Anestit Forum14-Data:
giovedì 3 luglio 1997
Argomenti
1) Tecnici d'Anestesia
Gianni Biancofiore <g.biancofiore@patchir.med.unipi.it
Salve,
mi interesserebbe sapere quanti ospedali nel nostro Paese
dispongono di
personale infermieristico di Sala Operatoria esclusivamente
dedicato
all'anestesia (i così detti "tecnici di
anestesia").L'interesse è dovuto al
fatto che qui a Pisa tale figura esiste ma solo in pratica, dal
momento che
questi nostri validi collaboratori non hanno alcun riconoscimento
dal punto
di vista giuridico, sono e restano infermieri professionali e
basta senza
altra qualifica.
2) Tecnici d'Anestesia: Replica
Amedeo Pignataro
e-mail:pignata@mbox.vol.it
I "tecnici di anestesia" sono figure estremamente
importanti in sala
operatoria, in sala parto ed in genere in tutti i punti di lavoro
degli
anestesisti. Nell'ospedale dove lavoro (Buccheri La Ferla F.B.F.,
Palermo),
il servizio di anestesia e rianimazione si è dotato, non senza
fatica, di
un organico di infermieri di anestesia che svolgono compiti
differenti: in
sala operatoria l'infermiere di anestesia è piuttosto un
infermiere di
sala, nel senso che si occupa sia di coadiuvare l'anestesista,
che di
collaborare l'equipe chirurgica (mansione quest'ultima svolta in
precedenza
dagli ausiliari); in sala parto, per la presenza di un infermiere
addetto
ai bisogni ostetrici, l'infermiere di anestesia si dedica
interamente
all'assistenza anestesiologica, così come in sala risveglio. I
"nostri"
infermieri terminano la loro attività alle ore 19, ma
garantiscono un turno
di reperibilità per le urgenze chirurgiche, mentre sono assenti
in sala
parto (ahimè) nelle ore notturne. Gli infermieri di anestesia,
inoltre,
costituiscono un pool unico con gli infermeri di terapia
intensiva,
"ruotando" secondo un calendario prestabilito.
Quest'ultimo aspetto
permette
di avere infermieri esperti nell'assistenza del malato
critico/chirurgico e
nel monitoraggio dal momento che, a parte i respiratori
automatici, la
strumentazione di sala operatoria e delle terapia intensiva è
identica.
Anche a Palermo, tuttavia, come a Pisa e, credo, nella maggior
parte del
paese, la figura professionale dell'infermiere di anestesia non
è dotato di
alcun riconoscimento particolare.
Amedeo Pignataro
Servizio di Anestesia e Rianimazione Ospedale Buccheri La Ferla
F.B.F.
Via M.Marine,197-Palermo-ITALY
e-mail:pignata@mbox.vol.it
3) Tecnici d'Anestesia: Replica
Giuseppe Nattino
e-mail:<giuseppe.nattino@promo.it
Il problema dei tecnici di anestesia e' uno dei piu' spinosi per
quanto
riguarda la gestione dell'attivita' delle camere operatorie: i
chirurghi (e
non voglio fare polemiche trite e ormai superate) hanno i loro
collaboratori fissi senza i quali non operano, gli strumentisti,
mentre gli
anestesisti lavorano spesso con infermieri diversi ogni giorno,
spesso
diversi anche nell'ambito di una stessa seduta in ottemperanza al
fatto
che, a parte quello dello strumentista, gli altri ruoli in camera
operatoria sono a rotazione.
Da noi all'ospedale di lecco non c'e', nonostante sia piu' e piu'
volte
stato richiesto, del personale "dedicato"
all'assistenza all'anestesia.
Da un anno circa e' iniziato un programma di rotazione del
personale della
rianimazione e della neurorianimazione presso le sale operatorie
di
chirurgia e di neurochirurgia, ma tale rotazione prevede lo
spostamento di
un IP alla volta, quindi solo due sale (su 4 - 5) possono avere
questo tipo
di assistenza.
Nel nostro ospedale da quasi un anno e' iniziato il progetto di
graduale
certificazione secondo le norme ISO 9000 e tra i reparti
"pilota" c'e'
l'ostetricia e ginecologia presso cui si trovano 2 camere
operatorie di cui
sono l'anestesista responsabile; quello che ho potuto fare e'
stato
pretendere che nelle procedure di inizio della seduta operatoria
figurasse
la verifica che vi fosse un' IP assistente all'anestesia e che
costei non
avesse nessun' altra incombenza nell'ambito della seduta
programmata pena
la cancellazione della seduta stessa.
Per quanto riguarda altre realta' di cui sono a conoscenza:
- presso l'ospedale di sondalo (non so se qualcuno dei Colleghi
e' un
utente di internet) gli infermieri della rianimazione ruotano
presso tutte
le sale operatorie come assistenti all'anestesia (non so bene con
che
cadenza) e danno un supporto di ottima qualita'.
Giuseppe Nattino
I Servizio di Anestesia e Rianimazione
Ospedale di Lecco - Italy
giuseppe.nattino@promo.it
Anestit
Forum 15-Data: giovedì 3 luglio 1997
1) Anzianità di servizio dei respiratori automatici
Ecco una curiosità che potrebbe essere, forse, un argomento di
discussione
e di confronto.
In una della nostre sale operatorie usiamo 2 Servo 900 acquistati
nel 1985
circa.
A parte il fatto che sono privi della possibilità di analizzare
sia la FiO2
[e quindi sono privi del relativo allarme (!!)] che la
percentuale di
alogenato in/espirato, e per questo solo sarebbero degni di
sostituzione o,
al minimo, di upgrade, quale viene considerata la vita media di
un
ventilatore da S.O. che garantisce l'esecuzione di 1500/1700
interventi in
anestesia generale all'anno ?
In altre parole esiste un'anzianità di servizio per questi
apparecchi oltre
il quale una sostituzine si impone oppure vige la regola de
"finché la
barca và.....". ?
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
Dr. Gianni Biancofiore
U.T.I. Trapianti
Ospedale Cisanello
Pisa - Italia -
g.biancofiore@patchir.med.unipi.it
Anestit
Forum 16-Data: 17 sabato 5 luglio 1997
Argomenti
1) replica ad:Anzianità di servizio dei respiratori automatici
(forum 15)
Non credo che esista una anzianità per i respiratori automatici,
se non
quella determinata dal non essere più " a norma", o
non più riparabili.
Nell' Ospedale dove lavoro, S.Maria della Speranza di Battipaglia
(SA),
abbiamo ottenuto la sostituzione dei vecchi respiratori facendoli
dichiarare "fuori norma" dalla Casa costruttrice, ed
imponendo il blocco
delle sale operatorie fino alla sostituzione. in seguito ad una
gara di
appalto abbiamo acquistato nuovi respiratori per tutte le sale
operatorie,
completati per il monitoraggio dei gas anestetici, N2O ed EtCO2,
da dei
moduli separati per le sale operatorie principali.
Marco Ingrosso,
Via F. Galloppa 78 Salerno, 84128
xc0590@xcom.it
Anestit
Forum 17-Data: lunedì 7 luglio 1997
Argomenti
1) replica ad:Tecnici d'Anestesia (forum 14)
Gli interventi dei colleghi fin qui pubblicati si riferiscono, mi
pare,
a realtà ospedaliere. D'altra parte nell'Università che
frequento come
specializzando i tecnici di anestesia sono figure professionali
di cui
non si dibatte nemmeno. L'Università ha partorito, grazie
all'abbondanza
di personale medico, "strutturati" + specializzandi,
una sua risposta
del tutto originale al problema del personale tecnico di
anestesia. Da
noi a Sassari gli infermieri Professionali, dato anche il loro
esiguo
numero sono stati convertiti alla funzione di tecnici; i medici
specializzandi, cui non viene generalmente riconosciuta una
funzione
decisionale, ma meramente esecutiva degli ordini dell'aiuto o
dell'assistente di anestesia, sono i nuovi veri infermieri. Tutto
ciò è
evidenziato dagli organici in servizio:
un infermiere si occupa di 2/4 sale, è del tutto chiaro che
l'unica cosa
che può fare è preparare i materiali.
uno o due specializzandi si occupano della condotta
del'anestesia.
uno "strutturato" per ogni sala è presente in
servixio.
Una situazione di questo tipo, peraltro comoda, perchè permette
notevoli
economie di esercizio, non aiuta certo la crescita professionale
e
l'acquisizione di autonomia professionale di noi specializzandi
che
saremo tra un anno sul mercato del lavoro, ma fatto assai più
grave
demotiva quasi completamente il personale infermieristico,
riducendone
la professionalità e conferendogli incarichi molto inferiori
alle
capacità acquisita negli anni passati.
Enrico Sabbia
Specializzando III anno
Istituto di Anestesia e Rianimazione
Università di Sassari
2)Ventiloterapia domiciliare
vorrei scambiare esperienze con colleghi che come me seguono
pazienti
domiciliati (4 in provincia di Bari e Taranto) con respiratore,
aspiratore etc. per patologie respiratorie croniche. Intendo
raccogliere
una documentazione per completare una pubblicazione già in
corso. Se vi
sono colleghi che hanno la medesima attività prego
contattarmi (via e-mail
o telefono 0330/938735) per unire le esperienze e
realizzare un lavoro
comune da pubblicare.
Saluti
Pierfrancesco Di Masi
Anestesista Rianimatore
IRCCS "de Bellis"
Castellana Grotte (Ba)
Anestit
Forum 18-Data: sabato 12 luglio
1997
Argomenti
1) replica ad:Tecnici d'Anestesia (forum 17)
At 18.00 07/07/97 +0200, il collega Enrico Sabbia, specializzando
del III°
anno in risposta ad una mia richiesta di informazioni sulla
presenza o meno
presso gli ospedali italiani di infermmieri Professionali
dedicati
all'anestesia ha scritto:
......
>Da noi a Sassari gli infermieri Professionali, dato anche il
loro esiguo
>numero sono stati convertiti alla funzione di tecnici; i
medici
>specializzandi, cui non viene generalmente riconosciuta una
funzione
>decisionale, ma meramente esecutiva degli ordini dell'aiuto o
>dell'assistente di anestesia, sono i nuovi veri infermieri.
>Tutto ciò è evidenziato dagli organici in servizio:
>un infermiere si occupa di 2/4 sale, è del tutto chiaro che
l'unica cosa
>che può fare è preparare i materiali.
>uno o due specializzandi si occupano della condotta
del'anestesia.
>uno "strutturato" per ogni sala è presente in
servixio.
Non so se ho capito male io o se c'è un problema di
interpretazione dei
ruoli:
i così detti "tecnici di anestesia" DEVONO preparare i
materiali (oltre che
prendersi cure delle apparecchiature e garantire un
supporto "tecnico",
appunto, oltreché assistenziale in particolari frangenti e
momenti della
condotta di una narcosi) ed il rapporto di un "tecnico"
per 2/4 sale (=
letti operatori) potrebbe essere accettabile, purchè in una
struttura di
"blocco operatorio multisala". Questo fino a che l'atto
anestesiologico
sarà
riservato a personale laureato e dotato di apposita
specializzazione (in
altri Paesi tipo U.S.A e Francia le cose sono diverse). Trovo
giusto
peraltro che ai colleghi specializzandi non venga riconosciuta
una
autonomia
decisionale, come il collega invoca, dal momento che essi
"partecipano"
all'atto terapeutico sempre e comunque sotto "la guida"
e la tutela di un
collega strutturato. Ed ancora, il rapporto di uno strutturato
che funga da
tutor per due specializzandi mi sembra accettabile. Se invece il
collega
Sabbia intende che la sua opera è "utilizzata"
(passami ti prego la brutta
espessione) di regola per mansioni che non attengono la funzione
medica,
allora penso sia il caso di sollevare il caso dinnanzi al
consiglio di
Istituto prima e poi più in alto. Ci sono poi dei casi in cui
tutti
dobbiamo
tirarci sù le maniche...ma questa non è la routine.
Io lavoro in un sistema misto ospedale/università: sono un
ospedaliero che
lavora con chirurghi universitari e che fa da tutor a diversi
specializzandi
di anestesia (quindi anch'essi di area universitaria). Grandi
problemi non
sono fin qui sorti, l'importante è che ciascuno conosca il
proprio ruolo ed
ambito professionale: tu collega in formazione induci una narcosi
solo dopo
aver discusso con me strutturato il caso, le metodiche più
adatte ed i
possibili problemi correlati; l'induzione inizia con me presente;
se nel
corso della conduzione della narcosi si presenta un qualche
problema,prima
mi avvisi, poi agiamo insieme.Il "tecnico" ci prepara
il materiale e ci
assiste.
L'amico Enrico prosegue:
> Una situazione di questo tipo, peraltro comoda, perchè
permette notevoli
>economie di esercizio, non aiuta certo la crescita
professionale e
>l'acquisizione di autonomia professionale di noi
specializzandi che
>saremo tra un anno sul mercato del lavoro, ma fatto assai
più grave
>demotiva quasi completamente il personale infermieristico,
riducendone
>la professionalità e conferendogli incarichi molto inferiori
alle
>capacità acquisita negli anni passati.
Io penso che sia bene che ciascuno faccia ciò per cui è
preparato e di cui
è
chiamato a rispondere legalmente: trovo che molto pericolosi
siano ad
esempio quegli Infermieri che si considerano "colonne"
della Rianimazione
perchè sono presenti nel Reparto da tanti anni e quindi sono
"esperti"; ho
esperienza diretta di persone di questo tipo che si permettevano
di non
somministrare una determinata terapia perchè di guardia c'è il
"dottorino"
neoassunto e "cosa vuoi che ne sappia lui..... io sono 15
anni che lavoro
qui"......
I colleghi in formazione avranno tempo per acquisire autonomia,
per intanto
sacrifichino un poco la loro, comprensibile, voglia di fare e
seguano le
direttive di chi è strutturato e quindi pagato per assumersi
determinate
responsabilità.
Un saluto a tutti e ...scusate la prolissità
Dr. Gianni
Biancofiore
U.T.I.
Trapianti
Ospedale
Cisanello
Pisa - Italia -
g.biancofiore@patchir.med.unipi.it
Anestit Forum 19-Data
sabato 25 ottobre 1997
Argomenti:
1) Controllo emorragia durante intervento di asportazione di
cordoma
sacrale
Da qualche tempo nelle nostre sale operatorie capita di
anestetizzare
pazienti che devono essere sottoposti ad intervento di resezione
del sacro,
per cordoma od altro tipo di tumore di quest'osso.
Questa procedura è piuttosto rara, e il chirurgo che la esegue
(prof.
Capanna) ha la più alta casistica del mondo.
Ora il problema che noi abbiamo è che il paziente per molte ore
deve stare
in posizione prona, piegato in due a livello del bacino, con la
parte
superiore del corpo in anti trendelemburg.
L'intervento in genere è con grosse perdite di sangue (più di
quindici
litri a volte), e a lungo andare il paziente va in ipotensione
che è di
difficile trattamento ed è quasi sicuramente su base
ipovolemica, malgrado
imponenti trasfusioni.
Abbiamo quindi deciso di fasciare le estremità inferiori
strettamente prima
dell'intervento, tentando di ridurre il sequestro di sangue
venoso in quel
distretto, ma con scarsi risultati.
Siamo riusciti a frenare in molti casi l'emorragia che si ha con
la
cruentazione dell'osso, usando desmopressina (penso che si tratti
della
prima esperienza di questo farmaco in questo tipo di intervento),
perchè
evidentemente il sanguinamento è su base discoagulativa.
Comunque non
sempre funziona.
Abbiamo pensato di monitorizzare il paziente con il catetere di
Swan Ganz,
però la posizione molto particolare ci ha messo il dubbio che i
dati che ne
potremmo ricavare siano facilmente valutabili.
Io so che questo tipo di monitorizzazione è usato anche in
interventi in
fossa cranica posteriore, in cui la posizione del paziente è
seduta,quindi
non supina, però non sono a conoscenza di studi fatti nella
posizione che
ho descritto.
Spero che mi possiate indicare qualcosa.
Enrico Senis
Azienda ospedaliera di Careggi - Firenze
joelma@fol.it
2) Centro di riabilitazione per tetraplegica in età pediatrica
Potreste indicarmi un centro di riabilitazione cui inviare una
paziente in
età pediatrica?
La piccola paziente ha una lesione midollare alta
(epistrofeo-C1)confermata alla RMN.E' stata operata di
stabilizzazione
colonna.Tracheostomizzata.Presenta disturbi da sofferenza del
centro
vasomotore e respiratorio.(sopratutto bradicardia ed
apnea).E'collegata
ad un Servo 900C in ventilazione pressumetrica controllata.
Si alimenta con difficoltà PO.Deglutisce e stranamente ha la
peristalsi.
Non presenta nessuna piaga da decubito.Disponendo di un collare
viene
posta in posizione semiassisa per alcune ore al giorno.Presenta
una
grave depressione che trattiamo con l'aiuto di una psicologa e
della
assistente sociale.Esegue due ore al giorno di FKT.
Spero sinteticamente di avere fornito altri dettagli che spero
possano
essere utili
Dr.Rovella Cesare
Servizio d'anestesia e Rianiamazione
Ospedale dei Bambini -Palermo
rovellac@neomedia.it
Anestit
forum 20-Data: martedì 28 ottobre 1997
Argomenti:
1) Ipossiemia e Baclofen
Nel numero di Settembre di Esia Italia viene discusso un caso di
intossicazione volontaria da Baclofen e Triazolam.
L'ipossiemia della paziente sembra essere sostenuta da un quadro
di
ipoventilazione alveolare causata da depressione respiratoria e
deficit
contrattile dei muscoli respiratori indotta dai suddetti farmaci.
L'ipossiemia risuta quindi sostenuta da una riduzione della
pressione
alveolare di ossigeno in accordo con l'equazione dei gas
alveolari:
PAO2=PIO2 - PaCO2/R. In tali situazioni l'ipossiemia è
corretta
dall'ossigenoterapia (vedi EGA eseguita al Pronto Soccorso),
mentre la
ventilazione meccanica è necessaria per ristabilire l'equilibrio
acido-base.
Nel corso della degenza tuttavia per corregere l'ipossiemia è
stata
impiegata alta FIO2 in CPAP come se al processo ipossiemico
compartecipassero problemi relativi al basso rapporto V/Q
e/o ad "effetto
shunt", ma la negativià della radiografia al torace
escluderebbe l'impegno
parenchimale.
Chiedo quindi quali sono stati i motivi fisiopatologici che hanno
richiesto
alte FIO2 per correggere l'ipossiemia nel caso in esame. Le cause
di
ipossiemia sono dovute a:
Riduzione di PaO2
- turbe rapporto V/Q
- Shunt dx-sn
- Difetto di diffusione
- Ipoventilazione
Riduzione di SvO2
- Aumentato VO2
- Riduzione gettata cardiaca.
L'ipossiemia della paziente sembra rientrare solo nella
ipoventilazione che
come già detto risente favorevolmente di modesti incrementi di
FIO2.
Dott .Elio Virone
Aiuto Pneumologo Ospedaliero
Caltanissetta
2) Replica a: Centro di riabilitazione per tetraplegica in età
pediatrica
Caro collega,
puoi rivolgerti per informazioni,anche se capisco che è distante
dalla
Sicilia,al Centro di riabilitazione Santo Stefano di Porto
Potenza
Picena,provincia di Macerata,tel 0733/688891
Mauro Proietti