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INTOSSICAZIONI DA SOSTANZE ECCITANTI E TRATTAMENTO
Amedeo Pignataro
Servizio di Anestesia e Rianimazione, Ospedale Buccheri La Ferla, F.B.F. -
Palermo
amedeo.pignataro@tin.it
Introduzione
Il
termine di sostanze eccitanti o stimolanti comprende differenti molecole che
hanno in comune fenomeni di iperstimolazione del sistema nervoso centrale
responsabili di gravi quadri di abuso e di dipendenza. Potenti stimolanti sono
cocaina, crack, amfetamina e metamfetamina; l'Ecstasy
infine è una sostanza che presenta effetti eccitanti ed allucinogeni.
Le manifestazioni cliniche dell'abuso di tali sostanze sono spesso espressione della frequente
associazione di farmaci e droghe e della presenza nei preparati venduti
illegalmente di svariate sostanze (tossiche e non tossiche).
Cocaina e Crack |
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La
cocaina è una sostanza estratta dalla foglia di una pianta chiamata "Erythroxylon
coca".
E' una delle droghe da abuso più tossiche e
nonostante sia stata consumata da centinaia di anni dalle popolazioni andine per
i suoi effetti stimolanti, il boom di questa droga per uso
"ricreativo" nel mondo occidentale risale all'ultimo ventennio.
Si
presenta sotto forma di una polvere bianca cristallina (cocaina idrocloride).
Il crack è il nome in gergo dato alla cocaina base trattata con ammoniaca o
bicarbonato di sodio e acqua e poi riscaldata per rimuovere l'idrocloride in
modo da ottenere una sostanza che può essere fumata. Il nome "crack"
si riferisce allo scoppiettio che determina quando viene fumata, probabilmente
per la presenza del bicarbonato di sodio.
La
cocaina può essere assorbita per diverse vie: tramite la mucosa nasale viene
"sniffata" (modalità di consumo più frequente), può essere
iniettata per via endovenosa (insieme ad eroina in una miscela chiamata "speedball") o come nel caso del crack può
essere fumata.
In relazione alla via di somministrazione l'onset della cocaina varia: quando
fumata (sotto forma di crack) o iniettata endovena, gli effetti compaiono pressoché
immediatamente, mentre quando sniffata attraverso la mucosa nasale, gli effetti
si manifestano dopo alcuni minuti.
Meccanismo d'azione e tossicità
La
cocaina è tossica per diversi organi ed apparati, ma i fenomeni più
significativi della tossicità della cocaina si verificano sul sistema nervoso
centrale e su quello cardiovascolare.
Il meccanismo d'azione si basa
sull'inibizione del re-uptake della dopamina a livello del SNC, determinando
un'iperstimolazione delle sinapsi dopaminergiche.
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meccanismo d'azione della cocaina: inibizione del re-uptake della dopamina a livello del SNC con conseguente iperstimolazione delle sinapsi dopaminergiche |
La
cocaina agirebbe bloccando alcune proteine di superficie della membrana
pre-sinaptica che si comportano come trasportatori della dopamina, che, dopo essere
stata liberata nello spazio sinaptico, viene ricaptata e immagazzinata in
vescicole (nella terminazione assonica pre-sinaptica). La dopamina viene
rilasciata dai neuroni del sistema limbico, area del SNC deputata al controllo
delle sensazioni di piacere; una presenza prolungata del neurotrasmettitore a
livello sinaptico per effetto della cocaina sarebbe responsabile del senso di
ebbrezza provato da chi ne abusa.
A livello periferico la cocaina sarebbe in grado, inoltre, di
prolungare gli effetti di altri neurotrasmettitori come la norepinefrina e
l'epinefrina, determinando quadri di iperstimolazione simpatica. La
tossicità cardiaca acuta da cocaina, che rappresenta una delle conseguenze principali dell'abuso di questa
sostanza, è dovuta anche ad un effetto diretto sulle cellule miocardiche
attribuibile alle proprietà di anestetico locale della cocaina in grado di indurre aritmie con un meccanismo di
antagonismo dei canali del sodio simile a quello degli antiaritmici della classe
I.
Gli
effetti di euforia, di riduzione della fatica, di lucidità mentale dipendono
dalla via di somministrazione della droga: più veloce è l'assorbimento, più
rapido il picco così come più breve è la durata d'azione. Il picco plasmatico
dopo assunzione di cocaina si raggiunge dopo 3-4 minuti per via endovenosa o
inalatoria e dopo circa 1 ore per applicazione nasale. La durata del picco è
nel primo caso da 5 a 10 minuti, nel secondo da 15 a 30.
L'abuso di crack è responsabile di effetti tossici più gravi rispetto alla
cocaina dovuti alla maggiore purezza della sostanza base e alle elevate
concentrazioni nei tessuti bersaglio che si raggiungono con la via inalatoria
rispetto alla via topica; l'applicazione nasale creerebbe un effetto
vasocostrittore locale che rallenta l'assorbimento della cocaina.
La rapida
cessazione degli effetti del crack spingerebbe alla ripetizione delle dosi e all'instaurarsi
di fenomeni di tolleranza e dipendenza.
La comparsa delle reazioni tossiche è difficile da prevedere, per via delle
impurità delle preparazioni vedute illegalmente, del reale contenuto di cocaina
e da fenomeni di tolleranza individuale.
L'emivita della cocaina è approssimativamente 1 ora. La degradazione è epatica
e ad opera delle colinesterasi plasmatiche. L'eliminazione dei metaboliti
avviene per via renale.
Esperienze cliniche dimostrano che l'abuso di cocaina e di crack, diversamente da
quanto ritenuto precedentemente, espone ad una sindrome di astinenza vera e
propria durante la quale il soggetto manifesta depressione, tremori, dolori
muscolari, disturbi dell'appetito e fenomeni di disinteresse verso il sociale.
Manifestazioni cliniche
I quadri di presentazione di un overdose da cocaina consistono in tachicardia, ipertensione, ipertermia, sudorazione, midriasi. Sono descritti fenomeni anginosi, infarti cardiaci, tachiaritmie gravi a volte letali. Sul versante neurologico sono presenti agitazione, irrequietezza, tremori, quadri psicotici e convulsioni tonico-cloniche. Effetti multiorgano, d'altra parte accompagnano sempre le intossicazioni acute da cocaina (vedi tabella 1):
|
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Cardiovascolari | Tachicardia, ipertensione, aritmia, insufficienza cardiaca acuta, endocardite, rottura o dissecazione di aneurisma . Vasospasmo coronarico, angina, infarto, cardiomiopatia |
Respiratori | Tachipnea, ipossiemia, pneumotorace, pneumomediastino, bronchite, polmonite (quando fumata come crack) |
Gastrointestinali | Anoressia, nausea, vomito, diarrea, dolore addominale, ischemia o gangrena intestinale |
Neurologici | Convulsioni tonico-cloniche, tremori, cefalea, confusione, irrequietezza. Emorragie subaracnoidee, vasculiti, ischemie cerebrali, emorragie intraparenchimali cerebrali |
Psichiatrici | Riduzione del sonno REM, agitazione, allucinazioni, ansia o depressione, psicosi, paranoia, alterazioni tattili |
Metabolici | Ipertermia, acidosi lattica |
Muscolo-scheletrici | Infarti muscolari, rabdomiolisi, mioglobinuria |
Occhi | Midriasi, nistagmo verticale ed orizzontale |
Naso e gola | Epistassi, atrofia e ulcerazioni setto nasale |
Ostetrici | Aborto spontaneo, distacco placenta, neonati di basso peso alla nascita |
Genitourinari | Vasculite renale, necrosi tubulare acuta, infarto renale |
|
|
tabella 1 |
Nei
casi più gravi sono segnalati rabdomiolisi, insufficienza renale acuta,
coagulazione intravascolare disseminata con esito fatale.
La
diagnosi differenziale va fatta con altre intossicazioni da farmaci stimolanti
(amfetamine, allucinogeni), simpaticomimetici e anticolinergici, ma non bisogna
dimenticare cause organiche a volte conseguenza dell'overdose (es. emorragia
cerebrale). Gli esami di laboratorio non sono specifici in caso di
intossicazione acuta: aumento di LDH, CPK, TGO/P sono espressione della necrosi
muscolare così come un incremento degli isoenzimi cardiaci (CK-MB, tpoponina)
denota un danno cardiaco.
Trattamento
Non
esistono antidoti specifici per le intossicazioni da cocaina; il trattamento
deve essere unicamente sintomatico e di supporto. La necessità di trattamento
è in relazione alla gravità dell'intossicazione: i pazienti con sintomi
e segni minori guariscono spontaneamente in alcune ore e non richiedono
trattamento.
I soggetti estremamente agitati vanno sedasti con benzodiazepine.
L'ipertensione va trattata con nifedipina, la tachicardia con beta-bloccanti
come il propanololo (l'esmololo non ha dato consistenti benefici); il labetalolo
può essere utile per la sua azione alfa e beta bloccante. Il dolore toracico e/o l'infarto
con nitroderivati, beta-bloccanti. I quadri d'ipertermia risentono positivamente
delle benzodiazepine e dei mezzi fisici. I sistemi di depurazione extrarenale
non si sono dimostrati efficaci nell'aumentare l'eliminazione della cocaina.
Amfetamina / Metamfetamina
L'amfetamina è un
potente stimolante del SNC utilizzato per anni dagli sportivi come
"energetico", in medicina come farmaco per trattare la depressione,
per sopprimere l'appetito nella cura dell'obesità, che successivamente è stata classificata
come farmaco di classe II dalla DEA (Drug Enforcement Agency) americana ovvero
come droga con alta potenzialità di abuso.
Mentre le indicazioni mediche si sono ridotte drasticamente, amfetamina e
derivati vengono usate illegalmente per via
endovenosa, inalatoria, per ingestione e topicamente attraverso la mucosa
nasale. Negli ultimi anni, il consumo illegale di amfetamina è andato
decrescendo per fare posto a derivati chimicamente più facili da produrre
clandestinamente, tra i quali la metamfetamina che, al pari del
crack rispetto alla cocaina, può essere fumata e possiede un effetto più
duraturo e pronunciato sul SNC.
Meccanismo d'azione e tossicità
La struttura chimica dell'amfetamina e dei suoi derivati è simile a quella delle catecolamine e dei neurotrasmettitori endogeni (adrenalina, noradrenalina, dopamina) e agisce provocando una stimolazione diretta ed indiretta del sistema simpatico. L'amfetamina produce, pertanto, stimolazione alfa, beta e stimolazione del sistema nervoso centrale; a livello centrale l'amfetamina e la metamfetamina determinano liberazione di dopamina dalle vescicole sinaptiche e impedirebbero la loro inattivazione, prolungandone l'attività. La metamfetamina avrebbe inoltre un effetto neurotossico danneggiando neuroni che contengono dopamina e setotonina.
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L'assorbimento della sostanza dipende dalla via di somministrazione ed è di pochi minuti dopo iniezione endovenosa, di circa 30 minuti se "sniffata" e di circa 1 ora se ingerita. La dose tossica di amfetamina varia enormemente: 30 mg possono provocare effetti tossici severi ma dosi fino a 400-500 mg non sempre risultano fatali. Quantità maggiori possono essere tollerate nei consumatori cronici. La durata degli effetti è maggiore di quella della cocaina: l'azione della metamfetamina dura per 6 - 8 ore (più dell'amfetamina). Dopo una fase iniziale segue uno stato di forte agitazione che può portare ad atteggiamenti violenti.
Il metabolismo dell'amfetamina è epatico, ma una quota considerevole viene eliminata invariata con le urine; quest'ultima varia con il pH urinario, che in condizioni di acidità può permettere un'eliminazione superiore al 80% della sostanza.
Manifestazioni cliniche
Gli effetti tossici dell'overdose di amfetamina sono da riferire a manifestazioni esagerate della stimolazione simpatica e del SNC. Esistono conseguenze a breve e a lungo termine dell'abuso di amfetamina. Analogamente a quanto si verifica nelle intossicazioni da cocaina è possibile elencare le manifestazioni cliniche acute e croniche a carico dei differenti organi ed apparati (tabella 2).
Effetti
a breve termine
|
Effetti
a lungo termine
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SNC | Euforia, agitazione, ansia, tremori, cefalea, convulsioni, psicosi paranoidi, emorragie cerebrali | Dipendenza
Psicosi
Ictus |
App. cardiovascolare | Tachicardia, aritmie sopraventricolari e ventricolari, ipertensione, dolore anginoso, collasso cardio-circolatorio, cardiomiopatie | |
App. respiratorio | Tachipnea, iperventilazione | |
App. gastroenterico | Nausea, vomito, diarrea, crampi addominali | |
Metabolici | Ipertermia | |
App. muscoloscheletrico | Rigidità muscolare, rabdomiolisi | Perdita di peso |
tabella 2 |
Tra gli esami bio-umorali sono da segnalare aumenti degli enzimi muscolari (CPK, LDH) in caso di rabdomiolisi e di quelli cardiaci. Un test qualitativo urinario può confermare la diagnosi.
Trattamento
Anche per le
intossicazioni acute da amfetamina e derivati, analogamente a quanto descritto
per la cocaina ed il crack, non esistono antidoti specifici. Terapia sintomatica
e sostegno delle funzioni vitali devono essere adeguate al quadro clinico. Le
misure specifiche di decontaminazione del tubo gastroenterico (carbone attivato
e catartici) vanno utilizzate nelle ingestioni massive, dopo la stabilizzazione
del paziente.
Pur trattandosi spesso di pazienti giovani, turbe
psichiatriche precedenti e la frequente assunzione di alcool e altre droghe
possono complicare la scelta della terapia; i soggetti estremamente
agitati vanno trattati preferibilmente con benzodiazepine (diazepam).
Evitare fenototiazine e butirrofenoni per il pericolo di convulsioni,
ipotensione, reazioni distoniche e aggravamento della sindrome anticolinergica centrale.
MDMA (Ecstasy) | ![]() |
La MDMA (metilendossimetamfetamina)
è una sostanza psicoattiva sintetica con proprietà stimolanti (simil
amfetaminiche) ed allucinogene (LSD simili). Ecstasy, XTC sono i nomi con cui è
nota nel mercato clandestino.
Ha una struttura chimica analoga ad altre droghe sintetiche come la
metamfetamina e la MDA (metilenediossiamfetamina). Viene consumata in pillole,
sotto forma di supposte, ma anche sniffata o iniettata endovena.
Meccanismo d'azione e tossicità
La MDMA, per le analogie strutturali con la metamfetamina, determina nel SNC aumento del rilascio di dopamina e serotonina con conseguente aumento del tono dell'umore e dell'attività motoria; recenti ricerche dimostrerebbero anche nell'uomo un ruolo della MDMA nelle lesioni a lungo termine dei neuroni che rilasciano serotonina fondamentali nella regolazione dell'umore, della risposta al dolore e dell'attività sessuale.
Manifestazioni cliniche
L'abuso di MDMA causa
manifestazioni simili a quelle riscontrate con la cocaina e l'amfetamina.
Confusione, depressione, disturbi del sonno, ansia e fenomeni paranoici sono
associati a segni fisici come tensione muscolare, bruxismo, nausea, visione
offuscata (dovuta a midriasi), astenia, brividi o sudorazione. A carico del
sistema cardiovascolare compaiono tachicardia ed ipertensione. Gli
effetti acuti persistono abitualmente per circa 48 ore e si risolvono
spontaneamente. Convulsioni,
disidratazione, insufficienza renale e cardiaca possono manifestarsi ad alte
dosi e per sforzi fisici estremi; per lo stesso motivo può verificarsi
ipertermia maligna con esito letale. In consumatori abituali sono stati
segnalati ittero e danno epatico, crisi anginose ed emorragie cerebrali.
Non si hanno molte informazioni sulla farmacocinetica e sulla farmacodinamica
della MDMA nell'uomo. In uno studio su volontari riceventi 125 e 75 mg di MDMA,
l'emivita di eliminazione fu di 8.6 ore e 7.7 ore per le dosi elevate e basse di
MDMA rispettivamente. Viene metabolizzato a
livello epatico per demetilazione dando origine ad altri derivati amfetaminici
(3,4-metilenediossiamphetamine - MDA- , 4-idrossi-3-metossi-methamphetamine -
HMMA - e 4-idrossi-3-metossi-amphetamine - HMA -), ed eliminato con le urine.
Trattamento
Terapia sintomatica e di supporto come per tutte le intossicazioni da sostanze eccitanti.
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