ISSN 1080-3521
EDUCATIONAL SYNOPSES IN ANESTHESIOLOGY
and
CRITICAL CARE MEDICINE - Italia -
Il giornale Italiano online di anestesia Vol 6 No 7 Luglio 2001
Vincenzo Lanza, MDServizio di Anestesia e RianimazioneOspedale Buccheri La Ferla Fatebenefratelli Palermo, ItalyE-mail: lanza@mbox.unipa.it |
Keith J Ruskin, MDDepartment of Anesthesiology Yale University School of Medicine333 Cedar Street, New Haven, CT 06520 USAE-mail: ruskin@gasnet.med.yale.edu |
Copyright (C) 1997 Educational Synopses in Anesthesiology and Critical Care Medicine. All rights reserved. Questo rivista on-line può essere copiata e distribuita liberamente curando che venga distribuita integralmente, e che siano riportati fedelmente tutti gli autori ed il comitato editoriale. Informazioni sulla rivista sono riportate alla fine |
In questo numero:
1 La Ventilazione Non Invasiva (NIMV) in Terapia Intensiva
2 Valutazione del benessere fetale in gravidanza ante-partum
_______________________________________________________
La Ventilazione Non Invasiva (NIMV) in Terapia Intensiva
_______________________________________________________
De Michele P., Pignataro A.
Servizio di Anestesia e Rianimazione - Ospedale Buccheri La Ferla - FBF,
Palermo
e-mail: caruselli@gsm.box.it, amedeo.pignataro@tin.it
Il
paziente affetto da BPCO (BroncoPatia Cronica Ostruttiva) ha una grave limitazione del
flusso espiratorio
a causa della perdita di pressione di ritorno elastico polmonare e dell'infiammazione
cronica delle
vie aeree. La perdita di pressione elastica polmonare causa la sovradistensione
delle strutture alveolari, portando all'enfisema; la cronicizzazione della
flogosi bronchiale configura la patologia nota come bronchite cronica ostruttiva,
che si differenzia dalla forma restrittiva, caratterizzata invece da una
limitazione alla distensione alveolare durante la fase inspiratoria, tipica
delle forme fibrotiche.
I pazienti con BPCO tendono a compensare la difficoltà espiratoria mettendo in
funzione i muscoli respiratori anche durante la fase espiratoria, che diventa
così una fase attiva del ciclo respiratorio, contrariamente a quanto si
verifica nel soggetto normale in cui l'espirazione non richiede sforzo
muscolare, essendo sostenuta esclusivamente dal ritorno elastico polmonare. Poiché
la componente infiammatoria cronica rende le vie aeree più piccole
facilmente esposte alla possibilità di collabirsi, se non viene mantenuto un
livello di pressione all'interno del sistema alveolare tale che ne garantisca lo
stato di apertura, il broncopatico cronico è quindi costretto ad aumentare la
pressione pleurica durante l'espirazione per opporre una resistenza ulteriore al
collabimento alveolare. Tale resistenza al flusso espiratorio, comunemente
chiamata "freno espiratorio", viene tipicamente ottenuta dal paziente
con l'uso delle labbra che diventano una sorte di valvola per regolare la
fuoriuscita di aria dal sistema alveolare durante la fase espiratoria. Ne deriva
che nel paziente broncopatico cronico a fine espirazione viene necessariamente
mantenuto un volume residuo polmonare maggiore che nel soggetto normale,
ottenuto grazie a un livello di pressione residua a fine espirazione, noto come
autoPEEP, simile alla pressione che si somministra artificialmente con la
ventilazione meccanica, per reclutare alveoli chiusi o parzialmente
chiusi.
Questo meccanismo di compenso che,
oltre alla fatica muscolare, comporta un prolungamento del tempo espiratorio con
riduzione della pausa tra un ciclo respiratorio e il successivo, viene perduto
nel momento in cui il paziente ha necessità di aumentare la sua frequenza
respiratoria per cause contingenti, quali possono essere l'aumento
dell'attività fisica (es. salire le scale, ecc. ) o infezioni broncopolmonari
intercorrenti. Di fatto l'aumento di frequenza comporta un incremento della
capnia, associato a una ossiemia più o meno compromessa, in rapporto alle
condizioni della superficie di scambio gassoso. Il
progressivo peggioramento delle condizioni respiratorie non può più essere
compensato da un'ulteriore
riduzione del tempo inspiratorio, per cui l'aumento della
frequenza respiratoria è segnato da una conseguente riduzione del volume
corrente e da un ulteriore aumento
dello spazio morto e della Peep intrinseca.
Questa condizione cronica determina, attraverso modificazioni morfo-funzionali
dei muscoli
L'ipossiemia è il parametro emogasanalitico più indicativo per monitorare gli aspetti diffusivi della ventilazione mentre la capnia esprime fondamentalmente l'efficienza meccanica della ventilazione; la compromissione di quest'ultimo meccanismo genera in acuto acidosi respiratoria mentre nelle patologie croniche dell'apparato respiratorio l'ipercapnia viene nel tempo essenzialmente tamponata dal risparmio di basi ad opera del rene. Pertanto, nonostante livelli di capnia maggiori che nel soggetto normale, il paziente cronico compensato presenterà di regola un pH ematico normale, mentre i suoi periodi di scompenso verranno segnalati da un livello di capnia superiore ai suoi valori abituali, associati a uno scivolamento verso l'acidosi del suo pH ematico.
Attualmente
la NIMV può essere usata come mezzo per prevenire e correggere le cause
dell’aumento del lavoro respiratorio: l’associazione della PEEP con la
pressure support (pressione di supporto), può controbilanciare l’aumento dei livelli di auto PEEP,
eliminando così questo carico inspiratorio addizionale, e riducendo il lavoro
che i muscoli inspiratori devono compiere al fine di generare il volume
corrente.
PARAMETRI IMPLICATI NELLA VENTILAZIONE MECCANICA
La contrazione dei muscoli respiratori essenziali (diaframma, intercostali, parasternali e scaleni) determinerà un aumento di volume del polmone favorendo la creazione di una differenza di pressione tra lambiente esterno ed il polmone, che darà inizio allatto inspiratorio.
Lespirazione avviene senza lintervento dei muscoli respiratori per semplice ritorno elastico dei polmoni.
La ventilazione meccanica è basata sulla pressione necessaria a sviluppare un flusso di gas nelle vie aeree, tale da determinare un aumento di volume allinterno del polmone.
Le principali forze che intervengono in campo sono:
|
Le prime tre possono essere
modificate dallesterno, in relazione alle necessità del
paziente, scegliendo un determinato tipo di ventilatore rispetto
ad un altro.
La C e la R sono caratteristiche
del paziente e come tali non possono essere modificate.
Nel momento in cui noi utilizzeremo un ventilatore che eroga una pressione prefissata, cioè un pressumetrico, il volume ed il tempo varieranno in relazione alle resistenze ed alla compliance toraco-polmonare del paziente.
Il vantaggio della ventilazione
pressumetrica consiste nella
riduzione del barotrauma ed in una migliore interazione macchina-paziente.
Lo svantaggio, nellimpossibilità
di assicurare un volume precostituito.
Il ventilatore volumetrico è
definito dagli Americani "life susteining" perché assicura lerogazione di un
volume prefissato; per questo motivo è indicato nel paziente neuromuscolare e nel
tracheostomizzato.
CAUSE E FATTORI SCATENANTI
LINSUFFICIENZA VENTILATORIA ACUTA NEI PAZIENTI AFFETTI DA
BPCO
- sedazione | ||
- ipoventilazione notturna | ||
- uso incontrollato di O2 | ||
- infezioni batteriche | ||
- infezioni virali | ||
- embolia polmonare | ||
- deficit muscoli
respiratori:
|
Tutte queste queste cause sono ovvie per il rianimatore e per lo pneumologo, ma va sottolineata l’importanza dell’embolia polmonare nella genesi delle insufficienze respiratorie misdiagnosticate; il 30-35% di autopsie di pazienti deceduti per insufficienza respiratoria acuta attribuiscono all’embolia polmonare un importante ruolo patogenetico.
I disturbi idroelettrolitici sono abbastanza frequenti nei pazienti denutriti, l’ipofosfatemia e l’ipomagnesiemia possono determinare una riduzione delle proprietà inotrope dei muscoli respiratori.
L’uso dei cortisonici, se da una parte riduce le resistenze respiratorie nel BPCO, dall’altra può determinare alterazioni istologiche dei principali muscoli respiratori.
EFFETTI COLLATERALI di: | |||
VENTILAZIONE MECCANICA | manovre di INTUBAZIONE TRACHEALE | ||
Polmonite | sanguinamenti del naso o del cavo orale | ||
traumi dentali | |||
edema e lesioni delle corde vocali | |||
Barotrauma | |||
perforazione tracheale | |||
intubazione del bronco di destra | |||
presenza di TUBO ENDOTRACHEALE | |||
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|||
VENTILAZIONE NON INVASIVA (NIMV) | |||
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Il confronto tra gli effetti collaterali della ventilazione tradizionale, che necessita di intubazione tracheale, e la NIMV non ha bisogno di spiegazioni. Riuscire a prevenire l’intubazione significa sicuramente ridurre l’incidenza di polmonite nosocomiale, che negli ultimi anni si è rivelata una delle principali cause di aumento della mortalità e di prolungamento della degenza dei pazienti nei reparti di terapia intensiva. Inoltre evita gli altri già menzionati temibili effetti collaterali dell’intubazione e della ventilazione meccanica.
La prima indicazione all'uso della NIMV è
legata principalmente al deficit di pompa dei muscoli respiratori che si manifesta
nelle malattie polmonari croniche ostruttive o neuromuscolari.
Meduri e collaboratori nel 1989 furono i primi ad usare una metodica
ventilatoria non invasiva per via facciale in uno studio non controllato su 10
pz affetti da insufficienza ventilatoria acuta, di cui 6 BPCO affetti da grave
ipercapnia (~80 mmHg [sangue
arterioso]).
La NIMV fu efficace nella correzione dei gas ematici in tutti i pazienti anche
se 3 di essi necessitarono di intubazione tracheale a causa di complicazioni
subentrate.
Negli anni successivi fiorirono le applicazioni della NIMV nel BPCO riacutizzato.
Frequenza resp.>30 atti/minuto |
Saturazione arteriosa di O2 <90% in ossigeno |
Aumento improvviso di paCO2 > 15-20 mmHg |
Acidosi respiratoria pH <7,30 |
Segni clinici di distress respiratorio (dispnea, cianosi, movimenti addominali paradossi |
Alterazioni del sensorio |
L'ampia diffusione della metodica e la produzione di ventilatori sempre più sofisticati, di maschere facciali e nasali sempre più versatili, ne hanno favorito l'utilizzo in pazienti affetti da patologie diverse, con grande beneficio degli stessi. Qui di seguito sono elencate alcune indicazioni della NIMV.
EDEMA POLMONARE ACUTO |
PAZIENTE TERMINALE |
PREVENZIONE DELL’INTUBAZIONE NEL PZ IMMUNODEPRESSO |
BRONCOSCOPIA CON BAL NEL PZ AD ALTO RISCHIO IPOSSIEMICO |
GASTROSTOMIA PERCUTANEA IN PZ AFFETTO DA SLA |
NIMV NEL PZ AFFETTO DA TRAUMA TORACICO SEVERO |
PZ RICOVERATI IN TERAPIA INTENSIVA |
La maggiore conoscenza della tecnica, la presenza sul mercato di ventilatori e di accessori sempre più sofisticati, la possibilità di applicare la NIMV nei reparti di Terapia Intensiva e nei dipartimenti di Emergenza rende conto dell'ampliamento delle indicazioni della metodica a una più grande popolazione di pazienti: i degenti nei reparti non intensivi e l'utenza del primo soccorso extraospedaliero, laddove i quadri clinici giustifichino l'utilizzo della metodica.
Pz in coma o non collaborante |
Eccesso di secrezioni |
Grave instabilità emodinamica |
Assenza di riflessi protettivi delle vie aeree |
La nostra esperienza si riferisce a:
Di seguito sono elencati i modelli di ventilatori domiciliari e tradizionali da noi utilizzati, con le caratteristiche tecniche peculiari.
VENTILATORI PER USO DOMICILIARE |
I ventilatori per uso domiciliare si distinguono in pressumetrici e volumetrci: i primi vengono impiegati abitualmente per la ventilazione dei pazienti affetti da BPCO e dalla sindrome di apnea notturna. I ventilatori pressumetrici sono macchine dotate di una turbina in grado di sviluppare delle pressioni di lavoro limitata a 25-30 cmH2O. Sono alimentati dalla rete elettrica e non posseggono riserve di alimentazione (batterie). Tale caratteristica ne sconsiglia l'uso nei pazienti privi di drive respiratorio, quali quelli affetti da patologie neuromuscolari nei quali invece è indicato l'uso dei respiratori domiciliari di tipo volumetrico provvisti di un motore elettrico in grado di garantire il volume ventilatorio prefissato alla frequenza respiratoria impostata dall'operatore. Tali macchine posseggono un'alimentazione a corrente ed una a batteria con autonomia di alcune ore.
Sullivan VPAP II (Res Med) Ventilatore pressumetrico ad alimentazione elettrica |
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Caratteristiche tecniche: - pressione inspiratoria da 4 a 24 mbar - pressione espiratoria da 4 a 24 mbar - frequenza respitatoria da 5 a 30 a/m - tempo inspiratorio minimo da 0,2 a 10,8 sec - peso 4 Kg Eroga due livelli di pressione regolabili. E possibile regolare il tempo inspiratorio minimo e massimo Consente le modalità: spontanea, spontanea/controllata, controllata (Timed), CPAP |
La regolazione avviene tramite apparecchio esterno da parte del medico. Impostati i parametri respiratori, lapparecchio est. viene staccato dal ventilatore, per una maggiore sicurezza del paziente, in modo tale da poter essere utilizzato anche a casa. | |
Il circuito respiratorio consta di un solo tubo che veicola il flusso inspiratorio, lespirazione avviene tramite un foro presente nella maschera facciale; il filtro antibatterico/umidificatore viene posizionato in prossimità della maschera. |
Respironics modalità di ventilazione: E’ forse il più facile da utilizzare ed uno dei più diffusi per la ventilazione non invasiva.
|
EOLE 3
Respiratore volumetrico Indicazione: ventilazione nei pazienti tracheostomizzati o completamente dipendenti dalla ventilazione meccanica, perché permette di assicurare il tidal impostato Caratteristiche tecniche:Dotato di batteria interna della durata di non meno di 6 ore, e di più sofisticati sistemi di allarme rispetto al pressometrico precedentemente descritto (pressione, apnea, batteria, defaillance elettrica, volume espirato, conc. O2). Non comprende opzione PEEP, è fornito di umidificatore integrato. E possibile utilizzare le modalità di ventilazione controllata, assistita/controllata, SIMV, IPPB. E fornito sia di trigger di pressione che di flusso e di monitorraggio del volume espirato tramite uno pneumotacografo della Hamilton, volume minuto espirato, frequenza resp., I:E del paziente e FiO2. |
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Funzioni:
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E’ fornito di doppio circuito con la valvola espiratoria situata all’interno del corpo della macchina e lo sforzo inspiratorio viene monitorizzato sempre nella parte interna sulla via inspiratoria. |
RESPIRATORI DI TERAPIA INTENSIVA |
Il termine respiratore utilizzato per
indicare le macchine impiegate in terapia intensiva per ventilare i
pazienti critici fa riferimento alle caratteristiche costruttive di
tali apparecchi: dalle prime macchine prese a prestito dalla sala
operatoria che possedevano caratteristiche limitate alla erogazione di
un tidal prefissato e della frequenza respiratoria, si è via via
passati alla realizzazione ed uso di respiratori estremamente
complessi e sofisticati che, piuttosto che sostituirsi al paziente ne
permettessero un'assistenza ed un controllo durante tutto il ciclo
respiratorio. I respiratori di terapia intensiva, inoltre, sono dotati
di un sistema di monitoraggio dei volumi (inspiratori ed espiratori),
delle pressioni (inspiratorie ed espiratorie) e dei flussi. Tali
respiratori appartengono alla categoria dei volumetrici, ma consentono
di impostare diverse modalità di ventilazione a controllo di volume,
di pressione e misto. Il loro impiego nella ventilazione non invasiva
in terapia intensiva risiede nelle maggiore efficacia di tali
apparecchi rispetto a quelli della ventilazione domiciliare e nella
sicura disponibilità nelle rianimazioni. I respiratori utilizzati
nella nostra terapia intensiva sono di seguito raffigurati:
Infrasonic Adult Star |
Siemens 300 A |
I dispositivi che permettono di ventilare i pazienti in modo non invasivo sono rappresentati dalle maschere che si distinguono in:
La scelta del tipo di maschera dipende essenzialmente dalla gravità del quadro respiratorio del paziente. Le maschere nasali sono molto ben tollerate e di quelle facciali e sono indicate nel paziente broncopatico in fase stabile, mentre le maschere facciali sicuramente meno confortevoli vanno impiegate nel paziente in fase di scompenso che utilizza sopratutto la bocca per respirare.
MASCHERE e CASCO
La maschera nasale a flangia (Sullivan) è fornita di 2 fori, quello di cui sopra, ed un altro che consente lattacco dellO2. E' presente un adattatore dotato di foro per linnesto dellO2. |
L’uso
alternato delle protesi facciale e nasale consente di variare i punti di
appoggio delle stesse sulla cute, riducendo ulteriormente i rischi di lesioni
cutanee. L'uso di mentoniere durante ventilazione nasale per ridurre le perdite
aeree non ha dato invece risultati positivi.
La
maschera facciale ha incorporato un "cuscino" gonfiabile ad alta compliance e
a bassa pressione di insufflazione per migliorare
l'aderenza alla faccia, anche se spesso è più traumatica per il naso; per
permettere un più completo controllo delle perdite alcune sono ripiene di
silicone per minimizzare lo spazio morto. |
Le olive nasali (sistema di Adams) vengono utilizzate nei pazienti che vengono ventilati a lungo, ma non è stato dimostrata una loro superiorità rispetto alle maschere più tradizionali.
Un
nuovo dispositivo è rappresentato dal "casco" (vedi figura sotto),
che viene fatto indossare dal paziente in modo da circondarne l'intera testa. Il
casco può essere impiegato in ventilazione non invasiva ed in CPAP. La tenuta
del casco, realizzato in PVC trasparente, è garantita da un collare estensibile
che si adatta al collo del paziente. Il casco della capienza di 5 litri presenta
un anello rigido dotato di due fori attraverso i quali può essere fatto
fuoriuscire un sondino naso-gastrico ed introdurre una cannuccia per permettere
l'apporto di liquidi senza interrompere la ventilazione. Ai due lati del casco
sono presenti due fori muniti di raccordi ai quali applicare le vie inspiratoria
ed espiratorie del circuito nella ventilazione a circuito chiuso, o la via
inspiratoria del circuito nella ventilazione a circuito aperto avendo cura di
collegare una valvola espiratoria regolabile all'estremità opposta del casco.
Il casco è fissato al paziente con due cinghie regolabili che vengono fatte
passare sotto il cavo ascellare ed ancorate all'anello rigido. Il casco è ben
tollerato anche dal paziente dispoico e può essere mantenuto in modo prolungato
senza rischio di lesioni da decubito.
Dalle prime esperienze cliniche, tale dispositivo si è dimostrato particolarmente
efficace nel paziente ipossico, in quanto permette elevati flussi di ossigeno;
uno dei principali inconvenienti del casco, tuttavia, è rappresentato
dall'impossibilità di regolare il volume dei gas da erogare e dal rischio di
rebreathing, soprattutto nel paziente ipercapnico. A tale scopo è disponibile
un casco di minori dimensioni e di materiale plastico più rigido in modo da
ridurre la compliance del sistema.
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