S.I.A.A.R.T.I Linee guida On-line |
LINEE-GUIDA SIAARTI |
RACCOMANDAZIONI PER IL TRATTAMENTO DEL GRAVE TRAUMATIZZATO CRANICO ADULTO |
SOCIETA' ITALIANA DI ANESTESIA ANALGESIA RIANIMAZIONE E TERAPIA INTENSIVA |
Valutazione
iniziale, osservazione e trattamento preospedaliero, criteri attuali di ospedalizzazione, monitoraggio sistemico e cerebrale, criteri di trattamento medico |
Gruppi
di Studio: Neuroanestesia e Neurorianimazione della Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva (SIAARTI) Neurotraumatologia della Società Italiana di Neurochirurgia (SINch) |
Componenti: M.BERARDINO, L.BERETTA, G.L.BRAMBILLA*, G.CITERIO, D.D'AVELLA*, R.DELFINI*, F.DELLACORTE, F.PROCACCIO, F.SERVADEI*, N.STOCCHETTI, G.TOMEI* a nome dei Gruppi di Studio di Neuroanestesia e Neurorianimazione della Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva (SIAARTI) e di Neurotraumatologia della Società Italiana di Neurochirurgia (SINch)* |
Il grave trauma
cranico costituisce uno dei problemi più frequenti incontrati
dall'Anestesista-rianimatore nel primo soccorso, nel trasporto,
nel pronto soccorso e in rianimazione.
È inoltre in assoluto uno dei maggiori problemi di salute sia
come causa di morte, soprattutto in età giovanile e produttiva,
che come causa di disabilità grave e dei conseguenti enormi
costi economici e sociali.
L'outcome di questi pazienti è drammaticamente influenzato dalla
qualità del trattamento nelle prime ore dopo il trauma e in
particolare dalla frequentissima concomitanza di fattori
sistemici di aggravamento, quali l'ipotensione arteriosa e
l'ipossia, oltre che dal ritardo diagnostico delle lesioni
chirurgiche.
Negli ultimi decenni sono stati effettuati notevoli progressi
nella comprensione fisiopatologica dell'evento traumatico; uno
dei concetti fondamentali emersi da ricerche sperimentali e
cliniche è che il danno cerebrale non si esaurisce al momento
dell'impatto (danno primario) ma evolve nelle ore e nei
giorni successivi (danno secondario).
La rimozione chirurgica delle masse intracraniche rappresenta la
priorità assoluta del management e non può essere sostituita da
alcun trattamento alternativo. Tuttavia la prevenzione e il
trattamento dei fattori extracerebrali alla base del danno
secondario costituisce l'obiettivo fondamentale del trattamento
medico rianimatorio; il mantenimento meticoloso
dell'omeostasi sistemica non solo previene il danno
cerebrale secondario ischemico-anossico ma limita notevolmente lo
sviluppo di ipertensione intracranica, in assenza di lesioni
trattabili chirurgicamente.
Il progetto di sviluppare delle linee guida di management del grave traumatizzato cranico è risultato ambizioso in tutto il mondo e nel nostro caso sarebbe stato inappropriato, considerata la metodologia attraverso la quale queste raccomandazioni hanno avuto origine. L'evidenza scientifica di efficacia di ciascuna componente del "management" del grave traumatizzato cranico è in genere molto scarsa, in quanto assai scarsi sono i lavori scientifici che, con metodologia corretta, hanno prodotto conclusioni attendibili. Il processo di revisione critica in termini di evidenza di efficacia, condotto dall'American Association of Neurological Surgeons in collaborazione con la Brain Trauma Foundation e quello basato su "expert opinion", realizzato dall'European Brain Injury Consortium, sono un punto di riferimento importante, sia dal punto di vista metodologico che clinico, da cui anche queste raccomandazioni italiane traggono origine e base scientifica. La necessità di suggerimenti specifici per il nostro Paese nasce dal fatto che le indicazioni pratiche racchiuse nelle "Guidelines for the management of severe brain injury" non coprono tutti gli aspetti clinici e soprattutto non possono essere facilmente trasferite nella realtà organizzativa italiana.
Gran parte delle
"raccomandazioni" qui riportate non ha un supporto
scientifico adeguato ed è suscettibile di continua revisione; le
indicazioni cliniche ed organizzative devono essere quindi intese
in realtà come "suggerimenti" di comportamento. È
importante sottolineare la valenza non vincolante di queste
"raccomandazioni" anche per un aspetto prudenziale
legato alle implicazioni medicolegali e alla tutela degli
operatori. Esiste infatti il rischio potenziale, in relazione
all'attuale disomogeneità organizzativa sul territorio
nazionale, che sia oggi impossibile applicare nella pratica
clinica alcuni dei concetti che vengono qui riportati.
L'efficacia che "raccomandazioni" pragmatiche,
realmente applicate in tutto il nostro Paese, potrebbero avere in
termini di riduzione di mortalità e disabilità è
presumibilmente elevata. Da questa convinzione è nata nel 1995
l'iniziativa di circa 40 tra Neurochirurghi e
Anestesisti-Rianimatori, appartenti ai Gruppi di Studio di
Neurotraumatologia della Società Italiana di Neurochirurgia e di
Neuroanestesia e Neurorianimazione della SIAARTI, di elaborare
raccomandazioni italiane per il trattamento del grave
traumatizzato cranico, frutto di un mix tra "evidenza
scientifica", "opinione di esperti" e
considerazione dell'attuale realtà clinico-organizzativa
italiana.
Lo spirito di fondo è stato quello di fornire uno strumento
pratico di riferimento per tutti gli operatori che si trovano a
trattare i gravi traumatizzati cranici dalla strada alla
rianimazione, rappresentando gli obiettivi organizzativi e
clinici minimi da dover raggiungere in tutto il territorio
nazionale, in tutte le strutture di primo soccorso e negli
ospedali accreditabili per la cura dei gravi traumatizzati
cranici, in presenza o meno di Neurochirurgia e
Neurorianimazione. Per questo molte raccomandazioni possono
apparire estremamente modeste rispetto ad alcune realtà avanzate
presenti a macchia di leopardo nel nostro Paese, sia nel campo
dei Servizi di Emergenza che in quello Neurotraumatologico e
Rianimatorio. Il lavoro prodotto deve essere inoltre
continuamente rivisitato criticamente ed aggiornato. Tale sintesi
ha uno scopo eminentemente clinico e ciò giustifica la
stringatezza delle argomentazioni e la schematicità delle
indicazioni.
Queste "raccomandazioni" sono il prodotto del lavoro
comune di Anestesisti-Rianimatori e Neurochirurghi, di coloro
cioè che nel nostro Paese hanno la maggiore responsabilità del
trattamento del grave traumatizzato cranico. Nonostante i limiti
metodologici, esse nascono quindi da un consenso
multidisciplinare e rappresentano un esempio concreto di volontà
di cooperazione, che più di ogni altra cosa è in grado di
migliorare la qualità dell'organizzazione e della terapia.
La loro implementazione, la valutazione di efficacia e
l'aggiornamento sono le tappe fondamentali da percorrere perché
il lavoro compiuto risulti realmente utile.
Le raccomandazioni presentate sono suddivise nei seguenti
temi:
Prima valutazione e stabilizzazione delle funzioni vitali
L'obiettivo primario
dell'assistenza pre-ospedaliera è la stabilizzazione delle
funzioni vitali da conseguire attraverso una successione di
valutazioni ed interventi.
La
prevenzione e il trattamento dell'ipotensione e dell'ipossia sono
priorità assoluta;
questo fattore terapeutico può influenzare drammaticamente
l'outcome.
Ciò si può ottenere applicando tempestivamente le fasi
ABC della rianimazione:
La pervietà delle vie aeree nei pazienti in coma (GCS 8) deve essere assicurata con l'intubazione tracheale previa sedazione-analgesia (*). |
La miorisoluzione
con curari deve essere limitata all'intubazione e
mantenuta, solo in casi particolari e con farmaci a breve
emivita, per l'adattamento alla ventilazione. Ciò anche
per permettere l'apertura di una "finestra" per
la valutazione clinica. Durante la valutazione ed il ripristino della pervietà delle vie aeree deve essere sempre garantito il controllo della stabilità del rachide cervicale. |
La via di intubazione consigliata è quella orotracheale. L'intubazione nasotracheale alla cieca non è consigliata. |
È fondamentale la protezione delle vie aeree dall'aspirazione di materiale gastrico, di sangue muco ecc. Il rischio di vomito è elevato. Un aspiratore dovrebbe essere sempre disponibile. Il sondino nasogastrico dovrebbe essere posizionato dalla bocca, per l'eventualità di una frattura della base cranica e dell'etmoide. |
Tutti i
pazienti intubati devono essere sottoposti a ventilazione
controllata mirata ad ottenere:
|
L'ipercapnia è un fattore importante di aggravamento "evitabile" della lesione cerebrale e va assolutamente prevenuta o corretta; l'acidosi e la vasodilatazione cerebrale sono infatti causa di ipertensione intracranica e danno cerebrale secondario. |
L'iperventilazione, con la conseguente ipocapnia, non è consigliabile per il rischio che la vasocostrizione cerebrale indotta dalla diminuzione di CO2 ematica causi ipoperfusione cerebrale e aggravi una situazione già critica di diminuzione di flusso o di inadeguato trasporto di ossigeno. |
C'è evidenza che anche un singolo episodio ipotensivo (PA sistolica <90 mmHg) nelle prime fasi dopo il trauma aumenti mortalità e disabilità. |
Per sicurezza occorre quindi mantenere una Pressione Arteriosa Sistolica superiore ai 110 mmHg nell'adulto durante tutte le fasi del trattamento per assicurare una adeguata Pressione di Perfusione Cerebrale (PPC) (che viene calcolata sottraendo la Pressione IntraCranica Media alla Pressione Arteriosa Media). |
I passi consigliati per conseguire questo obiettivo sono: |
Durante il trasporto primario il monitoraggio minimo indicato
è:
- ECG;
- pressione arteriosa incruenta;
- saturimetria arteriosa.
Sebbene esista la possibilità che una PA elevata causata dallo
stress traumatico favorisca l'edema cerebrale in pazienti con
autoregolazione alterata, il rischio di creare ipoperfusione
utilizzando farmaci ipotensivi consiglia di tollerare valori
pressori sopranormali (fino a 160-170 mmHg), previa adeguata
sedazione ed analgesia.
Exposure - Esposizione-Ricerca di lesioni associate
In tutti i traumatizzati cranici deve essere mantenuta la stabilizzazione del rachide cervicale (collare rigido).
In tutti i politraumatizzati devono essere esclusi il pneumotorace e l'emoperitoneo.
È indispensabile che
il politraumatizzato sia sottoposto più precocemente possibile
ad un trattamento rianimatorio che stabilizzi la situazione
circolatoria e respiratoria e ad un rapido screening diagnostico
che escluda il pneumotorace e l'emoperitoneo, ancora
frequentemente non riconosciuti in modo tempestivo anche
all'interno dell'Ospedale.
Una diagnosi e trattamento precoci del PNX e dell'emoperitoneo
potrebbero ridurre notevolmente la mortalità evitabile extra- ed
intraospedaliera, mediata attraverso l'insorgenza di ipotensione
arteriosa, ipossia e shock. Ciò richiede un approccio
multidisciplinare clinico ed organizzativo, durante tutta la
prima fase diagnostica e la degenza in TI.
Nota bene: ulteriori
elementi da considerare:
- Informazioni dai primi soccorritori: oltre
alle modalità del trauma, occorre raccogliere tutte le
informazioni disponibili sui primi momenti dopo il trauma, sulla
presenza di un eventuale intervallo libero (anche un breve
periodo di coscienza prima del coma), di convulsioni, di
rino-otoliquorrea, di cianosi.
- Età: è un fattore prognostico importante;
l'età avanzata influisce in modo negativo sull'outcome. Anche la
dinamica fisiopatologica della lesione traumatica può essere
molto differente nelle età estreme.
- Anamnesi: le informazioni devono permettere di
identificare patologie preesistenti, diatesi allergica,
trattamenti farmacologici, lo stato eventuale di stomaco pieno e
di assunzione di alcol o droghe.
Disability - Valutazione neurologica
La valutazione neurologica deve essere eseguita secondo le indicazioni seguenti: GCS, diametro delle pupille e riflesso pupillare alla luce.
apertura Occhi: | spontanea
su comando al dolore assente (e in caso di edema periorbitario) |
4 3 2 1 |
risposta Verbale: | orientata
confusa sconnessa suoni incomprensibili assente (e in caso di tubo tracheale) |
5 4 3 2 1 |
risposta Motoria: | esegue
ordini localizza lo stimolo flessione-retrazione flessione abnorme estensione assente |
6 5 4 3 2 1 |
Punteggio GCS = | O+V+M | (min 3-max 15) |
Al punteggio totale
concorrono le tre componenti di apertura degli Occhi-risposta
Verbale-risposta Motoria.
Occorre specificare l'ora della/e rilevazioni e registrare chi le
ha effettuate.
L'esame andrebbe eseguito dopo il ripristino dell'omeostasi
circolatoria e respiratoria. Perché possa essere adeguatamente
interpretato devono essere comunque riportati, insieme ai
punteggi delle tre componenti del GCS, almeno i valori di PA e la
presenza o meno di sedazione.
Deve essere seguita una metodologia standardizzata (come
suggerito successivamente) di stimolazione del paziente.
Definizione
di coma
Un paziente è in coma se non è in grado di aprire gli occhi,
pronunciare parole ed eseguire ordini semplici (GCS <8, oppure
uguale a 8 nel caso di un paziente che emetta suoni
incomprensibili) (tab.GCS).
Metodologia
Si considera la risposta motoria migliore dal lato migliore e
solo degli arti superiori.
Lo stimolo doloroso deve sempre seguire il richiamo verbale. Lo
stimolo deve essere di durata ed intensità adeguati, portato
bilateralmente e sia nel distretto cefalico (sopraorbitale) che
al tronco (con le nocche sullo sterno) o sul letto ungueale.
Considerare sempre la possibilità di lesione midollare cervicale
e di lesioni nervose periferiche.
È opportuno documentare e trasmettere il GCS totale e scomposto
nelle sue tre componenti.
Nel paziente in coma, in cui per definizione il punteggio
Apertura Occhi è=1 e quello Verbale=1 o 2, il GCS varia
praticamente solo a secondo della risposta Motoria allo stimolo
doloroso, che ha quindi notevolissima importanza clinica e
prognostica. Per convenzione, in presenza di edema periorbitario
tale da impedire l'apertura anche passiva degli occhi, si indica
O=1 (E); in presenza di tubo endotracheale la risposta Verbale
è=1 (T).
In presenza di sedazione attendere 10-20 min oltre l'emivita dei
farmaci somministrati.
Testare la localizzazione anche mediante stimolo portato alla
coscia (per evitare confusione con la flessione).
La flessione abnorme è caratterizzata dall'adduzione del
braccio, la flessione del polso e l'incarceramento del pollice
(vedi la classica "decorticazione").
L'estensione è caratterizzata dall'ipertono in adduzione del
braccio con pronazione e flessione del polso (vedi classica
"decerebrazione").
È opportuno rilevare il GCS iniziale dopo aver corretto
ipotensione, ipossia ecc. Il GCS può migliorare drasticamente
dopo un'adeguata rianimazione.
Il monitoraggio neurologico mediante GCS richiede una metodologia
costante ed omogenea.
Stato
pupillare
Deve essere segnalato in modo da risalire al diametro ed alla
reattività pupillare alla luce (riflesso fotomotore).
In caso di midriasi considerare ed annotare la
presenza di farmaci (adrenergici, atropinici) e la presenza di
stress e dolore, oltre alla possibilità di lesioni periferiche
del II o III nervo cranico. La miosi può essere
causata da farmaci anestetici e oppioidi; la luce deve essere di
adeguata intensità e il locale non sovrailluminato.
Valutazione
neurologica nelle prime 72 ore
La valutazione comprende GCS, dimensioni e reattività pupillari
(vedi sopra)
- all'ingresso;
- ogni ora e tutte le volte che compare una variazione
neurologica (infermieri);
- ogni 4 ore e tutte le volte che avviene una variazione del
quadro neurologico (medico);
- nei pazienti sedati aprire una "finestra" di
valutazione ogni 8 ore durante le prime 72 ore.
Nonostante l'elevata sofisticazione possibile in TI resta
irrinunciabile il controllo clinico del paziente. La valutazione
va annotata in modo tale che i cambiamenti siano prontamente
evidenziati, ad esempio su uno schema orario quotidiano ad uso
infermieristico e medico. Devono essere facilmente rilevabili
anche i valori pressori, ventilatori, la temperatura e il livello
di sedazione al momento della valutazione neurologica.
L'uso di farmaci a rapida eliminazione permette nelle prime 72
ore l'apertura di una "finestra" dopo 5-10 minuti di
sospensione. Una altrettanto rapida eliminazione è
caratteristica anche dei nuovi analgesici opioidi e
benzodiazepinici.
Identificazione dei criteri per una corretta ospedalizzazione del traumatizzato in coma
I criteri di seguito
riportati risentono dell'impostazione pragmatica delle
raccomandazioni e della situazione organizzativa estremamente
eterogenea del nostro Paese.
Centralizzazione. - È certo che il
traumatizzato cranico grave dovrebbe essere ricoverato sempre e
subito in un centro specialistico, in grado cioè di proseguire
nella sua completezza la sorveglianza ed il trattamento al più
alto livello qualitativo.
Molte
delle morti evitabili dipendono ancora da un'insufficiente
organizzazione ed efficienza all'interno dell'ospedale. Un soccorso adeguato deve poter contare
su strutture di ricezione ospedaliera che abbiano realmente e
continuativamente le caratteristiche essenziali del "trauma
center". La qualità operativa di questi centri è anche
assicurata da un volume di attività in grado di mantenere le
procedure efficienti ed aggiornate 24 ore su 24.
L'organizzazione attuale del Sistema di Emergenza Sanitaria non
è in grado di garantire sempre tempestivamente questo flusso
verso i Centri Traumatologici con specialità Neurochirurgica. Il
risultato è che una notevole parte di pazienti vengono
ricoverati in Ospedali senza Neurochirurgia.
Lo scopo delle raccomandazioni è quello di fornire le
indicazioni per garantire una corretta condotta clinica anche in
ambienti non specialistici. Le stesse non devono essere
interpretate come un incoraggiamento a non centralizzare ma solo
a salvaguardare sicurezza e tempestività in qualsiasi situazione
logistica.
Il punto
qualificante in tutti gli scenari possibili è che il management
del grave traumatizzato cranico ha due priorità di eguale
importanza terapeutica:
- identificare e trattare precocemente le lesioni asportabili
chirurgicamente;
- prevenire e trattare i fattori di aggravamento e mantenere
l'omeostasi.
Scenari. - Vengono tratteggiate, a titolo esemplificativo alcune delle situazioni di più frequente riscontro:
Primo scenario - Ambiente extraospedaliero: coma senza stabilità di circolo e di respiro |
Paziente in coma che
nonostante gli interventi di rianimazione primaria non
sia stabilizzato presentando ad esempio insufficienza
respiratoria acuta non risolta dall'intubazione e
ventilazione (ad es.: trauma toracico con
emo-pneumotorace) insufficienza cardiocircolatoria grave
suggestiva di emorragia interna. Questo paziente deve essere ospedalizzato nell'ospedale più vicino che disponga di una Chirurgia Generale attiva sulle 24 ore, di unità di Terapia Intensiva e di Radiologia con diagnostica radiologica tradizionale ed ecografica. È sconsigliata l'esecuzione di esami specifici per la diagnosi neurochirurgica prima del conseguimento della stabilità clinica. L'Ospedale neurochirurgico di riferimento verrà comunque informato dovendo accogliere il paziente stabilizzato (anche con i relativi interventi chirurgici) per un esame TAC ed un bilancio specialistico delle lesioni endocraniche. |
Secondo scenario - Ambiente extraospedaliero: coma con stabilità di circolo e di respiro |
Paziente traumatizzato in
coma con stabilità di circolo e respiro. Il requisito minimo dell'ospedale accogliente deve essere: - presenza di un reparto di Rianimazione che garantisca la possibilità di assistenza ventilatoria, monitoraggio arterioso cruento, possibilità di controlli emogasanalitici seriati, controllo neurologico (GCS e pupille) orario, medico dedicato alla TI e rapporto infermiere paziente almeno di 1:2; - presenza di un servizio TAC attivo sulle 24 ore con possibilità di refertazione o sul posto o tramite connessioni telematiche. Al momento del ricovero: - proseguimento ed ottimizzazione del trattamento rianimatorio; - definizione diagnostica del danno cranioencefalico (TAC encefalo) e rachide cervicale compresa la VII vertebra entro 3 ore dal trauma; - diagnosi delle lesioni associate (radio-grafia torace, del bacino ed eco-addomina-le); - consulenza neurochirurgica (o diretta o con l'ausilio di sistemi di trasmissione di immagini ed informazioni cliniche) riguardo l'indicazione a trasferimento urgente o programmato in ambiente neurochirurgico/neurorianimatorio. Per la scarsità e l'affollamento dei letti nelle Neurorianimazioni, è auspicabile istituire dei rapporti di collaborazione tra le rianimazioni per favorire il flusso dei malati chirurgici o a rischio di divenirlo verso i reparti di ospedali neurochirurgici previo scambio con pazienti stabilizzati. - Se l'esito della consulenza è la permanenza nell'Ospedale senza Neurochirurgia il trattamento successivo sarà mirato a: a) mantenimento della stabilità cardiovascolare e respiratoria; b) monitoraggio clinico (GCS, quadro pupillare, segni di lato) per individuare segni di deterioramento neurologico suggestivi di evoluzione che implica trasferimento immediato in Ospedale con neurochirurgia; c) controllo successivo della TAC encefalo alla 12a ora; d) definizione dello studio radiologico completo del rachide anche in assenza di segni clinici; e) contatto con Neurochirurgo per il secondo triage. Anche in caso di esclusione di una massa intracranica l'aspetto neurotraumatologico non può considerarsi concluso sino all'esaurirsi del periodo a rischio di almeno una settimana dal trauma. |
Terzo scenario - Insorgenza di coma in ospedale senza Neurochirurgia in paziente emodinamicamente stabile |
Criteri per il
trasferimento in Neurochirurgia - deterioramento ed instabilità neurologica con peggioramento del GCS e in particolare della semeiotica pupillare (midriasi, miosi a spillo, anisocoria) e motoria da sofferenza ingravescente del tronco encefalico; - si sconsiglia di ritardare il trasferimento per effettuare indagini diagnostiche (TAC). |
Monitoraggio della Tomografia Assiale Computerizzata nei traumi cranici gravi
Si fa riferimento
alla prima TAC eseguita e a quelle successive che modificano
nella fase acuta, qualitativamente o quantitativamente, la
diagnosi iniziale. L'evidenza di alcune lesioni traumatiche (soprattutto chirurgiche) si ha, infatti,
in alcuni casi dopo un intervallo di tempo in cui il paziente
viene sottoposto a più di un esame TAC (vedi sotto
"Monitoraggio TAC"). Lo scopo è quello di poter
"classificare" in modo corretto i pazienti secondo il
tipo di lesione "iniziale".
Per uniformità di descrizione si fa riferimento alla
classificazione di Marshall con l'aggiunta dell'indicazione del
tipo di lesione e la specifica se unica o multipla.
È importante inoltre segnalare la presenza di aria intracranica
e se trauma chiuso o aperto.
Classe | Definizione |
Lesione diffusa I | Nessuna patologia intracranica visualizzabile alla TAC |
Lesione diffusa II | Cisterne visibili con
shift di 0-5 mm e/o lesioni ad alta-media densità <25 cc (compresi osso o corpi estranei) |
Lesione diffusa III (swelling) | Cisterne compresse od
assenti Shift della linea mediana di 0-5 mm Lesioni ad alta-media densità <25 cc |
Lesione diffusa IV (shift) | Shift della linea mediana
> di 5 mm Lesioni ad alta-media densità <25 cc |
Massa evacuata | Qualsiasi lesione
chirurgicamente evacuata specificando: Epidurale Subdurale Intraparenchimale |
Massa non evacuata | Lesioni ad alta-media
densità >25 cc non evacuate chirurgicamente specificando se uniche o multiple |
Emorragia subaracnoidea | Presente / assente |
Se la TAC di ingresso è negativa: | - ripetere l'esame entro
le 24 ore; -
ripetere l'esame entro 12 ore se: |
Se la TAC di ingresso non è negativa: | - ripetere l'esame entro
le 24 ore; * se è stata eseguita dopo le sei ore dal trauma; * in assenza dei fattori di rischio; - ripetere l'esame entro 12 ore se: |
Controlli successivi programmati: | - A 72 ore dal trauma - a 5 - 7 giorni dal trauma. |
Controlli successivi mirati: | - in tutti i casi di
deterioramento clinico (peggioramento di 2 punti GCS,
segni pupillari o motori); - in caso di aumento sostenuto della PIC >25 mmHg; - in caso di diminuzione della CPP <70 mmHg per più di 15 minuti; - in caso della diminuzione della SjO2 <50% per più di 15 minuti. |
Vi sono notevoli
limiti del monitoraggio; è dimostrato che lesioni endocraniche
possono a volte subire importanti variazioni volumetriche senza
significative variazioni della PIC per lungo tempo. La
combinazione del monitoraggio clinico e strumentale con i
controlli programmati della TAC consentirà il miglior controllo
dell'evoluzione dei processi occupanti spazio.
L'esecuzione di TAC precoci è indispensabile per la diagnosi di
masse chirurgiche; a volte, tuttavia, la precocità della TAC non
permette di evidenziare lesioni in formazione. Una prima TAC
negativa non deve quindi instaurare un pericoloso senso di
tranquillità e far trascurare la necessità di controlli
successivi e dell'osservazione clinica, secondo i protocolli
sopra esposti.
Indicazioni al monitoraggio dei parametri sistemici
L'obiettivo
principale nella prevenzione del danno cerebrale secondario è,
insieme al controllo della pressione intracranica, preservare
l'omeostasi dell'organismo; ciò deve essere raggiunto durante
tutte le fasi del trattamento e in particolare in Rianimazione. Il mantenimento precoce,
meticoloso e continuo, di una adeguata PA (PAsistolica >110
mmHg), il trattamento dello stress con una corretta sedazione ed
analgesia (non movimenti, tosse, risposta neurovegetativa,
lacrimazione; adattamento alla ventilazione), un sufficiente
trasporto di ossigeno (adeguata Hb e SO2 >95%), di
normovolemia, normocapnia, normosodiemia, normoglicemia e
normotermia sono di per sè un obiettivo terapeutico efficace e
di notevole impatto sull'outcome. Lo spostamento dall'omeostasi a
scopo terapeutico (ipocapnia, ipotermia) deve essere condotto in
modo mirato ed estremamente controllato (vedi
trattamento).
Per ottenere ciò è indispensabile uno standard minimo di
monitoraggio strumentale, in qualsiasi reparto di rianimazione
accreditabile per il trattamento di gravi traumatizzati cranici.
Questo comprende:
Pressione
arteriosa cruenta -
Il monitoraggio continuo è indispensabile. In presenza di
monitoraggio concomitante della PIC permette il calcolo della
PPC.
Elettrocardiogramma
Pressione
Venosa Centrale (PVC)
- Semplice se pur grossolano indicatore di volemia il cui
ripristino è uno dei momenti terapeutici più importanti per il
raggiungimento ed il mantenimento della normovolemia. In pazienti
emodinamicamente instabili o in trattamento con vasopressori è
auspicabile il posizionamento di un catetere di Swan-Ganz.
Pulsossimetria (SaO2) - C'è evidenza del fatto che
episodi anche brevi di inadeguato apporto di ossigeno possono
avere impatto prognostico negativo. Occorre garantire una
saturazione sempre superiore al 95%.
Diuresi
oraria - Altro indice
indiretto di perfusione. La monitorizzazione oraria è
considerata fondamentale. In caso di danno encefalico la risposta
oligurica o poliurica può avere significato di iper- o
iposecrezione di ADH; non è raro osservare una risposta
poliurica a carico osmotico (iperglicemia oltre che all'eventuale
somministrazione di mannitolo).
Temperatura
corporea - L'aumento
della temperatura cerebrale comporta incrementi del fabbisogno
cerebrale di ossigeno e può aggravare lo squilibrio tra
richiesta ed apporto, contribuendo a determinare ischemia
cerebrale. Fondamentale quindi il suo controllo almeno con una
misurazione oraria ma è consigliato un monitoraggio continuo. È
indispensabile far riferimento alla temperatura interna
ricordando che il valore di temperatura cerebrale è di solito
superiore a quello rilevato nelle sedi di abituale monitoraggio
in rianimazione. L'ipertermia deve essere precocemente e
drasticamente trattata.
È necessaria l'adozione anche dei seguenti indicatori di
monitoraggio respiratorio, per mantenere un'adeguata
ossigenazione e il livello voluto di CO2 ematica:
EmoGasAnalisi - Ogni 8 ore, in ogni caso di
deterioramento neurologico e di:
- modificazioni delle condizioni cardiocircolatorie;
- modificazioni della saturazione venosa giugulare (SjO2);
- modificazioni della regolazione del ventilatore;
- modificazioni della SaO2 e della ETCO2;
- modificazione della temperatura e della sedazione.
- - CO2 di
fine espirazione (ETCO2);
- - curva
della CO2 espiratoria;
- - monitoraggio
delle pressioni delle vie aeree
Rx
torace:Deve essere
disponibile 24 ore su 24, con la possibilità di un consulto del
medico radiologo. Deve essere effettuato:
- all'ingresso;
- dopo posizionamento catetere PVC o reintubazione;
- urgentemente per sospetto PNX;
- su indicazione dell'obiettività ascoltatoria e della clinica;
- su indicazione del monitoraggio respiratorio.
Deve essere effettuabile una tracheobroncoscopia
al bisogno.
Monitoraggio
di laboratorio - Non
si entra nel dettaglio dei principi del trattamento di un
paziente critico. Si vuole solo sottolineare l'importanza della
sodiemia sul flusso di acqua attraverso membrane semipermeabili
come la barriera emato-encefalica e quello della glicemia il cui
mancato controllo può amplificare i danni di un alterato
equilibrio acido base e del metabolismo energetico della cellula
cerebrale.
Indicazione al monitoraggio della pressione intracranica (PIC)
Il monitoraggio della PIC rimane fondamentale per condurre un trattamento efficace; l'ipertensione intracranica è la minaccia principale alla sopravvivenza del traumatizzato in fase acuta e non può essere determinata con metodi indiretti né, in modo qualitativamente e quantitativamente accettabile, con la TAC.
Indicazioni |
|
Quando posizionare il monitoraggio ? | Al più presto, dopo stabilizzazione clinica e definizione diagnostica (a completamento degli esami strumentali) |
Dove posizionare il monitoraggio? | La sala operatoria è l'ambiente preferibile, per le condizioni di sterilità rispetto al posizionamento al letto del malato nel reparto di Rianimazione. |
Tecnica | La tecnica di prima scelta prevede il posizionamento di un catetere ventricolare. Se dopo due tentativi di posizionamento non si riesce ad individuare la cavità ventricolare è consigliato posizionare un catetere subdurale o parenchimale. |
Durata del monitoraggio | Non vengono posti rigidi limiti temporali; la permanenza del catetere di rilevazione è condizionata dal quadro clinico. |
Sorveglianza delle complicanze | È fondamentale
l'adozione rigorosa delle tecniche di asepsi durante le
manovre di drenaggio liquorale e di prelievo. Sono raccomandati i sistemi chiusi di drenaggio. |
È consigliabile
eseguire prelievi per esame citochimico e batteriologico in tutti
i casi in cui si provvede a deliquorazione e comunque dopo il 3
giorno di monitoraggio.
È indispensabile la contemporanea misurazione della Pressione
Arteriosa Media per il monitoraggio continuo della Pressione di
Perfusione Cerebrale (PPC).
Il trasduttore della pressione arteriosa può essere mantenuto a
livello del meato acustico esterno, per una corretta
determinazione della PPC (PPC=MAP-PIC).
In caso di deliquorazione terapeutica il valore
registrato non rappresenta quello della PIC, essendo aperto il
sistema. Nel caso di decompressione ossea o di liquorrea
i valori monitorizzati possono sottostimare la gravità del
rigonfiamento cerebrale o essere inattendibili, anche in
relazione alle modalità di monitoraggio. In pratica, soprattutto
in caso di decompressiva ossea, vanno considerati allarmanti
valori anche minimamente aumentati di PIC. In presenza di
masse sottotentoriali, l'ernia cerebrale o la
compressione del tronco possono avvenire anche con valori non
elevati di PIC, misurata nel comparto sovratentoriale.
In molti centri è ritenuto prudente misurare la PIC nei pazienti
sottoposti ad evacuazione di ematoma intracranico, posizionando
il catetere alla fine dell'intervento.
Monitoraggio della saturazione venosa giugulare di ossigeno (SjO2)
La determinazione
della differenza artero-giugulare di ossigeno è un utile indice
del rapporto tra flusso ematico cerebrale e consumo di ossigeno.
Al posto della misura della differenza A-V, che può risultare
fuorviante in caso di anemia grave, si considera la differenza in
saturazione, denominata Estrazione Cerebrale di Ossigeno (CEO2),
che è la differenza tra Saturazione arteriosa e Saturazione in
giugulare. Pur essendo una metodica soggetta a notevoli limiti,
essa consente di individuare situazioni pericolose di
desaturazione, spesso causate da insufficiente PPC o da eccessiva
iperventilazione ed ipocapnia.
La SjO2 dovrebbe essere monitorizzata continuativamente, ma il
costo e l'attendibilità del segnale offerto dai cateteri a fibre
ottiche rimangono un problema aperto.
Un normale catetere venoso permette prelievi seriati. Per la
misurazione della SjO2 è indispensabile un cooximetro.
Indicazione | - paziente sottoposto a
iperventilazione terapeutica; - paziente con GCS<8 con monitoraggio multiparametrico (auspicabile). # Il monitoraggio della SjO2 deve essere intrapreso il più precocemente possibile. # Si considera range normale di CEO2 tra 25 e 45 % |
Metodica | - controllo Rx del
corretto posizionamento con la punta del catetere nel
bulbo giugulare, che normalmente si proietta a livello
della giunzione atlo-occipitale; - taratura frequente (almeno ogni 12 ore) per i cateteri a fibre ottiche; - misurazione della SjO2 mediante Co-ossimetro. # È opportuno inserire il catetere dal lato della giugulare più grossa, come evidenziato dalla TAC, solitamente il destro. Il dato è comunque globale e sono possibili anche notevoli differenze tra i due lati. |
Prelievi seriati: | - ogni 12 ore; - deterioramento clinico (riduzione di 2 punti GCS); - PIC >25 mmHg o PPC <70 mmHg; - variazione di EtCO2 o PaCO2; - modifica della sedazione; - anemizzazione acuta. |
Controindicazione: | lesioni locali del collo. |
Complicanze: | puntura carotidea; sono descritti casi di trombosi della giugulare e di infezione. |
Il monitoraggio della
SjO2 non è sostitutivo di altri monitoraggi cerebrali e in
particolare della PIC. Al di fuori di un monitoraggio
multiparametrico comprendente anche la PIC, la sua
interpretazione (soprattutto per i valori elevati) e il suo
valore come guida del trattamento sono molto limitati.
Altri monitoraggi cerebrali
Non sono stati considerati altri monitoraggi cerebrali, date le
caratteristiche di requisiti minimi di queste linee guida.
Sono tuttavia da tener presente il monitoraggio continuo o
seriato dell'EEG (anche in forma semplificata e processata), i
Potenziali Evocati Multimodali, il Doppler Transcranico.
Tali monitoraggi offrono informazioni aggiuntive per la
comprensione della dinamica fisiopatologica, per guidare il
trattamento e per la prognosi.
L'EEG è inoltre, nel nostro Paese, indispensabile per
l'accertamento di morte a cuore battente.