Anestit Forum 2-Data:
sabato 11 gennaio 1997
Argomenti
1) Controllo della connessione paziente-ventilatore in anestesie
durante
chirurgia del capo e del mediastino
Vorrei conoscere quali sono le modalità di
scelta e le esperienze cliniche
nel controllo della "connessione" paziente-ventilatore
in corso di
interventi che non permettono un facile accesso visivo alla testa
del
paziente (neurochirurgia, collo, mediastino superiore). La
mancata
valutazione di tale parametro può esporre a problemi
medico-legali?
Dott. Elio Virone
Aiuto Pneumologo Ospedaliero
93100 Caltanissetta. It
E-mail: <virone@infoservizi.it
2) Replica: Controllo della connessione paziente-ventilatore in
anestesie
durante chirurgia del capo e del mediastino
L'osservazione diretta della testa del paziente e, ovviamente,
delle
protesi respiratorie (tubo endotracheale, raccordi e circuito del
respiratore) è una delle più care abitudini di noi anestesisti.
In alcune
chirurgie, per motivi strettamente connessi alla sede
dell'intervento è
impossibile mantenere il "contatto" con la testa del
paziente. Il
monitoraggio respiratorio è in grado di allertare precocemente
l'anestesista sull'inconveniente più pericoloso per il paziente:
la
disconnessione del circuito del respiratore o l'estubazione
accidentale.
Gli allarmi di pressione e di flusso del respiratore, se
opportunamente
tarati, e la traccia capnografica rappresentano i sistemi di
monitoraggio
più sensibili; l'analizzatore d'ossigeno, il pulsossimetro, sono
invece
tardivi nel segnalare gli incidenti di interruzione della
ventilazione. Un
altro sistema di monitoraggio, molto semplice ma efficace, è il
fonedoscopio esofageo:semplice ed economico permette di udire a
distanza i
suoni polmonari.
Altri sistemi permettono il monitoraggio cardiovascolare,
neuromuscolare
che integrati insieme rappresentano fini valutazioni della
profondità
dell'anestesia e della curarizzazione. Le eventuali
responsabilità
medico-legali dell'anestesista non vanno ricercate nella mancata
valutazione del contatto visivo della testa del paziente laddove
ciò non è
possibile ma nel mancato impiego di tecniche di monitoraggio e
sistemi di
allarme oramai insostituibili in sala operatoria
Amedeo Pignataro
Servizio di Anestesia e Rianimazione Ospedale Buccheri La Ferla
F.B.F.
Via M.Marine,197-Palermo-ITALY
e-mail:pignata@mbox.vol.it
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Anestit
Forum 4-Data: giovedì 6 febbraio 1997
1) Anestesia generale in interventi di breve durata: quando è
giustificato
non intubare il paziente?
Per l'anestesia generale di interventi di breve durata, come ad
esempio le
revisioni di cavità uterina per aborto spontaneo, nel nostro
ospedale si
praticano spesso dei protocolli con Diazepam + Ketamina o
Propofol +
Fentanyl senza avere il controllo delle vie aeree con tubo
endotracheale.
In linea generale, quando è giustificato non intubare il
paziente?
Dott. Elio Virone
Aiuto Pneumologo Ospedaliero
93100 Caltanissetta. It
E-mail: <virone@infoservizi.it
2) Replica: Anestesia generale in interventi di breve durata:
quando è
giustificato non intubare il paziente?
Il problema che tu poni è certamente uno tra i più dibattuti
tra gli
anestesisti e ahimè, tra anestesisti e chirurghi;
frequentemente, infatti,
soprattutto per piccoli interventi in ambiente privato il
chirurgo si
intromette nella scelta della tecnica anestesiologica,
richiedendo al
collega un "cocktail" non troppo pesante per cui il pz.
si "addormenti" per
pochi minuti giusto per permettere l'esecuzione del piccolo
intervento.
Sembra facile, ma non tutti i chirurghi sanno e anche noi
anestesisti a
volte dimentichiamo, che tutti i farmaci che utilizziamo per
l'anestesia
generale deprimono la ventilazione e il controllo delle vie aeree
superiori. A parte le evidentissime cadute della lingua con
sonori
russamenti dei pz. a cui somministriamo per es. un bolo di
diprivan, il
pulsossimetro che tutti usiamo (sic!) ci rivela in quelle
occasioni
desaturazioni importanti (<90%). Io ritengo pertanto che non
sia prudente
effettuare un'anestesia generale senza intubazione endotracheale,
controllo
della ventilazione, ecc. Dove possibile, e nel caso specifico
delle
revisioni di cavità, noi anestesisti dell'ospedale Buccheri La
Ferla FBF di
Palermo pratichiamo un'anestesia spinale, che utilizzando
bassissime dosi
di anestetico locale (10 mg di bupivacaina iperbarica all'1%)
tramite un
ago di Whitacre (a punta di matita) 22 o 25 G, determinano
blocchi di breve
durata senza reliquati (in termini di cefalea) per i pz. anche se
di giovane età.
Amedeo Pignataro
Servizio di Anestesia e Rianimazione Ospedale Buccheri La Ferla
F.B.F.
Via M.Marine,197-Palermo-ITALY
e-mail:pignata@mbox.vol.it
Anestit
Forum 5-Data: giovedì 6 febbraio 1997
Argomenti
FORUM SULL' USO DEGLI OPPIOIDI NEL DOLORE CRONICO IN ITALIA
E' aperto un forum sull' uso degli oppioidi nel dolore cronico in
Italia.
Sarebbe interessante conoscere le attitudini attuali tra i medici
che si
occupano di terapia del dolore e il livello di resistenza
socioculturale
all' uso degli oppioidi, le indicazioni più frequenti nel dolore
"benigno"
ed i farmaci preferiti nel dolore da cancro.
In particolare vengono richieste le seguenti informazioni:
Età:
Specializzazione: Anestesiologia, Neurologia, Ortopedia o
reumatologia,
Oncologia, altro
Anni di esperienza in algologia: <3, 3-5, 5-10, 10
N° nuovi pazienti visti dall' equipe in un anno: <100,
100-200, 200-500,
500
Nel dolore benigno:
- Sei d' accordo nel ricorrere agli oppioidi nel dolore benigno?
Inclusi morfina e metadone?
Se non sei d' accordo, perché?: Tolleranza, dipendenza, effetti
collaterali (quali?), problemi di prescrizione?
Se sei d' accordo, in quali patologie (in ordine di frequenza) e
dopo quali
trattamenti?:
Esclusivamente come ultima risorsa o nel contesto di un altro
trattamento ?
in che % di pazienti ricorri agli oppioidi?
Hai difficoltà nel prescriverli in tale circostanza?
Nel dolore da cancro:
FANS preferito:
Associ gastroprotettori? Quali?
Oppioide 2° step preferito: codeina-paracetamolo,
destropropossifene,
tramadol
Dosi min-medie-max:
Oppioide 3° step preferito: MS contin- metadone- ossicodone
Dosi min-medie-max:
Coanalgesico preferito: amitriptilina, carbamazepina
Dosi min-medie-max:
Indicazioni:
Percentuale d' uso:
In che % di pazienti ricorri alla via spinale?
Quando, in quali casi e con quali indicazioni?
E' gradito qualsiasi commento utile a migliorare le conoscenze
sul
problema dell' uso degli oppioidi in Italia. I dati ottenuti
possono essere
utilizzati come elemento di discussione ed approfondimento della
problematica e per proporre strategie comuni per le restrizioni
legali
attualmente esistenti in Italia. Ho già inviato un lavoro ad una
rivista
specializzata sul trend del consumo di morfina a lento rilascio
in Italia
ed in Sicilia negli ultimi tre anni, sulla base di dati di
marketing. Se
siete interessati posso comunicarvi i dati in mio possesso.
dott. Sebastiano Mercadante
Servizio di Anestesia e Rianimazione
Ospedale Buccheri La Ferla F.B.F.
tel. 091-479499
90100 Palermo - Italia
Anestit
Forum 6-Data: lunedì 17 febbraio 1997
Argomenti
1) Ventilazione meccanica nei pazienti in crisi asmatica severa o
male
asmatico
Dr.Elio Virone <virone@infoservizi.it
Malgrado le conoscenze di fisiopatologia e i progressi della
terapia
farmacologica (linee guida OMS-NHLBI), sono sempre più numerosi
i pazienti
asmatici che giungono in UTIR con grave scompenso respiratorio.
Le cause di
questo fenomeno sono probabilmente riconducibili alla scarsa
compliance del
paziente al monitoraggio della malattia ed alla terapia e/o al
ritardo con
cui i medici di base prescrivono gli steroidi.
Dopo avere comunque ottimizzato la terapia medica, in UTIR si
pone il
problema della ventilazione meccanica di questi pazienti in crisi
asmatica
severa o in male asmatico da giorni. Appare gustificato, almeno
nei
pazienti ancora con sensorio integro, un approccio non invasivo
con
maschera
facciale con ventilatore volumetrico erogando volumi correnti di
circa
25-30 ml /kg per compensare le perdite dovute all'interfaccia. La
modalità
PSV non dovrebbe essere preferita in quanto non garantirebbe un
adeguato Vt
in questi pazienti a causa delle alte resistenze dinamiche. In
caso di
fallimento dell'approccio non invasivo non si dovrebbe esitare ad
intubare
il paziente preferendo un modello di ventilazione che preveda
l'ipoventilazione controllata (ipercapnia permissiva) al fine di
evitare il
barotrauma (questi pazienti hanno già una grave iperdistensione
polmonare
ed alta Peepi.) In letteratura ho anche trovato esperienze di
ventilazione
in CPAP che sembra migliorare gli scambi gassosi ma non il lavoro
respiratorio degli asmatici. Vorrei conoscere le esperienze di
altri
colleghi e i criteri che dovrebbero guidare nella scelta di una
modalità di
ventilazione ottimale per questi pazienti.
Dott. Elio Virone
Aiuto Divisione Pneumologia
Azienda Ospedaliera "S.Elìa"
93100 Caltanissetta.
E-mail: <virone@infoservizi.it
2) Replica: Ventilazione meccanica nei pazienti in crisi asmatica
severa o
male asmatico
Dott.Amedeo Pignataro <pignata@mbox.vol.it
I pz. in crisi asmatica acuta vengono solitamente ammessi in
terapia
intensiva in uno stadio molto avanzato della malattia. Essi sono
ipossici,
ipercapnici, estremamente agitati e con turbe della coscienza. La
ventilazione meccanica non invasiva, sicuramente efficace e
sempre più
spesso utilizzata come alternativa alla ventilazione meccanica
invasiva
trova in questi pz. una limitata applicazione.
L'intubazione endotracheale e la ventilazione meccanica nei
pazienti con
grave crisi asmatica sono certamente l'ultimo approccio:
l'intubazione non
è curativa ed è associata a morbidità significativa e a
possibile aumento
dell'ostruzione e dell'infiammazione delle vie aeree. Senza
soffermarsi
sulle possibili difficoltà d'intubazione (pz. agitati, molto
combattivi,
impossibilità di ventilazione in maschera e Ambu per le elevate
pressioni
delle vie aeree), le modalità di ventilazione meccanica proposte
convergono
su alcuni punti: ipercapnia permissiva, mantenimento delle
pressioni di
picco < 40-45 cmH20, FiO2 elevata ( 60%), peak flow (del
respiratore) 70
l/min, bassa frequenza (8-10 atti/min) e tidal compreso tra 8 e
10 ml/Kg.
L'uso della PEEPe abitualmente non è consigliato nei pz. in
ventilazione
controllata, è possibile associarla alla CPAP. Nella pratica, io
credo, non
tutti i punti possono essere rispettati: l'ipercapnia permissiva
non deve
in ogni caso produrre un pH inferiore a 7.25, il tidal (8-10
ml/Kg)
prefissato può determinare pressioni di picco delle vie aeree 45
cmH2O,
una bassa frequenza del ventilatore impone una sedazione pesante
con i noti
problemi emodinamici: il pz. in crisi asmatica grave iperventila
o tenta di
farlo. Un peak flow maggiore di 70 l/min tende ad aumentare
ulteriormente
le pressioni di picco delle vie aeree. E allora, se come primo
approccio è
spesso inevitabile la ventilazione controllata (IPPV) con
sedazione
(propofol) e a volte con curarizzazione (vecuronio), è
preferibile passare
al più presto possibile alla ventilazione a pressione
controllata totale o
assistita e a seconda dei ventilatori di cui si dispone alla CPAP
con
supporto di pressione.
Amedeo Pignataro
Servizio di Anestesia e Rianimazione Ospedale Buccheri La Ferla
F.B.F.
Via M.Marine,197-Palermo-ITALY
e-mail:pignata@mbox.vol.it
Anestit
Forum 8-Data: martedì 4 marzo 1997
Argomenti
1) Anestesia spinale per il taglio cesareo: prevenzione
dell'ipotensione
tramite pre-riempimento con emagel (Spinal anesthesia for
caesarean
section: prevention of hypotension by pre-loading with Haemaccel.
ESIA
3(1), 1997).
VINCENZO LANZA,MD
OSPEDALE BUCCHERI LA FERLA FATEBENEFRATELLI
VIA M.MARINE,197
90123-PALERMO
TEL.++3991479421 FAX.++3991477625 <lanza@MBOX.unipa.it.
2) Replica: Anestesia spinale per il taglio cesareo: dose
dell'anestetico
locale, prevenzione dell'ipotensione e altro...
Dr. Giuseppe Nattino <giuseppe.nattino@promo.it
Ho letto con molto interesse il tuo articolo sulla prevenzione
della
ipotensione dopo a. spinale per interventi di t. c. e a questo
proposito
volevo farti qualche domanda e sentire il tuo commento sui
seguenti
argomenti:
- il dosaggio di 15 - 18 mg di bupivacaina non ti da' mai
problemi di
estensione eccessiva dell'anestesia (io di solito uso 12 - 15 mg
di
bupivacaina 0,5 % e l'analgesia raggiunge generalmente lo stesso
livello).
- la sedazione delle pz dopo l'estrazione del neonato e'
richiesta dalle pz
stesse o e' una tecnica che utilizzi per migliorare il confort
delle pz?
- l'uso del droperidolo per la sedazione non ti crea mai problemi
ipotensivi?
- ritieni che il bendaggio degli arti inferiori possa essere
utile nella
prevenzione della ipotensione?
- nella prevenzione e nel controllo della ipotensione materna io
uso spesso
l'efedrina che da un paio d'anni e' disponibile in fiale da 25 mg
in 1 ml
della ditta S.A.L.F. di bergamo
Ancora grazie e buon lavoro!
Giuseppe Nattino
I servizio anestesia e rianimazione (prof. R. Massei)
Ospedale di Lecco
Lecco
e-mail:giuseppe.nattino@promo.it
Anestit
Forum 9-Data lunedì 17 marzo 1997
Argomenti:
1) Adrenalina e arresto cardio-respiratorio: quale via?
Dr.Elio Virone <virone@infoservizi.it
Nelle aree di emergenza vedo ancora molto spesso somministare
Adrenalina
per via intracardiaca nell' arresto cardio-respiratorio. Si
dovrebbe ormai
concordare sulla definitiva proscrizione di tale pratica gravata
da
complicanze come l'emopericardio, pnx, e FV. La via di
sommistrazione da
preferire rimane quella venosa a dosaggi di 1 mg ogni tre minuti.
E'
possibile un incremento della dose in caso di mancata risposta.
L'alternativa endotracheale ha ancora dei sostenitori, ma i
risutati sono
spesso deludenti per la variabilità dell'assorbimento. Nai
bambini, con
difficile accesso venoso, si può usare la via sub linguale o
intraossea: ma
non ho in proposito alcuna esperienza.
Dott. Elio Virone
Aiuto Divisione Pneumologia
Azienda Ospedaliera "S.Elia"
93100 Caltanissetta.
E.mail: virone@infoservizi.it
2) Replica: Adrenalina e arresto cardio-respiratorio: quale via?
Dr.Amedeo Pignataro <pignata@mbox.vol.it
Sono assolutamente d'accordo con te nella proscrizione della via
intracardiaca per la somministrazione dell'adrenalina
nell'arresto
cardio-respiratorio.
La via venosa centrale (ma in alternativa anche quella
periferica, purchè
all'adrenalina segua un flush di 15-20 ml di sol. fisiologica o
una
perfusione continua di cristalloidi o colloidi) è certamente la
più
indicata. Per quanto riguarda l'uso della via endotracheale,
sebbene
l'assorbimento dell'adrenalina non sia prevedibile, ritengo che
in assenza
di una via venosa, vada senz'altro perseguito. La dose di
adrenalina da
utilizzare (diluita in 10 ml di sol. fisiologica), secondo gli
autori deve
restare la stessa che per via venosa o essere il doppio di
questa. Anche
nei bambini, qualora non si sia in grado di ottenere un accesso
venoso,
penso sia utile e anche molto rapido ricorrere alla via
endotracheale; è
possibile in questo modo somministrare altri farmaci, mentre
l'anestesista
o il pediatra si preoccupano d'insistere nell'incannulamento di
una vena.
La somministrazione intraossea, perforando la cresta tibiale, non
è
certamente molto praticata, almeno secondo la mia esperienza, e
non la
utilizzerei se non in casi disperati. Tornando alla via venosa
centrale,
trovo la via femorale un ottimo accesso nei bambini, ma anche
negli adulti.
Amedeo Pignataro
Servizio di Anestesia e Rianimazione Ospedale Buccheri La Ferla
F.B.F.
Via M.Marine,197-Palermo-ITALY
e-mail:pignata@mbox.vol.it
Anestit
forum 10-Data: sabato 22 marzo 1997
Argomenti:
1) Anestesia spinale per il taglio cesareo: dose dell'anestetico
locale, prevenzione dell'ipotensione e altro...
Dr. Giuseppe Nattino <giuseppe.nattino@promo.it
Ho letto con molto interesse il tuo articolo sulla prevenzione
della
ipotensione dopo a. spinale per interventi di t. c. (Spinal
anesthesia for
caesarean
section: prevention of hypotension by pre-loading with Haemaccel.
ESIA
3(1), 1997). e a questo proposito volevo farti qualche domanda e
sentire il tuo commento sui seguenti argomenti:
- il dosaggio di 15 - 18 mg di bupivacaina non ti da' mai
problemi di
estensione eccessiva dell'anestesia (io di solito uso 12 - 15 mg
di
bupivacaina 0,5 % e l'analgesia raggiunge generalmente lo stesso
livello).
- la sedazione delle pz dopo l'estrazione del neonato e'
richiesta dalle pz
stesse o e' una tecnica che utilizzi per migliorare il
confort delle pz?
- l'uso del droperidolo per la sedazione non ti crea mai problemi
ipotensivi?
- ritieni che il bendaggio degli arti inferiori possa essere
utile nella
prevenzione della ipotensione?
- nella prevenzione e nel controllo della ipotensione materna io
uso spesso
l'efedrina che da un paio d'anni e' disponibile in fiale da 25 mg
in 1 ml
della ditta S.A.L.F. di bergamo
Giuseppe Nattino
I servizio anestesia e rianimazione (prof. R. Massei)
Ospedale di Lecco
Lecco
e-mail:giuseppe.nattino@promo.it
2) Replica: Anestesia spinale per il taglio cesareo: dose
dell'anestetico
locale, prevenzione dell'ipotensione e altro...
dott.Letterio Guglielmo
leliobuc@mbox.vol.it
Le dosi di marcaina 1% che normalmente utilizziamo (15-18mg) nel
TC
determinano normalmente un'anestesia estesa sino a T4, livello da
raggiungere se si vuole garantire alla paziente analgesia e
comfort.
Analoghi livelli anestetici sono raggiungibili anche con dosaggi
inferiori
di anestetico locale. Molti lavori in letteratura dimostrano
infatti come
la diffusione del'a.l. nello spazio subaracnoideo sia
multifattoriale
(almeno 25) e che dunque il dosaggio del farmaco è solo una
delle
determinanti della diffusione del farmaco. Poche differenze vi
sarebbero
anche tra l'utilizzazione di a.l. di diverso peso specifico. La
differenza
clinica tra due soluzioni anestetiche di dosaggio
differente non starebbe
pertanto nel livello di diffusione ma nella intensità dell'
anestesia e
nella sua durata d'azione. Sebbene meno gravata di insuccessi
rispetto
all'a.epidurale, l'a.spinale non è esente da questo
eventualità e dunque
l'utilizzazione di basse dosi di a.locale può esporre
maggiormente la
paziente al rischio di una insufficiente analgesia e di una AG
iniziata
precipitosamente in corso di intervento (poco auspicabile
soprattutto se si
tratta di un di TC). Nella nostra esperienza, utilizzando questi
dosaggi,
non abbiamo registrato degli insuccessi e non si sono mai
verificati dei
casi di insufficienza respiratoria da "spinale totale".
- diamo una "sedazione" alle pazienti qualche minuto
dopo l'estrazione
perchè come ben sai che un buon numero di pazienti
(30-50%), nonostante
una eccellente analgesia, non si trova in uno stato molto
confortevole.
L'ansia, la nausea, il brivido, i malessere nel sentire le gambe
addormentate sono condizioni frequentemente presenti nella fase
che segue
l'estrazione e pertanto noi cerchiamo di prevenirle.
- non abbiamo notato riduzioni significative di pressione
arteriosa
successive alla somministrazione del droperidolo che noi
utilizziamo per la
sedazione. L'ipotensione non si verifica probabilmente sia
perchè la dose
di farmaco è bassa (2.5 mg) sia perchè il
circolo periferico si trova
già in uno stato di profonda vasodilatazione a causa del blocco
simpatico.
- non abbiamo esperienza diretta ma sembra da dati di letteratura
(anche
molto recente), che l'utilizzazione di dispositivi meccanici di
compressione degli arti inferiori (stivali gonfiabili,
steccaggi
pneumatici, ogni tipo di bende o calze compressive) non riesca ad
evitare
l'ipotensione successiva all'a.spinale quando il riempimento è
realizzato
con i cristalloidi.
- l'efedrina (si dice) è l'unico vasocostrittore utilizzabile in
ostetricia
perchè la sua azione non peggiorerebbe il flusso
utero-placentare. Si
tratta comunque di un farmaco dotato di una potente azione beta
ed alfa
agonista. La sua utilizzazione non è dunque scevra da effetti
collaterali
(ipertensione,tachicardia,aritmie) soprattutto in condizioni di
ipovolemia.
L'impiego dell'efedrina nella prevenzione dell'ipotensione da
spinale è
comunque complementare al preriempimento vascolare (meglio se
realizzato
con colloidi) e non alternativo ad esso. Noi comunque non
l'abbiamo mai
utilizzata.
dott.Letterio Guglielmo
Servizio di Anestesia O.Buccheri La Ferla Fatebenefratelli
-Palermo
leliobuc@mbox.vol.it