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L'ANESTESIA
NELLE PAZIENTI PRE-ECLAMPTICHE ED ECLAMPTICHE
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G. Di Fiore, V. Lanza
Servizio di Anestesia e Rianimazione - Ospedale Buccheri La Ferla - Palermo
gdifior@tin.it
LANZA@UNIPA.IT
Introduzione
La preeclampsia, malattia tipica della seconda metà della gravidanza, è
classicamente diagnosticata dalla presenza di ipertensione e proteinuria (tab.
1). Una piccola percentuale di pazienti
con preeclampsia sviluppa una eclampsia, che si manifesta clinicamente con la
comparsa di convulsioni, un evento drammatico
che è responsabile del 10% della mortalità materna. Le complicanze
cerebrovascolari sono la causa più frequente di morte delle pazienti
preeclamptiche (60%).
Tabella 1 - Segni clinici della pre-eclampsia | |
Gestazione | > 20 settimane |
Ipertensione | Diastolica >90mmHg |
Proteinuria | >300mg in 24 h |
Segni fetali | Ritardo di crescita |
Segni materni |
Edema
generalizzato |
Rispetto ad una gravidanza normale, caratterizzata da una condizione di espansione volemica e vasodilatazione, la preeclampsia è caratterizzata da vasocostrizione, riduzione della volemia e possibili segni di coagulopatia [1]. Questi sono i meccanismi responsabili della riduzione del flusso ematico a livello utero-placentare, che precede anche i sintomi clinici classici della pre-eclampsia (ipertensione e proteinuria). Infatti, in una gravidanza normale, durante il primo trimestre, le terminazioni delle arterie uterine sono invase da cellule citotrofoblastiche placentari che sostituiscono l'endotelio e la parete muscolare delle arteriole spirali trasformandole in rami arteriosi "utero-placentari" a pareti sottili e bassa resistenza che possono provvedere, nel 3° trimestre di gravidanza ad un apporto ematico a livello uterino circa 10 volte maggiore rispetto ad un utero non gravido. Viceversa, nelle donne che sviluppano pre-eclampsia l'invasione della parete endoteliale delle arterie spirali da parte delle cellule citotrofoblastiche è incompleta e pertanto le resistenze vascolari utero-placentari permangono alte [2]; l'esame ultrasonografico Doppler alla 20° settimana di gestazione può identificare precocemente le donne a rischio di sviluppare una pre-eclampsia. Il riconoscimento precoce della preeclampsia nella fase asintomatica è essenziale per un trattamento ottimale.
Trattamento
generale
La terapia risolutiva della preeclampsia è il parto e la rimozione della placenta. La gravidanza viene lasciata proseguire con un monitoraggio adeguato dell'accrescimento fetale in funzione dello stato di salute della madre. Gli obbiettivi generali della terapia sono: minimizzare il vasospasmo, migliorare la circolazione, particolarmente a livello uterino, placentare e renale; ridurre l'ipereccitabilità del sistema nervoso centrale (tabelle 2, 3), timing ottimale del parto.
Tabella 2 | |
Terapia della preeclampsia lieve | Terapia della pre-eclampsia grave |
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LA
TERAPIA RISOLUTIVA DELLA PREECLAMPSIA E DELLA ECLAMPSIA E' IL PARTO E L'ESTRAZIONE DELLA PLACENTA |
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IL
TIMING
APPROPRIATO DEL PARTO E' DIPENDENTE DALLA BUONA INTESA DEL TEAM ANESTESIOLOGICO-OSTETRICO! |
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OTTIMIZZAZIONE DELLA TERAPIA ANTIIPERTENSIVA (tab.4) | VALUTAZIONE DELL'ATTIVITA' CONTRATTILE UTERINA |
ESPANSIONE VOLEMICA | |
CORREZIONE DEGLI SQUILIBRI IDROELETTOLITICI ED ACIDO BASE | VALUTAZIONE BENESSERE FETALE (ECOGRAFIA, DOPPLER A. OMBELICALE) |
RIDURRE IPERECCITABILITA' DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE (tab.5) |
Tabella 4 - Terapia antiipertensiva | ||
FARMACO (classe FDA) |
Dose quotidiana | Effetti collaterali |
Farmaco di 1° scelta | ||
METILDOPA (C) | 500-3000mg somministrati in 2-4 dosi | La sicurezza per la madre ed il feto è ben documentata dopo il primo trimestre di gestazione. Sospendere se si alterano gli indici di funzionalità epatica |
Farmaci di seconda scelta | ||
IDRALAZINA (C) | 50-300mg somministrati in 2-4 dosi | Pochi studi controllati, ma rari casi documentati di trombocitopenia neonatale (1) sofferenza fetale (2) e riduzione del 25% del flusso ematico uterino (3) |
LABETOLOLO (C) | 200-1200mg somministrati in 2-4 dosi | Minore esperienza rispetto alla metildopa. Comunque l’efficacia e la sicurezza a breve termine sembra essere sovrapponibile a quella della metildopa |
NIFEDIPINA (C) | 30-120 mg suddivisi in 1-4 dosi a seconda del preparato utilizzato | Dati limitati; può inibire il travaglio. E’ possibile un’azione sinergica con il MgSO4 |
CLONIDINA (C) | 0,1-0,8 in dosi refratte | Dati limitati |
Farmaci somministrabili in caso di ipertensione severa |
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FARMACO |
Onset (min) |
Durata azione |
Effetti sul flusso utero/ placentare |
Vantaggi |
Svantaggi |
NIFEDIPINA
10mg sublinguali o intranasali ogni 10-30 min. se necessario (fino a 3 volte) |
5 | 1,8h | migliora flusso ematico uterino | Maneggevole, nessun effetto negativo sul feto, rapido onset, via di sommin. (nasale) | Azione sinergica con il MgSO4 |
LABETALOLO |
1-2 |
2-3 ore |
Migliora flusso ematico uterino e placentare |
Maneggevole, basso rischio di ipotensione brusca, non determina bradicardia e sofferenza fetale, diffusione clinica estesa |
Variazione ampia dose efficace, inefficace somministrato da solo, controindicato in asma, BPCO ed insufficienza ventricolare sn |
NITROGLICERINA |
< 2 |
Pochi min. |
Effetto discutibile in funzione della volemia della gestante |
Onset e durata breve |
Necessità di perfusione ev continua, monitoraggio pressione arteriosa cruenta, variabilità della risposta con alta percentuale di insuccesso (>60%), nausea e vomito, < indice cardiaco e trasporto di O2 |
NITROPRUSSIATO |
< 1min |
Pochi min. |
Nessun effetto collaterale negativo tranne se ipotensione severa |
Potente, affidabile, nessun effetto negativo sul feto |
Alto rischio di ipotensione: à necessità di monitoraggio press. art. cruenta, > pressione intracranica, tossicità da cianuro (trascurabile se uso a breve termine e per inf. < 3 mcg/Kg/h |
Tabella 5 | |
Dose carico: 12 ml (= 6 g) in 100 ml NaCl 0.9% I.V. (15 min.) |
Dose
mantenimento: 2 g/h infusione (25
g MgSO4 / 300 ml NaCl 0.9%) 25ml/h |
VANTAGGI | Effetti indesiderati |
Azione anticonvulsivante | Tocolisi: prolung. travaglio di parto con aumento del rischio di emorragia postpartum |
Azione
vasodilatatrice |
Diminuz. della variabilità della frequenza cardiaca fetale |
Diminuzione dell'attività della renina plasmatica | Depressione della trasmissione neuromuscolare: astenia g.ta, > sensibilità ai miorilassanti muscolari, in particolare a quelli non depolarizzanti |
Riduzione dell'aggregazione piastrinica | |
Azione broncodilatatrice | |
Azione tocolitica: migliora il flusso ematico uterino ed antagonizza l'ipercinesia uterina |
L'anestesista dovrebbe essere consultato in tempo durante la terapia delle gestanti affette da preeclampsia-eclampsia e dovrebbe avere un ruolo prioritario nella gestione medica di tali pazienti
Trattamento
anestesiologico per il parto di pazienti pre-eclamptiche
Anestesia peridurale
per il travaglio di parto
L'anestesia peridurale è la tecnica anestesiologica di
scelta per il trattamento del dolore in travaglio di parto. E' noto infatti che
il dolore ha ripercussioni negative sull'outcome fetale (figura 1, tabella
6) soprattutto in una paziente preeclamptica in cui la perfusione
uteroplacentare è compromessa (figura 2).
Figura 1 - Effetti del dolore sul benessere materno fetale |
Tabella 6 - Vantaggi dell'anestesia peridurale per il travaglio di parto |
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Figura 2 |
Diversi autori hanno studiato gli effetti dell'analgesia peridurale durante il travaglio di parto in gestanti affette da preeclampsia sul flusso uteroplacentare[ 3,4,5,6]. In gestanti affette da preeclampsia si osserva un miglioramento del flusso ematico nello spazio intervilloso dopo l'instaurazione del blocco anestetico realizzato con la somministrazione per via epidurale di 10 ml di bupivacaina 0,25%, fino ad un valore del 77% rispetto a quello basale (figura 3). Inoltre è noto l'effetto negativo sul flusso utero placentare da parte delle catecolamine endogene rilasciate in condizioni di ansia e dolore. Trattare precocemente il dolore del travaglio di parto in una paziente sana, e quindi a maggior ragione in una pre-eclamptica comporta un sicuro effetto benefico sul flusso utero-placentare e pertanto sul benessere materno-fetale[7]
Figura 3 |
Il protocollo seguito nel nostro Ospedale per effettuare l'anestesia epidurale in una paziente preeclamptica è mostrato in tabella 7.
Tabella
7 - PROTOCOLLO PER
l 'ANESTESIA EPIDURALE NELLA
PAZIENTE PREECLAMPTICA |
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Preparazione della paziente | ||
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Gestione
dell'AP durante il travaglio ed in sala parto |
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Anestesia per il taglio cesareo di una paziente preeclamptica
Da sempre è sempre stata enfatizzata la maggiore stabilità emodinamica offerta dall'anestesia peridurale rispetto all'anestesia spinale, in caso di taglio cesareo in una paziente preeclamptica. In realtà, nella nostra esperienza, seguendo un protocollo ben definito, è possibile utilizzare l'anestesia spinale, che offre l'indubbio vantaggio di tempi di esecuzione ed onset più rapidi, di un'efficacia maggiore (quasi il 100% nella nostra esperienza) rispetto all'anestesia peridurale. Non vi è alcuna differenza statisticamente significativa in termini di stabilità emodinamica e l'outcome materno fetale utilizzando le due tecniche anestesiologiche [9].
Tabella
8 - Linee-guida
per il taglio cesareo in anestesia spinale |
Preparazione della paziente |
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Tecnica Anestesia Spinale |
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Dal gennaio 1999 all'agosto 2000, presso l'ospedale Buccheri La Ferla, sono state sottoposte a taglio cesareo 116 pazienti preeclamptiche di cui ben il 69% in anestesia spinale (figura 4) . Le pazienti trattate con anestesia peridurale (5%) avevano iniziato un travaglio di parto e successivamente era stata posta l'indicazione al taglio cesareo. Nessuna grave complicanza materna è stata registrata in queste pazienti, e l'apgar registrato alla nascita in media era di 8 al 1° minuto e 9 al 5° minuto.
Fig.4 Tecnica di anestesia in caso di taglio cesareo (TC) in pazienti preeclamptiche. |
TC= taglio cesareo, parto= parto vaginale, AS= anestesia spinale; AP= anestesia peridurale; AG= anestesia generale |
Trattamento
anestesiologico per il parto di pazienti eclamptiche
L'anestesista si trova a dover trattare manifestazioni epilettiche soprattutto al momento del parto, molto più raramente si trova ad affrontare dei casi di male epilettico insorto durante i primi mesi di gravidanza. Le manifestazioni epilettiche assumono carattere di particolare gravità soprattutto nelle pazienti pre-eclamptiche o con HELLP sindrome poiché oltre al trattamento delle convulsioni richiedono un taglio cesareo . L'anestesista si trova così ad affrontare un'anestesia su una paziente spesso giunta da poco in ospedale ed in preda a crisi convulsive subentranti. Queste pazienti possono presentare un rischio anestesiologico che va ben oltre la problematica epilettica. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare non sempre è necessaria un'anestesia generale, ma la somministrazione di propofol per sedare le crisi può essere seguita da un'anestesia spinale
L'insorgenza di convulsioni nell'eclampsia fa solo da corollario ad una sintomatologia emodinamica severa, in cui la pressione arteriosa raggiunge con facilità valori superiori a 200 mmHg. Il trattamento delle convulsioni va condotto possibilmente in via profilattica con magnesio solfato o con idantoina. Entrambi questi farmaci sono in grado di stabilizzare una paziente con sintomatologia epilettica. Tuttavia il trattamento acuto va intrapreso con propofol o tiopentone, mentre il valium può essere impiegato solo dopo l'estrazione, poiché comporta depressione respiratoria e ipotonia neonatale. Il trattamento antiipertensivo è fondamentale nella paziente eclamptica. Il farmaco di prima scelta resta l'idralazina. Seguita in ordine da labetololo, e nitroprussiato. Ottimi risultati sono stati ottenuti con la nifedipina gocce somministrata per via nasale [8]. Quest'ultima modalità presenta il vantaggio di poter essere praticata anche a pazienti in stato di incoscienza e senza accesso venoso. La risposta è costante. I dosaggi vanno da 1 a 4 contagocce della confezione gocce, corrispondendo ogni contagocce a 10 mg di nifedipina. La scelta dell'anestesia da praticare dipende dall'esperienza dell'anestesista.
Se viene
scelta l'anestesia generale è consigliabile l'uso dell'EEG. Qualora il sistema
di monitoraggio sia sprovvisto di una traccia EEG è possibile usare un EEGrafo
su carta, per il cui uso è però necessaria un'esperienza specifica. Il
tracciato EEG permette di evitare l'insorgenza di uno stato di male
intraoperatorio. Infatti la curarizzazione della paziente non permette di
evidenziare crisi cliniche ed il parco uso di agenti ipnotici può non essere
sufficiente a spegnere un focolaio epilettico.
aaa Uso dell' EEG in sala operatoria |
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E' auspicabile la presenza di un
neonatologo. In sua assenza l'anestesista deve preparare un kit per la
rianimazione neonatale e predisporre per un eventuale ricovero in terapia
intensiva neonatologica. Per ciò che concerne il post-operatorio, il ripetersi
di convulsioni è frequente al risveglio da un'anestesia generale, per cui è
buona norma somministrare 10 mg di valium subito dopo l'estrazione, ripetendo la
somministrazione non più tardi di un'ora dopo il risveglio della paziente. E'
fondamentale un accurato esame dello stato di coscienza. Se a distanza di un'ora
dall'anestesia persiste incoscienza , è possibile pensare all'esistenza di un
edema cerebrale e quindi va effettuato un esame TAC e preso in considerazione un
trasferimento in rianimazione
Bibliografia
1.
Roberts JM et al.: Preeclampsia: an endothelial
cell disorder. Am J Obstet Gynecol 161: 1200-1204
2.
Pijnemborg R. et al.: Placental bed spiral
arteries in the hypertensive disorders of pregnancy. Br J Obstet Gynaecol 98:
648-655
3.
Brotanek V. et al. The influence of epidurl
anesthesia on uterine blood flow. Obstet Gynecol. 42:276-282, 1973
4.
Jouppila R.et al.: Effects of segmental
extradural anesthesia on placental blood flow during normal labour Br. J. Anesth. 50:563-567, 1978
5.
Jouppila P. et al.: Lumbar epidural
anesthesia to improve intervillous blood flow during labor in severe
preeclampsia. Obstet Gynecol
6.
Baumann H. et al: Effect of epidural anesthesia
for cesarean delivery on maternal femoral arterial and venous, uteroplacental
and umbelical blood flowc velocities and waveforms. Obstet. Gynecol. 75:
194-198, 1990
7.
Ramanathan-J. "Pathophysiology &
anesthetic implications in pre-eclampsia". Clinical Obstetrics &
Gynecology. 35: 414-25. June, 1992
8. Fenakel-K, et.al. "Nifedapine in the treatment of severe pre-eclampsia". Obstetrics & Gynecology. 77:331-7. Mar, 1991
9. Hood DD, Curry R Spinal versus epidural anesthesia for cesarean section in severely preeclamptic patients: a retrospective survey Anesthesiology. 1999 May;90(5):1276-82.
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