ISSN 1080-3521
EDUCATIONAL SYNOPSES IN ANESTHESIOLOGY
and
CRITICAL CARE MEDICINE - Italia -
Il giornale Italiano online di anestesia Vol 5 No 12 Dicembre 2000
Vincenzo Lanza, MDServizio di Anestesia e RianimazioneOspedale Buccheri La Ferla Fatebenefratelli Palermo, ItalyE-mail: lanza@mbox.unipa.it |
Keith J Ruskin, MDDepartment of Anesthesiology Yale University School of Medicine333 Cedar Street, New Haven, CT 06520 USAE-mail: ruskin@gasnet.med.yale.edu |
Copyright (C) 1997 Educational Synopses in Anesthesiology and Critical Care Medicine. All rights reserved. Questo rivista on-line può essere copiata e distribuita liberamente curando che venga distribuita integralmente, e che siano riportati fedelmente tutti gli autori ed il comitato editoriale. Informazioni sulla rivista sono riportate alla fine |
In questo numero:
1 GESTIONE ANESTESIOLOGICA PREOPERATORIA DEL PAZIENTE A RISCHIO (parte 1^)
2 GESTIONE ANESTESIOLOGICA PREOPERATORIA DEL PAZIENTE A RISCHIO (parte 2^)
_______________________________________________________
GESTIONE ANESTESIOLOGICA PREOPERATORIA DEL PAZIENTE A RISCHIO (parte 1^)
_______________________________________________________
Letterio Guglielmo
Servizio di Anestesia e Rianimazione - Ospedale Buccheri La Ferla - Palermo
lelguglielmo@libero.it
Questo elaborato, prodotto dal dott. Letterio
Guglielmo, presenta il protocollo
anestesiologico adottato dal Servizio di Anestesia e Rianimazione dell'Ospedale
Buccheri La Ferla per la valutazione e il trattamento preoperatorio del paziente
a rischio. Questo lavoro che è il frutto di studi e dell'esperienza di oltre 20
anni di attività anestesiologica non pretende ovviamente di avere un carattere
"universale". E' evidente altresì che l'applicazione delle procedure
descritte va valutata criticamente in relazione al proprio ambiente di lavoro:
infatti le strategie diagnostiche e terapeutiche necessarie per il paziente sono
state realizzate in collaborazione con i colleghi delle varie specialità,
operanti all'interno del Buccheri La Ferla.
Qualsiasi commento o critica è bene accetta e può essere inviata a lelguglielmo@libero.it
oppure alla redazione LANZA@UNIPA.IT
IL PAZIENTE CARDIOPATICO |
![]() |
Un significativo numero di pazienti che viene sottoposto ad intervento chiururgico soffre di una qualche patologia cardiaca. In alcuni casi queste patologie vengono individuate durante la valutazione preoperatoria ma di solito esse sono già note. In ogni caso la visita anestesiologica deve guidare alla realizzazione di un piano operativo preoperatorio (diagnostico-terapeutico) mirante ad ottimizzare le condizioni del paziente e dunque l'outcome finale. La valutazione del paziente con patologia cardiovascolare richiede innanzitutto una conoscenza dell'estensione della malattia e della stabilità della funzione ventricolare. Se l'anestesista ha sufficienti informazioni riguardo ad essa, non è necessaria alcuna consulenza. Se invece le informazioni non sono facilmente ottenibili dall'anamnesi del paziente o dalla sua cartella clinica allora è opportuno richiedere la consulenza. La motivazione della consulenza deve essere specificata su questioni riguardanti lo status cardiovascolare del paziente.
Il paziente ischemico
Nella valutazione del paziente un
primo passo cruciale è l'identificazione della presenza di sintomi
instabili. La presenza di angina instabile è
associata con un elevato rischio di infarto miocardico (IM).
L'anestesista può positivamente influenzare lo stato di salute a
medio e lungo termine del paziente con angina instabile,
rinviando l'intervento per eseguire più opportune terapie
mediche. Nel gruppo di pazienti con angina stabile si trovano
pazienti che hanno dolore moderato dopo un esercizio intenso e
quelli con angina dopo uno sforzo moderato o minimo. Se l'angina
compare dopo un esercizio intenso e prolungato e non sono
presenti segni di disfunzione ventricolare sinistra non è
necessaria cambiare o rivedere la terapia. Al contrario un
paziente con angina da minimo sforzo si trova a rischio di
sviluppare uno scompenso sinistro, ischemia miocardica e
possibilmente un infarto. In questo caso occorre eseguire dei
tests cardiovascolari approfonditi ed un più attento
monitoraggio, dipendenti comunque dal tipo di chirurgia da
effettuare. In ogni caso la presenza di segni di insufficienza
cardiaca congestizia (associati ad elevata morbidità
postoperatoria) deve suggerire il rinvio del paziente in elezione
per ottenere una stabilizzazione della funzione ventricolare e l'inviduazione della causa dello scompenso
(ischemia, malattia valvolare?). La maggior parte dei pazienti con un precedente IM
hanno una malattia coronarica (MC). Molti studi, in passato,
hanno dimostrato un aumento dell'incidenza di reinfarto se l'IM
datava meno di 6 mesi dall'intervento chirurgico. Il
miglioramento delle cure perioperatorie ed il miglioramento delle
terapie per l'infarto (trombolisi, angioplastica,etc.) hanno
modificato questi criteri di valutazione del rischio.
L'ACC/AHA
task force indica ad alto rischio l'intervento di un paziente con
infarto nei 30 gg.precedenti, mentre per quei pazienti con IM
avvenuto più di 1 mese prima la stratificazione del rischio si
basa sulla presentazione della malattia e la tolleranza
all'esercizio.
Paz. a rischio di MC
|
Esame obbiettivo del paz. con MC
ricercare un eventuale ritmo di galoppo (S3 )
insufficienza congestizia.
anche l'eventuale presenza di sibili può indicare un iniziale stato di scompenso congestizio.
cercare segni di scompenso dx (epatomegalia, distensione giugulare )
Pa e fc in orto e clinostatismo per determinare lo status emodinamico e una eventuale disfunzione autonomica
valutare la presenza di edemi periferici e i polsi periferici
Linee-guida per i test preoperatori nel malato ischemico
L'ACC/AHA (American College of Cardiology/American Heart Association) ha proposto un algoritmo basato sull'opinione di esperti e su una vasta documentazione scientifica. La tolleranza all'esercizio è uno dei più importanti determinanti del rischio perioperatorio e della necessità di un monitoraggio invasivo. Esistono alcune scale basate sull'attività giornaliera del paziente.
Richieste energetiche
stimate per varie attività
1 Met è una unità metabolica
che definisce il consumo di ossigeno a riposo e dquivale a 3,5ml di ossigeno
/Kg/min
1 MET | Sai prenderti cura di te stesso? Mangiare,vestirti,usare la toilet? Puoi fare un giro all'interno della casa? Puoi compiere un lavoro leggero come spolverare o lavare i piatti? |
4 METs | Puoi salire una rampa di scale o scalare una piccola collina? Puoi passeggiare su una strada piana a 6.4 km/hr?Correre per un breve tratto? Puoi effettuare un lavoro pesante domestico come lavare i pavimenti o spostare dei pesi? Puoi partecipare a moderate attività ricreazionali come giocare a golf, danzare ,etc. |
>10METs | Puoi partecipare a sports faticosi come nuotare, effettuare un singolo di tennis o sciare? |
La stessa procedura chirurgica ha un impatto significativo sui rischi peroperatori e la quantità di informazioni richieste per procedere con sicurezza all'anestesia. Per procedure chirurgiche non associate con stress significativo o alta incidenza di morbidità perioperatoria, i costi di indagini supplementari o di rinvio dell'intervento sono maggiori dei benefici ottenuti da nuove indagini. Utilizzando dati provenienti da follow-up a lungo termine del CASS (Coronary Artery Surgery Study) le guidelines dell'ACC/AHA hanno suggerito la seguente classificazione del rischio chirurgico:
STRATIFICAZIONE DEL RISCHIO CARDIACO*
ALTO rischio >5% |
Interventi con
importanti perdite di sangue o shift di liquidi
Interventi di emergenza,soprattutto se pazienti anziani Interventi di chirurgia aortica o vascolari maggiori Interventi di chirurgia vascolare periferica |
INTERMEDIO rischio <5% |
Endoarterectomia carotidea Chirurgia del collo e della testa Chirurgia intraperitoneale ed intratoracica Chirurgia ortopedica chirurgia prostatica |
BASSO rischio <1% |
Procedure endoscopiche Procedure superficiali Chirurgia della catarratta Chirurgia mammaria |
*incidenza combinata di morte ed infarto non fatale
Algoritmo proposto dalla ACC/AHA per determinare la necessita' dei tests preoperatori
Per prima cosa dunque occorre valutare il grado di urgenza dell'atto chirurgico e l'appropriatezza di una formale valutazione preoperatoria. Il secondo punto è accertarsi che il paziente sia stato sottoposto a precedenti rivascolarizzazioni o valutazioni coronariche. Occorre identificare e trattare quei pazienti con angina instabile. Alla fine la decisione di procedere ad altri test dipende dalle interazioni tra i fattori di rischio clinico (vedi sotto) quelli relativi alla chirurgia e la capacità funzionale del paziente. E' evidente che non occorre effettuare ulteriori indagini se il loro risultato comunque non cambierebbe il trattamento perioperatorio.
Fattori predittivi clinici di aumento del rischio cardiovascolare perioperatorio
MAGGIORI |
Sindrome coronarica
instabile Recente IM (7-30gg) con evidenza di rischio importante per sintomi o attraverso studio non invasivo Angina severa o instabile Scompenso congestizio Aritmie significative BAV di alto grado Aritmia ventricolare significativa in cardiopatia Aritmia sopraventricolare con frequenza ventricolare non controllata Malattia valvolare severa |
INTERMEDI |
Angina media Precedente IM Insufficienza cardiaca compensata Diabete mellito |
MINORI |
Età avanzata ECG anormale (IVS,BBS, ST-T) Ritmo non sinusale (es.FA) Bassa capacità funzionale Storia di ictus Ipertensione non controllata |
TEST PER DETERMINARE L'ESTENSIONE DELLA MC
Molteplici tests diagnostici non invasivi sono
stati proposti per valutare l'estensione della MC.
L'ECG
da sforzo rappresenta il meno invasivo e con il miglior rapporto
costo-efficacia per detectare l'ischemia. I pazienti con una buona
tolleranza all'esercizio raramente beneficiano di ulteriori tests.
I pazienti inabili o con controindicazioni all'esercizio
possono essere sottoposti agli "stress tests", con
farmaci che rivelano la MC attraverso un meccanismo di
vasodilatazione coronarica (dipiridamolo, adenosina) con effetto
di redistribuzione del flusso verso le aree meglio irrorate,
oppure con agenti che incrementano la domanda di ossigeno
miocardica (dobutamina) secondaria all'aumento della frequenza
cardiaca e dell'inotropismo cardiaco. Il vantaggio di questo test
è dato dal fatto che la valutazione dinamica dell'abilità di
provocare ischemia in risposta all'aumento della frequenza
cardiaca riproduce i fenomeni che si verificano nel periodo perioperatorio.
Anche l'ECG Holter rappresenta una valida
metodica per evidenziare fenomeni ischemici silenti la cui
presenza è senz'altro un forte fattore predittivo di outcome.
Sebbene la maggioranza degli studi dimostri la superiorità del
valore predittivo del dobutamina-stress-eco test, resta difficile
la scelta del test diagnostico da effettuare in un dato paziente,
essendo anche dipendente dalle disponibilità dei mezzi e della
esperienza della struttura ospedaliera.
Il paziente iperteso
Il paziente iperteso ha una maggiore incidenza di MC silente e precedente IM rispetto alla popolazione generale. Una storia di ipertensione dovrebbe dunque essere inquadrata nel contesto di una condizione medica generale per determinare la neccessità di una completa valutazione clinica. Se in genere l'atteggiamento abituale è quello di rinviare l'intervento chirurgico nel caso di alti valori pressori (diastolica >110mmHg), per consentire un'azione terapeutica, non esistono dati sufficienti a giustificare questa abitudine. In base ai dati della letteratura internazionale infatti questi pazienti possono avere una risposta esagerata agli stimoli chirurgici ed una maggiore labilità emodinamica ma non sarebbero esposti ad un maggior rischio di evento cardiaco maggiore (infarto, morte) rispetto agli ipertesi trattati, in assenza di una severa MC. Sebbene la presenza di una ipertrofia ventricolare sinistra sia associata ad un maggior rischio di ischemia miocardica perioperatoria, occorrerebbero molti mesi di trattamento per ridurre la massa miocardica. In conclusione, nella maggior parte dei casi è sufficiente il trattamento acuto dell'ipertensione.
Il paziente con insufficienza cardiaca congestizia (ICC)
L'ICC può essere legata ad una disfunzione ventricolare della fase sistolica (ridotta FE, anormalità della contrattilità), o della fase diastolica (elevate pressioni di riempimento, < compliance) o di entrambi. Non esistono dati riguardanti l'outcome di pazienti con disfunzione sistolica versus quelli con disfunzione diastolica. In un studio di Goldman e al. i pazienti chirurgici con un S3 e distensione giugulare avrebbero un'incidenza del 20% di morte cardiaca e 14% di serie complicazioni cardiache. Le cause principali di ICC sono rappresentate da: ischemia, ipertensione,valvulopatie,miocarditi, aritmie, malattie polmonari, patologie ad alta gittata (sepsi,anemia severa,) e la sindrome nefrotica. Il sintomo più comune è la dispnea. Nella tabella seguente è descritta la classificazione della dispnea secondo la NYHA.
1 | Dispnea con attività comune intensa |
2 | Dispnea con attività ordinaria (salire 1 piano velocemente o più di un piano normalmente) |
3 | Marcata limitazione dell'attività fisica comune |
4 | Inabilità a compiere qualsiasi attività senza dispnea, respiro corto a riposo |
Altri segni clinici patognonomici di IC sono la tachicardia, la distensione giugulare, un reflusso epatogiugulare positivo, un ritmo da galoppo S3, la presenza di rantoli alle basi e/o di edemi periferici, un aumento di peso non spiegato, l'oliguria. I test diagnostici utili includono l' RX del torace (cardiomegalia, congestione venosa), l' ECG, l'ecocardio e la ventricolografia. Sebbene non vi siano prove certe di un valore aggiuntivo dell'ecocardio preoperatorio rispetto alle informazioni raccolte con la visita, la LVEF (frazione di eiezione del VS) si correlerebbe bene con la prognosi a breve e lungo termine. Il maggior rischio di eventi ischemici si verificherebbe infatti con una LVEF inferore del 35%. I pazienti con IC compensata (in atto senza nè rantoli, nè S3) hanno un 5-7% di complicanze cardiache, mentre quelli con IC scompensata la percentuale sale al 20-30. L'intervento di elezione dei pazienti dunque con IC scompensata dovrebbe essere rinviato (di solito di 15 - 30gg ) per permettere una terapia efficace. Se l'intervento chirurgico è indifferibile un monitoraggio invasivo (SWAN-GANZ) in questi pazienti può essere utile. L' IC è una patologia cronica e complessa, difficile da trattare e necessita pertanto di una efficace coordinazione tra anestesisti e cardiologi per ottimizzare l'outcome perioperatorio.
Valvulopatie
Quando durante la visita preoperatoria viene avvertito un soffio all'ascultazione toracica la prima cosa da stabilire è se si tratti di un rumore funzionale o strutturale. La maggior parte dei soffi funzionali sono benigni e sono causati dal flusso turbolento che attraversa le valvole aortiche o polmonari. Tipicamente questo soffio di eiezione sistolica inizia dopo S1 con l'eiezione del sangue dal ventricolo con un crescendo-decrescendo che accompagna tutto l'efflusso ventricolare.Questo tipo di soffio è causato da stati di alto flusso (anemia,ipertiroidismo,gravidanza,esercizio). Nella tabella seguente viene proposta la scala di intensità dei soffi.
I° | scarsamente udibile |
II° | facilmente udibile |
III° | intermedio |
IV° | accompagnato da un trillo |
V° | molto intenso udibile con stetoscopio |
VI° | auscultabile senza stetoscopio |
In un paziente sano un soffio sistolico di
eiezione 1-2/6 ben auscultabile sul bordo sternale sn, con un
normale S1 e S2, senza distensione giugulare e normale polso
arterioso è estremamente difficile che rappresenti una lesione
cardiaca emodinamicamente significativa.
Quando esiste il sospetto che il soffio sia legato ad una
malattia organica ed è emodinamicamente significativo si può
ricorrere ad una varietà di test non invasivi:
-l' ECG è importante nella valutazione dei soffi: una stenosi o insufficienza aortica può essere
accompagnata da ipertrofia ventricolare sn.; una malattia
mitralica può dare i segni di uno slargamento atriale sn.etc
-l' RX toracico può dare informazioni utili
sulla silhouette cardiaca e sulla componente vascolare polmonare.
-l' ECOCARDIOGRAFIA è uno dei test migliori per
valutare un soffio. Essa può determinare sia la severità della
malattia strutturale che il grado di danno funzionale.
- la VENTRICOLOGRAFIA con radionuclidi e la FLUOROSCOPIA sono
altri 2 test non invasivi.
A seguire sono schematizzate le principali malattie valvolari ed il management anestesiologico suggerito
soffio | timing | sintomi | considerazioni anestesiologiche | |
SM | apice | mesodiastolico | dispnea,dolore toracico,IVD,FA | Frequente uso di anticoagulanti-evitare tachicardia (->ß-bl )-possibile causa di EPA periop.-profilassi endocardite- |
IM | apice | olosistolico | dispnea,fatica,FA | Quando severa ->FA ed IVS-Raramente è causa di morbidità perioperatoria a meno di contemporanea stenosi aortica-profilassi endoc |
SA | II°spazio parasternale dx-sn | mesosistolico | angina,sincope,IC | Alto rischio perioperatorio se stenosi severa e sintomatica-Utile monitoraggio invasivo (Pa-PAP-TEE)-Evitare tachicardia ed ipotensione - profilassi endocardite |
IA | III°-IV° spazio | olodiastolico | dispnea-fatica | Tipico aumento della differenziale- Nella condizione cronica raramente determina morbidità perioperatoria.Utile profilassi |
HOCM | apice | mesosistolico | dispnea-sincope | Importante l'identificazione di questi paz.a rischio severo di IC |
SM=stenosi mitralica-IM=insufficienza mitralica-SA=stenosi aortica-IA=insufficienza aortica-IVD=insufficienza ventricolare dx-FA=fibrillazione atriale IC=insufficienza cardiaca-IVS= insufficienza ventricolare sn-EPA=edema polmonare acuto -TEE=ecotransesofagea- HOCM= cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva. |
Disturbi del ritmo cardiaco
Il paziente con una storia di aritmia o disturbi della conduzione AV necessita un'attenta valutazione per determinare le cause sottostanti per pianificare il management perioperatorio.
I Blocchi
I blocchi di conduzione intraventricolare di
recente insorgenza sono causati frequentemente da una sottostante
MC oppure da una fibrosi del sistema di conduzione. Mentre un blocco
di branca dx (BBD) ha quasi sempre un significato
benigno soprattutto nei pazienti giovani lo stesso disturbo nel
paziente anziano merita indagini supplementari. Un blocco
di branca sn (BBS) di nuova insorgenza è invece
patognonomico di MC.
Il blocco di I° è caratterizzato da un
intervallo PR > 0.2sec ad una frequenza tra 60 e 100bmin-1. Esso è normalmente benigno e
non determina di solito alcuna complicazione.
I blocchi di II° si distinguono in Mobitz di
I° tipo (blocco di Weckebach) e Mobitz di II°. Il I° tipo è
causato da un ritardo del nodo atrioventricolare. Si distingue
per il caratteristico prolungamento progressivo del PR sino al
blocco del battito. Esso raramente progredisce sino al blocco
completo ed è facilmente abolito dall'atropina. Il II° tipo è
causato è il risultato di un blocco sottonodale e può
progredire sino al blocco completo. In questo caso il blocco si
manifesta senza prolungamento progressivo del PR. In tutti e due i casi
è raccomandato l'uso di in PM temporaneo.
Fibrillazione atriale (FA)
La FA può essere intermittente (parossistica), persistente (responsiva alla cardioversione) e permanente (resistente alla cardioversione). I farmaci utilizzati nel controllo della frequenza ventricolare FA (digossina, B-bloccanti, calcionatagonisti) dovrebbero essere continuati nel periodo perioperatorio. Due gruppi di pazienti con FA necessitano una ulteriore valutazione. Il gruppo con FA e risposta ventricolare rapida (>150bm-1) che può sottointendere la presenza di vie di conduzione accessorie (WPW) e quello con risposta lenta (< 90bmin-1) in assenza di trattamento. Questo tipo di FA può invece sottointendere una malattia del nodo AV (es. malattia del nodo del seno). Il paziente con FA corre un rischio elevato di malattia tromboembolica e pertanto va generalmente trattato con anticoagulanti. Nell'occasione di un intervento chirurgico occorre dunque ben bilanciare i rischi di ictus con quelli di emorragia.
Aritmie ventricolari
I battiti ectopici ventricolari (BEV) sono
classificati in:
benigni (bev <30/hr,uniformi)
potenzialmente letali (bev >30/hr,e tachicardia
ventricolare non sostenuta)
letali (tchicardia ventricolare sostenuta,FV,sincope,< FE. Questi pazienti sono ad alto rischio
di morte improvvisa. I pazienti del II°e del III° gruppo
dovrebbero avere un'ulteriore valutazione cardiaca (test elettrofisiologico, ECG
sec.HOLTER,cateterismo cardiaco) ed un
trattamento farmacologico adeguato prima di essere sottoposti ad
intervento chirurgico.
BBS
BBD + REINFARTO ANTERIORE
Mobitz 1°
Mobitz II°
BAV I°
BAV
III°
Management anestesiologico perioperatorio della terapia farmacologica
Farmaco | Indicazione | Preop | Postop | Note |
ß-bloccanti | MC-ipertensione-TSV | SI | SI | > metabolismo epatico dei farmaci - attenzione se in associazione a Ca-antagonisti o antiaritmici |
Clonidina | ipertensione | SI | SI | rebound alla sospensione - sostituire patch TS alle compresse nel post-op |
a-bloccanti | ipertensione | SI | SI | non studi significativi condotti sull'uso di questi farmaci - possibile tachicardia |
ACE-inibitori | ipertensione - IC - nefropatia diabetica | SI | SI | pazienti più sensibili all'ipovolemia - ipotensione all'induzione dell'anestesia ! |
Ca-antagonisti | ipertensione-MC | SI | SI | potenziamento <contrattilità e vasodilatazione in associazione ad a.volatili -attenzione ad associazione con ß-bloccanti (blocco completo di cuore) |
Antiaritmici Iac | antiaritmica | SI | SI | attenzione a possibili aritmie (torsione di punta) e depressione cardiaca - attenzione a Q-T |
Amiodarone | FA | SI | SI | controllare polmoni e tiroide (se terapia da lunga data) - prevedere possibile uso di PM e supporto cardiaco |
Digossina | FA | SI | SI | necessario dosaggio digossinemia preop (1.5-2ng/ml) - rischio di tossicità se ipovolemia, anormalità elettrolitiche,uso di diuretici,antiaritmici). |
Diuretici | ipertensione-IC | NO | SI-NO | possibile ipovolemia e squilibrio elettrolitico |
Warfarina | rischio tromboembolico | NO | NO | 4gg. di sospens. per INR=N se INR>1.8 ->1mg vit.K - somministrare eparina in infus.cont. sino a 6h prima dell'intervento (se rischio elevato) e poi post-op. |
Aspirina | rischio tromboembolico | SI | SI | la terapia con aspirina non rappresenta un significativo rischio di ematoma spinale o peridurale. |