune settimane, e poi
migliorano.
La valutazione preoperatoria dovrebbe focalizzarsi sulla
severità della malattia, la sua progressione. L'esistenza di una
instabilità circolatoria è di particolare
importanza nel perioperatorio. Il 5% di questi pazienti soffre di
crisi epilettiche. I pazienti in trattamento con corticosteroidi
o ACTH richiedono un dosaggio di steroidi perioperatori. Questi
pazienti sono molto sensibili all'ipertermia che
può esacerbare la sintomatologia. L'atto chirurgico come pure
l'anestesia sono state collegate in passato con l'esacerbazione
della malattia ma non vi è alcuna evidenza di ciò. Una
valutazione preoperatoria rigorosa dei deficit è comunque
fondamentale per evitare possibili "conflitti"
postoperatori. Attenzione all'uso delle succinilcolina nei
pazienti più gravi con atrofia muscolare associata (rischio di iperkaliemia). E' stata riportata una resistenza ai miorilassanti
non-depolarizzanti forse a causa di una proliferazione di
recettori colinergici extragiunzionali, secondaria alla lesioni
dei motoneuroni superiori. Sebbene esista qualche controversia
rispetto alla sicurezza delle tecniche rachidee in
questi pazienti, non esistono studi controllati al riguardo ed in
effetti non c'è alcuna dimostrazione di una esacerbazione della
malattia più frequentemente dopo anestesia (regionale o
generale) che nella normale vita di tutti i giorni.
M.di Parkinson
Le manifestazioni del m.di
Parkinson (perdita neuronale del sistema dopaminergico
nigro-striatale dei nuclei della base) rappresentate da : tremori
a riposo, rigidità muscolare, bradikinesia, disturbi di andatura
e disturbi del sistema nervoso autonomo possono essere esacerbate
da stress emozionali (come l'evento operatorio).
La valutazione preoperatoria dovrebbe accertare la severità
della malattia, la terapia effettuata e gli effetti collaterali.
Questa malattia può determinare una malattia polmonare
restrittiva secondaria alla rigidità della parete toracica ed
alla ipocinesia. Il trattamento della malattia si basa sull'uso
della L-dopa, precursore della dopamina, della bromocriptina,
degli I-MAO. Questi farmaci
hanno un effetto proaritmico e possono dare luogo ad aritmie. Una
considerazione importante durante la valutazione preoperatoria è
lo sviluppo di un piano per il mantenimento della terapia farmacologica. La sospensione brusca della terapia con L-dopa o
di altri agonisti dopaminergici è associata con la sindrome
neurolettica maligna (instabilità emodinamica,segni
extrapiramidali ed ipertermia). Quindi il paziente con m.di
Parkinson deve ricevere la sua usuale dose orale prima e dopo
l'atto chirurgico somministrandolo anche attraverso un eventuale
sondino N-G. In questi pazienti vanno evitati il droperidolo
e la metoclopramide.
IL PAZIENTE CON MALATTIA RENALE |
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L'insufficienza renale cronica (IRC) espone il paziente che ne è affetto ad un rischio elevato di morbidità e mortalità post-operatorie. La mortalità post-operatoria, nel paziente dializzato, dopo chirurgia maggiore è intorno al 6% ed è dovuta principalmente ad emorragia, scompenso cardiaco, iperkaliemia (circa 1/3 dei pazienti dializzati va incontro a iperk),sepsi. La morbidità e la mortalità post-operatorie possono essere ridotte identificando il paziente a rischio ed ottimizzando il management anestesiologico perioperatorie.
L'anamnesi e l'esame obbiettivo
L'intervista al paziente deve essre focalizzata su una storia di angina, dispnea notturna, ortopnea, dolore toracico, sanguinamenti. Ricercare altri sintomi come nausea-vomito e singhiozzo, comuni nell'IRC. Sono inoltre comuni segni quali l'anemia, l'iponatriemia, l'iperfosfatemia, e l'ipocalcemia ( parestesia,crampi).
Considerazioni anestesiologiche
La condotta anestesiologica dovrebbe mirare a mantenere stabile la funzione renale durante il periodo perioperatorio attraverso: a) il mantenimento di un efficace volume intravascolare anche a costo di un overload di fluidi (alta mortalità associata ad ischemia renale secondaria ad ipovolemia) b) un' appropriata stratificazione del rischio ischemico miocardico c) il trattamento dialitico nei pazienti dializzati che deve essere effettuato entro 24 ore dalla procedura chirurgica per correggere l'iperkaliemia, l'acidosi metabolica (da trattare solo se i bicarbonati sono < di 15mmol/l), la disfunzione piastrinica d) l'uso di diuretici (mannitolo o furosemide) che non cambiano la prognosi ma possono aiutare nel management fluidico d) l'utilizzazione di anestetici poco influenzati nella loro cinetica dalle condizioni renali (cisatracurium, remifentanil), e la riduzione delle dosi degli altri e) la non utilizzazione di farmaci nefrotossici (aminoglicosidi, mezzi di contrasto,etc) f) l'impiego preferenziale delle tecniche di anestesia locoregionale. Occorre inoltre preservare lo stato degli accessi vascolari in previsione di future fistole artero-venose. In caso di sanguinamento perioperatorio può essere efficace l'utilizzazione della desmopressina (0.3µg/kg iv ogni 5 minuti) che aumenta il livelli circolanti di fattore VIII e von Willebrand.
IL PAZIENTE CON MALATTIA EPATO-BILIARE |
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Valutazione del rischio
La quantificazione del rischio
anestesiologico nei pazienti con malattia epato-biliare non è
semplice a causa della mancanza di studi su larga scala non
randomizzati e prospettici. Inoltre il rischio anestesiologico è
spesso difficile da distinguere da quello chirurgico. La maggior
parte dei farmaci e delle tecniche anestesiologiche provocano un
certo grado di riduzione della perfusione e dell'ossigenazione
tissutale che può comportare conseguenze serie nei pazienti più
compromessi. Anche eventi indipendenti dalle procedure
anestesiologiche come le emorragie, la ventilazione a pressione
positiva, le infezioni , l'ipossiemia perioperatoria possono
daltraparte determinare un cattivo outcome nei casi più gravi.
L'epatite virale acuta è un'indicazione al
rinvio di un intervento chirurgico elettivo (di almeno di 4
settimane) poichè molti studi hanno evidenziato elevati indici
di mortalità e morbidità (~ 10%). La decisione di procedere con
un intervento urgente si basa sui rischi e benefici giudicati
dall'equipe anestesio-chirurgica.
Il rischio chirurgico è stato invece meglio studiato nel caso di
cirrosi rispetto ad altre patologie epatiche.
Nella tabella sottostante è esposta la valutazione del rischio secondo
la classificazione di Child-Turcotte modificata da Pugh.
Classe di rischio |
A |
B |
C |
Albumina | > 3.5 g/dl | 3.0-3.5 g/dl | < 3 g/dl |
Bilirubina | <2 mg/dl | 2-3 mg/dl | >3 mg/dl |
Ascite | no | controllata | refrattaria |
Encefalopatia | no | media | avanzata |
stato nutrizionale | eccellente | buono | scadente |
mortalità operatoria per ch.maggiore | 0-10% | 4-31% | 19-76% |
Tempo di protrombina | < 4 sec | 4-6 sec | >6 sec |
Classificazione di Child-Turcotte modificata da Pugh |
I pazienti con pancreatite acuta da sottoporre ad intervento sono esposti evidentemente ad una maggiore rischio di complicanze perioperatorie. Normalmente la pancreatite acuta è trattata in maniera conservativa con terapia medica o comunque poco invasiva (es.drenaggio radiologico di raccolte infette). Nei rari casi in cui è necessario l'intervento chirurgico occorre prevedere un rischio di morbidità e mortalità superiori. Utilizzando i criteri di Ranson (vedi sotto) che sono stati usati estensivamente per la valutazione non operatoria della mortalità in questi pazienti si può evincere che i pazienti con meno di 3 fattori dopo 48 ore hanno una malattia più benigna rispetto a quelli con 3 o più fattori di rischio che hanno una mortalità intorno al 30%.
All'ammissione |
Entro 48 ore |
Età >55 anni | Calcio < 8ml/dl |
Glucosio >200 mg/dl | PaO2 <60 mmHg |
WBC >16.000/mm3 | BE >4mEq/l |
LDH >350 IU/L | > Azotemia >5mg/dl |
GPT >250 IU/l | riduz. HT <10 % |
Sequestro fluidico >6L | |
criteri di Ranson |
Management perioperatorio
In generale, la terapia cui sono
sottoposti i pazienti (soprattutto nel casso di cirrosi )
dovrebbe essere mantenuta nel periodo perioperatorio sebbene
alcune modificazioni (es.stop ai diuretici) possano rendersi
necessarie nel caso di interventi chirurgici nei quali è
previsto uno shift di liquidi o sanguinamenti importanti.
Il posizionamento del sondino naso-gastrico va fatto con molta
attenzione soprattutto nei pazienti con varici esofagee anche se
vari studi clinici non hanno mostrato un incremento
nell'incidenza di emorragia.
L'obiettivo primario è il mantenimento di un'appropriata
perfusione epatica attraverso il mantenimento di un buon volume
ematico, di una adeguata gittata cardiaca, di una buona
ossigenazione e ventilazione (evitare l'ipocapnia !!!).Riveste
notevole importanza anche il mantenimento di una condizione
normotermica( riscaldamento di liquidi, materassino termico,etc)
per evitare compromissioni della coagulazione. Nella tabella sottostante
sono indicate le precauzioni all'utilizzazione dei principali
anestetici.
ANESTETICO | UTILIZZAZIONE | MOTIVO |
Benzodiazepine | riduzione delle dosi | - >frazione libera del farmaco - nell' encefalopatia + sensibilità - azione prolungata |
Fentanile | lieve riduzione della dose | non significative alterazioni farmacocinetiche |
Meperidina | riduzione della dose | significative alterazioni farmacocinetiche |
Remifentanil | normale utilizzazione | nessun accumulo anche dopo anestesie prolungate |
Propofol | riduzione della dose | significative alterazioni farmacocinetiche |
Sevoflurane | lieve riduzione delle dosi | -modeste alterazioni farmacocinetiche -basso rischio di ridurre il flusso epatico |
N2O | normale utilizzazione | nessun effetto dannoso dimostarbile nell'uomo |
Vecuronium | ridurne o evitarne l'uso | prolungamento dell'effetto |
Cisatracurium | normale utilizzazione | nessuna interferenza farmacocinetica |
IL PAZIENTE CON MALATTIA ENDOCRINA |
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Il paziente diabetico
La valutazione preoperatoria di questi pazienti deve evidenziare l'eventuale ricorrenza di episodi ipo-iperglicemici , il coinvolgimento di altri organi e sistemi ed inoltre il regime terapeutico abituale. All'esame fisico occorre valutare eventuali variazioni ortostatiche di polso e pressione (disfunzione autonomica), la presenza di lesioni cutanee per ischemia o infezione, l'esistenza di disturbi nervosi periferici.Il management del paziente insulino-dipendente è piuttosto complesso. Normalmente alla vigilia dell'intervento si inizia una infusione di G5% e si somministra una dose sottocutanea di insulina lenta pari a 1/3-1/2 della dose. Un regime alternativo prevede l'utilizzazione simultanea di 1-2u/hr e di 100ml/hr di G5%. In generale i pazienti diabetici dovrebbero essere operati per primi per minimizzare il tempo di digiuno. L'uso di ß-bloccanti, di sedativi possono mascherare i sintomi di ipoglicemia. E' certamente utile eseguire una controllo glicemico preoperatoriamente. Il piano anestesiologico dovrebbe considerare i rischi legati alle compromissioni d'organo causate dalla malattia diabetica. Occorre evitare, quando si effettuano dei blocchi periferici, l'uso di soluzioni contenenti adrenalina, a causa del rischio di compromettere un circolo periferico di per sè deficitario. Attenzione anche al posizionamento del paziente sul lettino operatorio per evitare possibili lesioni cutanee e successive infezioni nei punti di pressione.
Il paziente con malattia tiroidea
L'esame obiettivo dei pazienti con disordini tiroidei dovrebbe verificare con attenzione frequenza cardiaca e ritmo, peso corporeo e gli eventuali segni di insufficienza cardiaca. Inoltre è importante esaminare la presenza di segni e sintomi (vedi tab accanto)che frequentemente accompagnano le condizioni di ipo o iperfunzione tiroidea. | IPOTIROIDISMO - fatica - sonnolenza - depressione - intoll.al freddo - parestesie - bradicardia - mixedema - ipertensione diast - ingross..lingua - gozzo |
IPERTIROIDISMO - nervosismo - tremori - palpitazioni - perdita di peso - tachicardia-FA - ipertensione sist - debolezza muscolare - segni di Graves (ptosi, chemosi, mixedema) |
E' evidentemente utile una attenta valutazione della conformazione della testa e del collo per identificare i pazienti a rischio per difficoltà di intubazione. Un' ostruzione critica mediastinica a causa del gozzo può essere evidenziata da una condizione di pletora facciale qualche volta accompagnata da sincope quando vengono sollevate le braccia al disopra della testa per 1-2 minuti. I pazienti in trattamento con tiroxina non necessitano di assumere la loro dose del mattino il giorno dell'intervento, mentre quelli in trattamento con farmaci antitiroidei non devono sospendere la loro terapia che va continuata subito dopo l'intervento (anche attraverso il SNG).
Management perioperatorio
La chirurgia elettiva dovrebbe essere posposta
sino ad ottenere una condizione eutiroidea. In caso di urgenza
bisogna prevenire possibili problemi cardiologici, ventilatori,e
metabolici. I pazienti ipertiroidei di recente individuazione che
necessitano di interventi urgenti possono essere trattati con
alte dosi di farmaci antitiroidei o di ß-bloccanti. E' inoltre
utile un bolo preoperatorio di glicocorticoidi per il rischio di
insufficienza surrenalica acuta legata allo stress chirurgico che
può determinare una rapido metabolismo del cortisolo. Questi
pazienti possono inoltre necessitare di una buona espansione
volemica e di un cauto uso di anestetici con proprietà
simpaticomimetiche e di bloccanti neuromuscolari.
I pazienti ipotiroidei sono più sensibili ai farmaci anestetici
ed ipnotici. Una condizione grave di ipotiroidismo può
determinare una depressione della funzione miocardica, disturbi
coagulativi,ipotermia,ipoglicemia, ed insugficienza
respiratoria.Attenzione alla terapia con ormoni tiroidei nei
pazienti ischemici che possono maggiormente risentire dei loro
effetti cardiaci (>lavoro e consumo di ossigeno cardiaco).
Altre condizioni patologiche |
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Porfiria
Sono un gruppo di condizioni patologiche legate ad una anormale sintesi del gruppo eme con accumulo dei suoi precursori che può determinare dolore addominale, neuropatie, di disturbi mentali e segni di attivazione simpatica come tachicardia ed ipertensione. Alcuni comuni agenti anestetici (benzodiazepine, barbiturici, etomidate) possono scatenare una crisi di porfiria acuta e devono quindi essere evitati. Sicuri sono invece il propofol, tutti gli oppiacei, gli anestetici inalatori e quelli locali.
Emofilia
L'emofilia è una malattia ereditaria caratterizzata da un deficit di fattore VIII, IX o fattore XI, che determina un allungamento del PTT con normale AP. Questi pazienti sono esposti al rischio di sanguinamento anche per piccoli traumi. Circa il 50% degli interventi chirurgici in questi pazienti è di tipo ortopedico a causa di emartrosi ricorrenti che possono richiedere procedure correttive o palliative. L'85% dei pazienti emofilici soffre della variante A della malattia con deficit del fattore VIII (emorragie se % di attività < a 5). Prima di un intervento di chirurgia elettiva la quota di fattore VIII dovrebbe essere portata (e mantenuta) almeno al 30% somministrando 10-20U.kg di fattore VIII. In aggiunta si possono aggiungere l'acido amino-caproico (bolo ev di 100mg.kg) e l'acido tranexamico.Anche la desmopressina ( bolo di 0.3mcg.kg iv) è utile in questi pazienti in quanto promuove il rilascio dalle cellule endoteliali di fattore VIII. Il management della emofilia B (deficit di fattore IX) è analogo a quello dell'emofilia A con la necessità di aumentere il livello circolante di fattore IX almeno al 50% attraverso la somministrazione del fattore (50u.kg).Occorre evitare le punture intramuscolari. La decisione di effettuare delle tecniche di anestesia loco-regionale (a.rachidee,blocchi periferici) deve essere prese sulla base dei tests coagulativi, valutando il rapporto rischio-beneficio.
Miopatie
Sono un gruppo di malattie ( Duchenne e Becher le principali) caratterizzate dalla distruzione delle fibre muscolari e dalla loro sostituzione con tessuto fibroso che determina debolezza muscolare. Caratteristicamente i muscoli prossimali appaiono ridotti mentri quelli distali sono pseudoipertrofici. La valutazione preoperatoria deve evidenziare eventuali problemi respiratori e cardiaci associati. La debolezza muscolare, causa principale dell'insufficienza respiratoria, contribuisce ad una aumentata sensibilità ai farmaci che deprimono la respirazione. Il coinvolgimento cardiaco è multifattoriale: anormalità di conduzione, valvulopatie, aritmie ipercinetiche possono essere presenti. Questi pazienti inoltre hanno un rischio aumentato di anormalità endocrine (diabte, ipotiroidismo, insufficienza surrenalica) che possono condizionare l'anestesia. La succinilcolina può produrre contrazioni muscolari che possono ostacolare la ventilazione del paziente, mentre la risposta ai curari non depolarizzanti è mormale. La neostigmina può essere utilizzata per reversare il blocco. Bisogna fare attenzione all'uso dei miorilassanti che in questi pazienti possono scatenare una crisi di ipertermia maligna. Infine bisognerebbe mantenere la temperatura in un range di normotermia perchè il brivido può precipitare una crisi miotonica.
Miastenia gravis
La miastenia gravis è una malattia autoimmnune anticorpi-mediata che colpisce la giunzione neuromuscolare Le manifestazioni cliniche sono legate alla riduzione di numero dei recettori postsinaptici dell'ACh per loro inattivazione o distruzione da anticorpi circolanti.Il trigger di questa risposta autoimmune è sconosciuto ma esiste una forte associazione con l'iperplasia del timo. Nella tabella accanto la classificazione della miastenia gravis. | I IIA IIB III IV |
Segni oculari Debolezza muscolare Moderata Debol.Muscolare Sintomi acuti con disf.resp Gen.miastenia severa |
La valutazione preoperatoria dovrebbe approfondire la competenza delle vie aeree del paziente e la sua abilità a tossire efficacemente in quanto sia il coinvolgimento bulbare quanto la debolezza dei muscoli diaframmatici ed intercostali lo rendono vulnerabile a complicanze respiratorie perioperatorie.Il paziente deve essere informato inoltre della possibilità di una ventilazione meccanica postoperatoria. Questo è particolarmente possibile nei pazienti con malattia >di 6 anni, con storia di malattia respiratoria cronica, un dosaggio di piridostigmina > di 750 mg al giorno, ed una capacità vitale < a 2.9 l. L'approccio terapeutico si fonda sull'uso di anticolinesterasici (prostigmina-piridostigmina). Una terapia alternativa si basa sull'uso di steroidi (prednisone), immunosoppressori (azatioprina),della plasmaferesi (per 1-2 settimane) che è in grado di aumentare la forza muscolare anche per alcune settimane ed infine della terapia chirurgica con al timectomia. I fattori perioperatori che possono esacerbare la crisi mastenica
Questo elaborato, prodotto dal dott. Lelio
Guglielmo, presenta il protocollo
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a rischio. Questo lavoro che è il frutto di studi e dell'esperienza di oltre 20
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descritte va valutata criticamente in relazione al proprio ambiente di lavoro:
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Informazioni sulla rivista
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EDUCATIONAL SYNOPSES IN ANESTHESIOLOGY and CRITICAL CARE MEDICINE - Italia
costituisce la parte Italiana della versione Americana, pubblicata su Internet
da Keith J Ruskin, Professore di Anestesia alla Università di Yale. I lavori
saranno accettati sia in lingua Italiana che Inglese. In quelli di lingua
Italiana un corposo riassunto in Inglese verrà preparato dalla redazione,
qualora l'autore non fosse in grado di fornirlo. A cura della redazione sarà
inoltre la traduzione in Italiano dei manoscritti inviati in lingua Inglese. La
rivista sarà inviata gratuitamente a tutti quelli che ne faranno richiesta,
inviando il seguente messaggio "Desidero ricevere ESIA versione
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La rivista pubblica rewiews e lavori originali
compiuti nei campi dell'anestesia e della medicina critica. I lavori originali
riguardano ricerche cliniche, di laboratorio e la presentazione di casi clinici.
Le reviews includono argomenti per l'Educazione Medica Continua (EMC), articoli
di revisione generale o riguardanti le attrezzature tecniche. ESIA pubblica le
lettere all'Editore contenenti commenti su articoli precedentemente publicati ed
anche brevi comunicazioni. La guida per gli autori può essere consultata
collegandosi al sito ANESTIT all'indirizzo: http://anestit.unipa.it/
utilizzando la sezione riservata ad ESIA-Italia; oppure
può essere richiesta inviando un messaggio a lanza@unipa.it
EDUCATIONAL SYNOPSES IN ANESTHESIOLOGY and
CRITICAL CARE MEDICINE Sezione Italiana
Il numero della rivista è anche ottenibile
attraverso World-WideWeb WWW: l'URL per questo numero di ESIA è: http://anestit.unipa.it/esiait/esit00012.txt
Il nome della rivista è esitaamm, dove aa è l'anno
ed mm il mese (per esempio questo numero è esit0012.txt)
LA REDAZIONE DI ESIA ITALIA
DIRETTORE: Vincenzo LANZA
Primario del Servizio d'Anestesia e Rianimazione Ospedale Buccheri La Ferla
Fatebenefratelli Palermo LANZA@UNIPA.IT
Terapia Intensiva
Antonio Braschi
Primario del Servizio d'Anestesia e Rianimazione 1 - Policlinico S. Matteo -
IRCCS Pavia
Anestesia Cardiovascolare
Riccardo Campodonico
Responsabile dell'Unità di Terapia Intensiva Cardiochirurgica - Azienda
Ospedaliera di Parma ricrob@mbox.vol.it
Anestesia e malattie epatiche
Andrea De Gasperi
Gruppo trapianti epatici / CCM - Ospedale Niguarda - Milano
Medicina critica e dell'emergenza
Antonio Gullo
Professore di Terapia Intensiva - Direttore del Dipartimento di Anestesia e
Terapia Intensiva -Università di Trieste
Anestesia ed informatica
Vincenzo Lanza
Primario del Servizio d'Anestesia e Rianimazione - Ospedale Buccheri La
Ferla Fatebenefratelli - Palermo
Tossicologia
Carlo Locatelli
Direttore del Centro di Informazione Tossicologica Centro antiveleni di
Pavia - Fondazione Scientifica "Salvatore Maugeri Clinica del Lavoro e
della Riabilitazione"- Pavia
Terapia Antalgica e Cure Palliative
Sebastiano Mercadante
Aiuto del Servizio d'Anestesia e Rianimazione -
Ospedale Buccheri La Ferla Fatebenefratelli - Palermo
mercadsa@tin.it