numero in formato solo testo


ISSN 1080-3521

EDUCATIONAL SYNOPSES IN ANESTHESIOLOGY

and

CRITICAL CARE MEDICINE - Italia -

Il giornale italiano online di anestesia Vol 2 No 12 Dicembre 1997

Pubblicato elettronicamente da
Vincenzo Lanza, MD
Servizio di Anestesia e Rianimazione
Ospedale Buccheri La Ferla Fatebenefratelli Palermo, Italy
E-mail: lanza@mbox.unipa.it
Keith J Ruskin, MD
Department of Anesthesiology Yale University School of Medicine
333 Cedar Street, New Haven, CT 06520 USA
E-mail: ruskin@gasnet.med.yale.edu
Copyright (C) 1997 Educational Synopses in Anesthesiology and Critical Care Medicine. All rights reserved. Questo rivista on-line può essere copiata e distribuita liberamente curando che venga distribuita integralmente, e che siano riportati fedelmente tutti gli autori ed il comitato editoriale. Informazioni sulla rivista sono riportate alla fine

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In questo numero:

1 CONSIDERAZIONI FISIOPATOLOGICHE SULL'OSSIGENAZIONE NEI PAZIENTI BPCO: INTERAZIONE CUORE - POLMONE

2 CRITERI PER L'AMMISSIONE DI UN PAZIENTE CHIRURGICO IN T. I.

3 Emofiltrazione continua in rianimazione

4 Manuali di Anestesia: Anestesia in chirurgia addominale - Pancreasectomia: resezione sec. Wipple

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1 CONSIDERAZIONI FISIOPATOLOGICHE SULL'OSSIGENAZIONE NEI PAZIENTI BPCO: INTERAZIONE CUORE - POLMONE

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Elio Virone

Divisione di Pneumologia - Azienda Ospedaliera "S. Elia" - Caltanissetta

Summary: The oxygen-therapy corrects hypoxaemia in COPD patients in which revails a inequality of ventilation/perfusion ratio. But it is necessary to consider haemodinamic parameters for the improvement of the oxygen gaseous exchanges, and the transport and use of oxygen in periphery. The mechanical interactions heart-lung conditions the performances of the cardiovascular system of the patients with copd.

Key Words: Haematosys. Haemodimamic Parameters.

Nella composizione dell'aria inspirata si rileva una frazione di ossigeno (FIO2) del 21% con una relativa pressione parziale (PIO2) di 150 mmHg; quest'ultimo valore deriva dal prodotto della frazione di ossigeno inspirato per la pressione atmosferica ridotta del vapore acqueo: PIO2 = 0,21 x 713. L'ossigenoterapia è capace di accrescere la FIO2 dal 21% al 35 - 40 % e oltre, a seconda dei flussi erogati. Tale incremento influirà sui valori della Pressione Alveolare dell'Ossigeno secondo la relazione: PAO2 = PIO2 - PaCO2/R. Tale relazione esprime l'equazione dei gas alveolari e determina il valore della tensione di ossigeno nell'alveolo e condiziona una delle variabili della PaO2 misurata dall'emogasanalisi. Infatti le cause generali che possono determinare ipossiemia sono schematizzate nella fig. 1.

fig.1

Il valore della PaCO2 misurato all'emogasanalisi invece è, a metabolismo costante, funzione inversa della Ventilazione Alveolare (VA): PaCO2 = VCO2 / VA: il termine VA può essere scritto come Ve (1- Vd/Vt), dove Ve è il volume minuto e Vd/Vt è lo spazio morto fisiologico.(fig.2)

fig.2

Nel paziente con bpco e limitazione al flusso espiratorio, l'alto carico meccanico (resistenze elastiche, dinamiche, Peep intrinseca) e la riduzione della forza muscolare (alterata geometria diaframmatica) producono un profilo respiratorio tale da determinare accorciamento del tempo inspiratorio, riduzione del volume corrente ed aumento dello spazio morto fisiologico con conseguente diminuzione della Ventilazione Alveolare ed ipercapnia. (1,2)

Lo scopo dell'ossigenoterapia rimane non tanto quello di accrescere in senso assoluto il valore della PaO2, ma quello di correggere e\o prevenire l'ipossia tessutale senza provocare "pericolosi" incrementi della PaCO2. Un indice molto attendibile di valutazione dell'ossigenazione tessutale rimane, se pur con qualche limite, la PvO2. Tale parametro ci informa sugli "scambi periferici" di ossigeno tra capillare e cellula: il valore normale è di 40 mmHg con una saturazione venosa mista del 75 %. Valori inferiori indicano un inadeguato apporto di ossigeno ai tessuti che cominciano a mostrare segni di sofferenza ipossica per valori di PvO2 minori di 30 mmHg. Le condizioni in cui tali indici non sono predditivi di ipossia tessutale sono lo stato di sepsi e il Distress Respiratorio dove possono anche risultare nella norma, pur permanendo una severa ipossia cellulare dovuta a turbe metaboliche per alterazioni nell'estrazione di ossigeno. La PvO2 inoltre, rilevando la pressione di tutto il sangue venoso refluo, non ci informa sulle eventuali sofferenze ipossiche distrettuali. (3,4)

Nella valutazione dell'ossigenazione bisogna considerare altri tre importanti parametri: il contenuto arterioso di ossigeno, l'indice cardiaco (I.C.) e il flusso ematico periferico. Il contenuto arterioso (CaO2) è principalmente legato alla quota di ossigeno trasportata dall'emoglobina, essendo trascurabile, in normobarismo, la quota disciolta nel plasma:

CaO2 = Hb x 1,34 x %Sat. O2. La portata cardiaca assicura il trasporto di ossigeno verso i tessuti la cui disponibilità è espressa dalla relazione: DO2 = CaO2 x I.C. . Una buona ossigenazione tessutale dipende allora dalla interrelazione tra scambio gassoso, emoglobina e indice cardiaco (4). Gli scambi gassosi avvengono sempre secondo i gradienti di ventilazione e di perfusione regionali del parenchima polmonare con il risultato di un rapporto ventilazione\perfusione globale eguale a 0,8. Ogni condizione patologica che altera questo rapporto sarà causa di ipossia ipossiemica. In corso di BPCO la causa fondamentale di ipossiemia risiede appunto nella diseguaglianza del rapporto V\Q . (Fig.3)

fig.3

Tale condizione può essere studiata attraverso la relazione PaO2 - PaCO2 espresso dal diagramma di Fenn, oppure seguendo le curve di eliminazione dei gas inerti (5). Secondo il citato diagramma, tutte le condizioni che spostano il punto arterioso di ossigeno verso quello venoso misto sono dovute a commistione venosa (basso V\Q); le condizioni che invece spostano il punto alveolare di ossigeno verso il punto inspiratorio, sono responsabili dell'effetto spazio morto fisiologico (alto V\Q). La distanza tra il punto alveolare e l'arterioso costituisce la differenza alveolo-arteriosa di ossigeno. Nei pazienti BPCO esistono aree polmonari disomogenee per rapporto V\Q: aree con prevalente commistione venosa ed aree con prevalente effetto spazio morto fisiologico. A tale proposito l'analisi delle curve di eliminazione ci rende più esplicito il disegno intraparenchimale: nel paziente enfisematoso la ventilazione assume un andamento bimodale distribuendosi maggiormente verso aree ad alto V\Q, invece poca quota di perfusione raggiunge alveoli con basso V\Q. Tale disposizione rende ragione della relativa scarsa ipossiemia a riposo di questi pazienti. Nel bronchitico cronico di tipo B si assiste per converso ad una distribuzione della perfusione maggiormente diretta a zone con basso V\Q : ciò rende evidente la maggiore ipossiemia a riposo di tali pazienti. (5)

Tutte queste turbe della distribuzione intrapolmonare dell'aria inspirata possono ancora essere studiate da altri parametri: come la D(A-a)O2 e i rapporti PaO2/PAO2 e PaO2/FiO2. La differenza alveolo-arteriosa risulterà alta in caso di grave diseguaglianza del rapporto V\Q, e viene corretta o si riduce in ossigenoterapia. Rimane invece molto elevata o tende a peggiorare in caso di shunt (V\Q = 0) e non si corregge, o anzi si incrementa, in ossigenoterapia. In corso di ipoventilazione alveolare invece il valore di tale equazione rimane nella norma. La differenza alveolo-arteriosa è molto sensibile alle variazioni della frazione inspirata di ossigeno e di ciò bisogna sempre tenerne conto nel calcolo. Invece poca variazione rispetto alla FiO2 ha il rapporto PaO2/PAO2: la sua diminuzione sotto 0,75 è indice di commistione venosa. La diminuzione del rapporto PaO2/FiO2 sotto i 200 è indice di grave commistione venosa. Queste turbe dell'ematosi, e le sue possibili correzioni in ossigenoterapia, tuttavia non esauriscono le variabili da cui dipende l'ossigenazione arteriosa e di conseguenza quella tessutale. Bisogna infatti considerare, con pari dignità, le variazioni che gli indici emodinamici (6) hanno nel determinare adeguati livelli di saturazione arteriosa, proprio nei pazienti BPCO. Fig.4

fig.4

DO2= Trasporto di ossigeno

VO2= Consumo di ossigeno

EO2= Estrazione di ossigeno

SvO2=Saturazione venosa mista

Infatti tali pazienti hanno una compromissione dell'attività cardiaca di base sia perché già cardiopatici di base (la broncopatia cronica ostruttiva si accompagna molto spesso ad alterazioni della funzione ventricolare sinistra fig.5 (7) ; sia perché

fig.5

contraggono una cardiopatia polmonare, sostenuta dall'elevata impedenza arteriolare del ventricolo destro su base ipossica, o ancora, perché sottoposti a ventilazione meccanica. In tali condizioni si può determinare una alterazione della gettata cardiaca con peggioramento della disponibilità di ossigeno in periferia. La compromissione dell'attività cardiaca nei pazienti BPCO, più che determinata da un difetto dell'inotropismo o dalla comparsa di un' insufficienza globale, è più spesso causata dalla riduzione della funzione diastolica del ventricolo sinistro, sia per disfunzione nella fase di rilasciamento attivo isovolumetrico, sia per modificazione della compliance ventricolare a causa della patologica dislocazione del setto verso sinistra, a motivo della dilatazione ventricolare destra, che altera la geometria della camera ventricolare sinistra (interdipendenza) e la fase di riempimento (8). Inoltre la funzione sistolica del V.S. condiziona il gradiente ematico di riempimento dx-sn, ed ogni deficit della curva lavoro-tensione del V.S. si ripercuoterà nel settore destro provocando ipertensione venosa ed edema interstiziale polmonare con ulteriore compromissione degli scambi gassosi.(8,9) (fig.6.7)

fig.6 fig.7

Alla riduzione della portata cardiaca, i tessuti rispondono con una maggiore capacità di estrazione, al fine di mantenere costante il consumo di ossigeno, determinando una relativa desaturazione del sangue venoso misto che ritornerà al polmone con una più bassa tensione di ossigeno: questa riduzione di SvO2 è responsabile di gravi desaturazioni arteriose anche se gli scambi gassosi rimangono stabili. Tale situazione sarà ancora più grave nei pazienti con aree a basso V\Q, dove l'ossigenazione di base è già compromessa dall'ematosi e viene ulteriormente aggravata dalla bassa saturazione venosa: il risultato complessivo sarà quello di una severa ipossiemia. Questa alterazione è difficilmente correggibile con l'aumento della ventilazione spontanea in ossigeno per la nota relazione sigmoidea della curva di dissociazione dell'Hb: la PaO2 delle zone con normale ematosi non riesce a "correggere" la bassa PaO2 delle zone con grave commistione venosa: in questo caso la PaO2 risultante non sarà la media delle PaO2 distrettuali, ma sarà condizionata dai rispettivi contenuti arteriosi con conseguente mantenimento dell' ipossiemia. Tale condizione risente invece favorevolmente dell'incremento della SvO2: aumentando infatti l'indice cardiaco di questi pazienti con un adeguato supporto inotropo, si ripristina il rapporto di estrazione di ossigeno in periferia (EO2= VO2\DO2) e si ristabilisce la normale SvO2, realizzandosi una riduzione dell'effetto ipossiemizzante sul sangue arterioso da parte di zone polmonari a basso V\Q .(10,11)

Da queste premesse fisiopatologiche risulta come nel paziente BPCO ipossiemico non conviene attribuire a turbe dell'ematosi quanto invece può essere dovuto a turbe emodinamiche. Per queste ragioni e in questi pazienti, noi sosteniamo sempre la funzione di pompa del cuore, impiegando come supporto inotropo la Dobutamina in infusione venosa a 10 mcg/kg/min., (12) anche senza segni clinici evidenti di scompenso, ottenendo, assieme ad un programma di ossigenoterapia o di ventilazione non invasiva, una migliore e stabile ematosi.

Tale approccio migliora la prognosi dei pazienti BPCO che, come ormai documentato in letteratura (13,14), dipende dalla capacità di incrementare la portata cardiaca e di migliorare PvO2 e SvO2. Fig.8,9,10,11,12

fig.8
fig.9
fig.10
fig.11
fig.12

PAP= Pressione Polmonare

OTLT= Ossigenoterapia

NMV= Ventilazione Meccanica Non Invasiva

La SvO2 è direttamente proporzionale all' I.C. se rimangono costanti metabolismo, consumo di ossigeno e contenuto di emoglobina. A parità di ipossiemia-ipercapnia la prognosi dipende dalla stabilità cardio-circolatoria. Tra l'altro questa condizione è già insita nel compenso fisiologico all'ipossiemia: i pazienti aumentano spontaneamente il loro indice cardiaco ( in ciò favoriti dall'effetto della CO2 sul sistema cardiovascolare). Gli altri meccanismi di adattamento all'ipossiemia: vasocostrizine ipossica, poliglobulia e spostamento a destra della curva di dissociazione sono meno importanti dell'incremento dell'indice cardiaco , che rimane il meccanismo più efficace e teleologicamente più significativo in risposta all'ipossiemia. Inoltre, l'incremento della portata consentirà maggior rifornimento di ossigeno ai mm. respiratori che aumenteranno la loro resistenza al lavoro respiratorio con diminuzione progressiva della capnia, che dipende anche dalla validità dell'indice cardiaco.(12) (fig.13)

fig.13

L'ossigenoterapia controllata o la ventilazione meccanica non invasiva diventano allora una utile e necessaria pratica clinica in pazienti BPCO selezionati, ma devono essere necessariamente integrati dal raggiungimento di una buona efficienza emodinamica che assicura il trasporto e l'utilizzazione ottimale di ossigeno a livello mitocondriale, che è il vero processo della "respirazione". L'obiettivo terapeutico rimane quello di portare a valori sopramassimali gli indici emodinamici, in ciò favoriti dall'impiego della Dobutamina.(7,12,15,16)

fig.14 fig.15

fig.16 fig.17

Nel quadro generale della fisiopatologia dei pazienti con broncopatia cronica bisogna anche valutare le interazioni cuore-polmone in respiro spontaneo e in ventilazione meccanica, sotto l'aspetto meccanico e circolatorio. Questi concetti sono stati di recente studiati e rivisitati nell'approfondimento dei problemi che riguardano la "fossa cardiaca". In pratica il cuore può essere considerato come una pompa che funziona dentro un'altra pompa: quella toraco polmonare (fig.18). Da ciò risultano interdipendenti le pressioni e i volumi toracici con l'attività cardiaca e il sistema della circolazione polmonare e sistemica.(17)

fig.18

1° EFFETTI MECCANICI

Durante l'inspirazione spontanea i polmoni aumentano di volume e "stringono" il cuore proporzionalmente all'inflazione (responsabile dell'iperinflazione polmonare in corso di bpco è anche la compressione dinamica delle vie aeree che genera la Peep i) .L'azione costrittiva è minore in respiro spontaneo che in IPPV (Ventilazione a Pressione Positiva Intermittente). L'azione meccanica costrittiva dei polmoni influenza in particolare la funzione diastolica, opponendosi alla distensione delle cavità cardiache; tale fenomeno comporta riduzione della portata dovuta a riduzione del precarico. In respiro spontaneo la discesa inspiratoria del diaframma attenua l'effetto costrittivo del polmone per abbassamento della loggia cardiaca (18). Nel paziente in IPPV curarizzato, il diaframma risale sotto la spinta dei visceri addominali e la sua azione costrittiva si somma a quella operata dai polmoni insufflati.

2° EFFETTI CIRCOLATORI

Cuore e Polmoni sono collegati in serie dalla circolazione polmonare. Il circolo polmonare costituisce il post-carico del ventricolo destro, ma anche la "riserva ematica" del ventricolo sinistro. Un cuore polmonare cronico tollera meglio del sano un aumento acuto di pressione polmonare. I vasi extralveolari si dilatano in inspirazione spontanea e collabiscono in espirazione in relazione alla risposta alle forze radiali cui vengono sottoposti attraverso i tralci connettivali perivascolari. Per i vasi intraalveolari avviene l'opposto: si dilatano in espirazione e collabiscono in inspirazione a causa della pressione endoalveolare.(8,19) Aumento o diminuzione di CFR sono responsabili di aumento di resistenza vascolare polmonare. Questi fenomeni si verificano in respiro spontaneo che in IPPV. L'inspirazione spontanea provoca aumento del ritorno venoso al cuore destro, ma contemporaneamente una dilatazione del letto vascolare polmonare con aumento della capacità vascolare e riduzione di sangue al cuore sinistro: in fase espiratoria invece la quota ematica accumulata nel reservoir polmonare viene "spremuta" al cuore sinistro con aumento della gettata.(18). La riduzione della pressione pleurica in fase inspiratoria determina una diminuzione della pressione atriale destra e favorisce il ritorno venoso. Nel contempo la depressione pleurica provoca un incremento del lavoro del ventricolo sinistro per aumento della pressione transmurale con il risultato di una depressione della frazione di eiezione ventricolare sn.: ciò comporta un maggiore volume ematico intratoracico. Un aumento della pressione pleurica (in corso di ventilazione) riduce il ritorno venoso al cuore destro ed incrementa l'eiezione ventricolare sinistra con riduzione del volume ematico intratoracico. Anche le variazioni della pressione transdiaframmatica influiscono sul ritorno venoso per lo spostamento di massa ematica dal letto splancnico verso il torace in fase inspiratoria spontanea. Nel caso di paralisi muscolare durante ventilazione controllata il ritorno ematico addominale non è favorito dal diaframma che si muove in modo passivo con scarse variazione di pressione.

3° PRESSIONE INTRATORACICA

Si è sempre sostenuto che in corso di IPPV, la funzione cardiaca avesse una riduzione di volume e di compliance: il ruolo della Pressione Intratoracica tuttavia è stato rivisto alla luce di modificazioni emodinamiche sulla pressione transmurale del ventricolo sinistro insufficiente (PtmVS). In pratica il post carico del ventricolo sinistro (che nel cuore scompensato condiziona la gettata cardiaca più del precarico e della contrattilità ) si modifica favorevolmente in corso di IPPV. Infatti la pressione transmurale del VS migliora in ventilazione positiva comportando una riduzione del post carico ventricolare con miglioramento della gettata cardiaca. La pressione intratoracica negativa è responsabile di una pressione transmurale del VS maggiore di quella prodotta da una pressione intratoracica positiva: ne deriva un aumento dello stess di parete del VS. In corso di IPPV si modifica infatti favorevolmente lo stress di parete del VS che, per la legge di Laplace, è dato da: "Tensione di parete = Pressione x Raggio." La Pressione in questo caso è la Pressione Transmurale (differenza tra la pressione intracardiaca e la intratoracica) che appunto diminuisce con l'impiego di una pressione di ventilazione positiva, comportando una riduzione della tensione parietale. La riduzione della pressione transmurale del VS ottenuta in ventilazione meccanica equivale ad una riduzione del post-carico (fig.19) e quindi al miglioramento della curva di lavoro del VS nel cuore "insufficiente". Molti casi di svezzamento dalla pressione positiva falliscono (20) proprio perché il cuore non è più "sostenuto" nelle sue funzioni e non tanto per il mancato raggiungimento dei parametri di ventilazione spontanea (volume corrente, frequenza respiratoria, capacità vitale, drive centrale) Quest'ultima considerazione sostiene maggiormente l'intuizione di un approccio inotropo con Dobutamina anche durante lo svezzamento dal respiratore dei pazienti con Bpco scompensata. (12)

fig.19

R.S (Respiro Spontaneo)

IPPV (Ventilazione in Pressione Positiva)

LVPtm (Pressione Transmurale)

R. S. I.P.P.V.
Pressione Ventricolare = 110 mmHg Pressione Ventricolare = 110 mmHg
Pressione Intratoracica = - 20 mmHg Pressione Intratoracica = 5 mmHg
PtmVS = 110 - (-20) = 130 mmHg PtmVS = 110 - (+5) = 105 mmHg



BIBLIOGRAFIA

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  19. Grassi V.GrassiC. Rapporti cuore-polmone in condizioni normali e patologiche. Su Cuore -Polmone Interazioni farmacologiche. Ed. Ciba 1996
  20. Richard e Al.: Funzione ventricolare sinistra durante svezzamento respiratorio in pazienti con sindrome da ostruzione cronica polmonare. Intensive Care Medicine ed. It.1994 Vol.2 N.3 155

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2 CRITERI PER L'AMMISSIONE DI UN PAZIENTE CHIRURGICO IN T. I.

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Francesco Corrado

Email: fcorrado@iol.it

La disponibilità di posti letto per il monitoraggio intensivo di pazienti chirurgici può forse garantire un miglioramento dell'outcome nei pazienti maggiormente a rischio di complicanze postoperatorie a causa di patologie concomitanti (1). Non si dimentichi l'alta incidenza di comparsa di ischemie cardiache intra e postoperatorie (2,3,4,5) anche se la scelta della tecnica di anestesia può modificare in maniera significativa il decorso (6). Il nodo da sciogliere è però costituito dai criteri di selezione dei pazienti da inviare in Terapia Intensiva dopo un intervento. In altri termini è necessario effettuare una valutazione costi-benefici che si rifletterà su decisioni di tipo economico/finanziario.

Sarà quindi opportuno dotarsi di uno strumento di valutazione che consenta, mediante uno score ricavato da una serie di parametri clinico - anamnestici, di decidere l'opportunità o meno di un monitoraggio intensivo.

Si comprende la potenziale rigidità di una tale metodica, ma lo scopo ultimo è quello di ottenere una uniformità oggettiva di comportamento, comunque non disgiunta da margini di discrezionalità .

Un'ultima considerazione, ma non per questo meno importante è quella dell'aspetto medico - legale. Non dobbiamo infatti dimenticare le implicazioni che possono scaturire sia da un mancato monitoraggio di un paziente, specie in situazioni border line, sia da un monitoraggio ritenuto superfluo per le conseguenze economiche che comporta e per eventuali complicanze (flebiti da CVC, arteriti da misurazione cruenta della PA ecc.).

La classificazione ASA (7) può essere vantaggiosamente impiegata per la valutazione clinico-anamnestica, assegnando a ciascuna classe un punteggio:

Classe ASA
punti
1
1
2
5
3
15
4
20
5
30

E (emergency): raddoppia il punteggio della classe

Le classi 1 e 2 ASA (semplice valutazione preoperatoria) non necessiteranno sicuramente di un monitoraggio postoperatorio a meno che non intervengano fattori di previsione che esporremo di seguito.

La chirurgia maggiore, intesa come coinvolgimento diretto di organi o apparati che svolgano essenziali funzioni metaboliche, o che comporti estese demolizioni con perdite ematiche consistenti, contribuisce senz'altro ad accrescere il punteggio. La durata del'intervento, con la imponente perdita di calore che ne consegue è un altro fattore che suggerisce un periodo di monitoraggio e di ripristino dei parametri biologici (8,9).

punti
Età > 70 2
Intervento di chirurgia maggiore 3
VALUTAZIONE INTRAOPERATORIA
  • Perdita ematica > 150 ml/ora
3
  • Durata intervento
se < 90' 0
se > 90' ma < 3 ore 2
se compresa tra 3 e 6 ore 3
se > 6 ore 5
  • Instabilità emodinamica o alterazioni del ritmo cardiaco
5
  • Temperatura corporea al termine dell'intervento
< 36° C 2
< 35° C 3
< 34° C 6
  • Insufficienza ventilatoria postoperatoria : (PaCO2 > 45 mmHg con NaHCO3 nella norma)
10

VALUTAZIONE DELLO SCORE

CLASSIFICAZIONE A S A (American Society of Anesthesiologists)

I
Nessuna alterazione organica, biochimica o psichiatrica
II
Modesto disturbo sistemico che può o no essere correlato alla causa dell'intervento
III
Grave malattia sistemica correlata o no alla regione dell'intervento
IV
Grave malattia che pregiudica la sopravvivenza indipendentemente dall'intervento chirurgico
V
Paziente moribondo con scarse possibilità di sopravvivenza e che viene sottoposto all'intervento come ultima possibilità
E
Ogni intervento non dilazionabile e che pertanto non consente una completa valutazione del paziente e la correzione di ogni squilibrio. La lettera E viena aggiunta alla corrispettiva classe ASA

DIMISSIONE DI PAZIENTI CHIRURGICI DALLA TERAPIA INTENSIVA

Per la dimissione dei pazienti in monitoraggio intensivo sarà opportuno adottare criteri di valutazione quanto più oggettivi possibile come si è cercato di fare per l'ammissione. Lo scopo è evidentemente quello di ridurre al minimo indispensabile la permanenza in una struttura che impegna risorse umane e tecniche del tutto particolari. Escludendo le classi III, IV, V ASA che obbligano comunque al monitoraggio intensivo ma sovente anche alla vera e propria rianimazione, si può notare come lo score finale sia prevalentemente dovuto ad eventi intra-operatori: perdite ematiche con o senza instabilità emodinamica, durata dell'intervento ed eventuale ipotermia.

E' pertanto evidente che il ristabilimento di parametri biologici compatibili con quelli pre-operatori sarà un valido criterio per restituire il paziente al reparto di provenienza dove potrà essergli assicurata una degenza senza dubbio più confortevole.

PROTOCOLLO DI VALUTAZIONE DEI CRITERI DI AMMISSIONE DI UN PAZIENTE CHIRURGICO IN TERAPIA INTENSIVA

Cognome..........................................................Nome...........................

nato/a.............................................cam............cart.clin.........................

Diagnosi...................................................................................................

.....................................................................................................................

Intervento....................................................................................................

.......................................................................................................................

punti

ASA (I II III IV V) + età
Intervento di chirurgia maggiore
Perdita ematica > 150 ml/ora
Durata intervento
Instabilità emodinamica o alter. ritmo cardiaco
Temperatura corporea
Insufficienza ventil. Postoperatoria
totale punti

Invio in terapia Intensiva nosi
Durante il ricovero in UTI si sono verificate complicanze pericolose per la vita nosi
Complicanze postoperatorie (in reparto di degenza) nosi
respiratorie....................................................
cardiocircol...................................................
renali............................................................
epatiche........................................................
legate all'intervento...................................
settiche.........................................................
Le complicanze in reparto di degenza hanno richiesto il ricovero in UTI nosi
Le complicanze hanno prolungato il tempo di degenza oltre i valori medi per il tipo di interbento effettuato nosi

Bibliografia

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8 American Society of Anesthesiologists. New classification of physical status. Anesthesiology 1963; 24 : 111

9 Frank S.M., et al. Unintentional hypothermia is associated with postoperative myocardial ischemia. The Perioperative Ischemia Randomized Anesthesia Trial Study Group. Anesthesiology. 1992 Aug; 77(2) : 252-7

10 Frank S.M., et al.; Epidural versus general anesthesia, ambient operating room temperature, and patient age as predictors of inadvertent hypothermia. Anesthesiology. 1992 Aug; 77(2) : 252-7