ISSN 1080-3521
EDUCATIONAL SYNOPSES IN ANESTHESIOLOGY
and
CRITICAL CARE MEDICINE - Italia -
Il giornale Italiano online di anestesia Vol 6 No 1 Gennaio 2001
Vincenzo Lanza, MDServizio di Anestesia e RianimazioneOspedale Buccheri La Ferla Fatebenefratelli Palermo, ItalyE-mail: lanza@mbox.unipa.it |
Keith J Ruskin, MDDepartment of Anesthesiology Yale University School of Medicine333 Cedar Street, New Haven, CT 06520 USAE-mail: ruskin@gasnet.med.yale.edu |
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In questo numero:
1 Insufficienza cardiocircolatoria prolungata da ingestione di beta-bloccanti e calcio antagonisti: caso clinico
2 L'ANESTESIA
NELLE PAZIENTI PRE-ECLAMPTICHE ED ECLAMPTICHE
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Insufficienza cardiocircolatoria prolungata da ingestione di beta-bloccanti e calcio antagonisti: caso clinico
_______________________________________________________
Amedeo Pignataro
Servizio di Anestesia e Rianimazione - Ospedale Buccheri La Ferla - Palermo
ampigna@tin.it
Introduzione
Gli effetti emodinamici sono comuni a molti farmaci psicotropi: idantoina, carbamazepina, antidepressivi triciclici; questi farmaci in condizione di sovradosaggio sono sovente più temibili per le ripercussioni sul sistema cardiovascolare che per le loro proprietà farmacologiche principali. In realtà le intossicazioni acute da farmaci cardiologici sono meno frequenti di quelle da farmaci psicotropi, ma certamente non sono meno gravi dal punto di vista delle loro conseguenze cliniche. Descriviamo un caso di un paziente affetto da insufficienza cardiaca acuta dopo l'assunzione a scopo suicida di dosi tossiche di beta bloccanti e Ca-antagonisti.
Caso clinico
Un uomo di 59 anni giunge in terapia intensiva, trasportato
dall'equipe rianimatoria del 118, dopo un accordo telefonico tra l'anestesista-rianimatore ed i medici del pronto soccorso di un altro ospedale cittadino; il motivo del ricovero in
rianimazione era rappresentato dall'intossicazione acuta per ingestione, a scopo
autolesivo, di una quota imprecisata di farmaci beta-bloccanti (propanololo) e
calcio-antagonisti (felodipina).
L'uomo all'anamnesi risultava iperteso ed affetto da una
sindrome ansioso-depressiva, a causa della quale aveva già tentato il suicidio
vent'anni prima. Il trattamento farmacologico consisteva nell'assunzione di
sulpiride compresse 100 mg x 3/die, propanololo e felodipina. Trasportato al pronto soccorso del primo
ospedale, accompagnato dai familiari ai quali aveva rivelato l'assunzione dei
farmaci, l'uomo restava lucido e collaborante per le prime cure e gli
accertamenti del caso; alcune ore dopo l'arrivo in pronto soccorso l'instaurarsi di una bradicardia sinusale e di un arresto cardiaco imponeva il
posizionamento di uno stimolatore elettrico temporaneo, il ricorso alle manovre
di rianimazione cardiorespiratoria, per cui il paziente veniva sottoposto ad
intubazione endotracheale, ventilato a pressione positiva e posto sotto
infusione di amine vasopressorie (dopamina e isoprotenerolo) con recupero dei
polsi periferici e della coscienza.
Era pertanto richiesto un posto presso la
nostra terapia
intensiva e qui trasportato.
1a giornata - All'arrivo il paziente presentava ipotensione
arteriosa (pa max 75 mmHg), nonostante il proseguimento di un'infusione di isoprotenerolo e
dopamina,
e ritmo cardiaco da attivazione del pace-maker temporaneo per
totale assenza di attività elettrica spontanea (fc = 80bpm). Non era possibile una precisa
valutazione neurologica del paziente per l'impiego di diazepam durante il trasporto dal primo
ospedale. Era presente una risposta motoria finalizzata allo stimolo algogeno
senza segni di localizzazione. I riflessi di tronco erano presenti. La
ventilazione era mantenuta tramite pressione positiva (Ambu) arricchita in
ossigeno. I rumori polmonari erano chiari e presenti su tutti gli ambiti. La
temperatura corporea rettale era di 35.5 C°; non era udibile peristalsi.
Giunto in rianimazione, l'ammalato era posto in ventilazione meccanica (FiO2 = 1), venivano
monitorizzate la
pressione arteriosa per via cruenta, la frequenza cardiaca, la saturazione
arteriosa e la ossimetria pulsatile, la diuresi e la temperatura corporea per mezzo di
sonda vescicale.
L'emogasanalisi all'ingresso era la seguente:
pO2 |
pH |
pCO2 |
BE |
Na |
K |
Lac |
313 |
7,32 |
32 |
-8,9 |
137 |
4 |
5.7 |
Figura 1. Trend dei parametri vitali (PA,HR,SO2,T) del paziente registrati in continuo con frequenza di 1 minuto |
Veniva intrapresa un'idratazione
con colloidi (ca. 1000 ml) e somministrato glucagone 1 mg in bolo e a dosi
refratte per un totale di 4 mg, atropina 1 mg e calcio cloruro 2 g; la
persistenza dell'ipotensione arteriosa (pa
< 80/45 mmHg) richiedeva l'impiego di dobutamina ad elevati dosaggi con scarsa influenza
sulla pressione arteriosa. Esaurito l'effetto farmacologico del diazepam il paziente si mostrava
agitato e richiedeva malgrado la profonda ipotensione una sedazione. La diuresi consisteva di 50-100 ml/h. Il paziente tuttavia continuava ad essere ipoteso
(pa <80 mmHg)
tanto da imporre la somministrazione di noradrenalina in infusione continua alla
velocità di 0,1 mcg/Kg/min. Carbone attivato (40 g) e solfato di magnesio (30 g)
venivano praticati attraverso un sondino nasogastrico.
Il recupero della coscienza
motivava in serata l'estubazione del paziente e l'erogazione di O2 in maschera
(5 l/min). L'assenza di attività elettrica spontanea imponeva tuttavia il
mantenimento dello stimolatore temporaneo.
2a giornata - l'ipotensione persistente conduceva all'impiego di dosaggi sempre
crescenti di amine (dobutamina 20 mcg/kg/min) + (noradrenalina 8-10 mcg/min) per il mantenimento di valori
pressori soddisfacenti; ricompariva un'attività elettrica cardiaca spontanea.
La contrazione della diuresi (<50 ml/h) ed il riempimento plasmatico portava ad un netto bilancio idrico (+ 3l in 24 ore) che determinava un progressivo peggioramento dell'ossigenazione (nonostante l'incremento del flusso di ossigeno in maschera). L'emogasanalisi era la seguente:
pH |
pCO2 |
pO2 |
BE |
Na |
K |
Lac |
Osm |
7,4 |
23 |
68 |
-7,5 |
132 |
4 |
5 |
315 |
3a giornata - un quadro di edema polmonare con improvvisa desaturazione richiedeva
l'intubazione endotracheale urgente ed il
ricorso alla ventilazione meccanica con concentrazione inspirata di O2 elevata (FiO2=1);
una radiografia del torace eseguita subito dopo rivelava:
Diffusa accentuazione della trama interstiziale con ili addensati e congesti (sn>dx). Ombra cardiaca ai limiti superiori |
Un ecocardiografia mostrava:
ventricolo sinistro di regolare dimensioni con vivace cinesi parietale; atrio
sinistro normale; ventricolo destro lievemente dilatato.
Il paziente estremamente agitato richiedeva una sedazione con propofol e
diazepam. Nonostante un parziale recupero del ritmo cardiaco, l'ipotensione
richiedeva il prolungamento dell'infusione continua di dobutamina e di
noradrenalina. In serata un episodio di tachicardia ventricolare imponeva
l'interruzione dei farmaci vasopressori e una riduzione degli inotropi. L'agitazione del
paziente malgrado la sedazione richiedeva l'uso di bloccanti neuromuscolari (vecuronio). La
successiva comparsa di un'aritmia totale da fibrillazione atriale con fc di
ca. 120 bpm seguita da una tachicardia parossistica sopraventricolare (FC>160/min)
portava all'interruzione della dobutamina e alla disattivazione del PM con
ripristino del ritmo sinusale.
4a giornata - Episodio di flutter atriale (2:1) con frequenza
ventricolare 170 bpm. Condizioni emodinamiche stabili ma persistenza di reperto
rantolare al polmone dx e secrezioni rosee: proseguimento della ventilazione
meccanica con lieve miglioramento ossigenativo (FiO2 = 0,8).
In 5a giornata la comparsa di ipertermia (>39 C°) e la presenza alla
radiografia del torace di un addensato parenchimale polmonare insieme ad un
brusco innalzamento dei globuli bianchi, deponeva per un'infezione respiratoria.
La sostituzione della terapia antibiotica (ceftriaxone con meropenem)
determinava la scomparsa della febbre e un miglioramento dell'ossigenazione
(FiO2 = 0.4) in 48 ore. Recupero delle condizioni emodinamiche di base e
comparsa di ipertensione arteriosa. La scomparsa del reperto polmonare umido e il
miglioramento del quadro radiografico toracico conduceva all'estubazione del
paziente soltanto in 8a giornata, con un assetto emodinamico stabile. Nelle successive giornate la ricomparsa di ipotensione moderata richiedeva
l'infusione di dobutamina (5 mcg/kg/min). Dopo l'esecuzione di una consulenza
psichiatrica, il paziente veniva infine trasferito
in medicina in 12a giornata per essere dimesso in 14a giornata completamente
ristabilito.
Discussione
Ca-antagonisti - Esistono 3 tipi di calcio antagonisti in
commercio (1): fenil-alchilamine (esempio verapamil), benzodiazepine (diltiazem) e i derivati della diidropiridina
(nifedipina, felodipina, nimodipina e amlodipina). La tossicità dei Ca-antagonisti è
dovuta alla combinazione di vasodilatazione, depressione miocardica ed
alterazioni della conduzione elettrica cardiaca (2). Altri segni di tossicità
extracardiaca includono acidosi lattica, convulsioni, edema polmonare non
cardiogeno: sono meno frequenti ma indicano una cattiva prognosi. La risposta
individuale al sovradosaggio da Ca-antagonisti è molto variabile, in relazione
alla presenza di altri farmaci o di malattie pregresse. Il margine terapeutico
di questi farmaci è ristretto: dosi 2-3 volte le normali possono provocare
intossicazioni gravi.
Il meccanismo dell'effetto tossico è il blocco dell'apertura dei canali del
calcio voltaggio-dipendenti. La vasodilatazione (inibizione della contrazione
della muscolatura vasale) ed il blocco della conduzione (soprattutto nel nodo SA
e AV dove non vi sono canali del Na) è totalmente dipendente dal flusso degli
ioni Ca.
L'assorbimento dei Ca-antagonisti è rapido (1-2 ore) in caso
d'ingestione; possiedono un significativo effetto primo passaggio epatico, anche
se la biodisponibilità del farmaco può aumentare nelle overdose. Il volume di
distribuzione è elevato e sono metabolizzati dal fegato. L'emivita a dosaggi terapeutici di verapamil e diltiazem è breve (3-7 ore), mentre per i nuovi
Ca-antagonisti non vi sono dati farmacocinetici; in ogni caso non esistono dati
sull'emivita
nelle intossicazioni. I dati di farmacocinetica variano con i preparati a
lento rilascio: onset ritardato con tossicità anche dopo 24 ore dall'assunzione
del farmaco. La felodipina in particolare è un derivato della
diidropiridina ed agisce inibendo l'ingresso del calcio attraverso i canali
voltaggio-dipendenti di tipo 2 della fibra liscia vascolare, provocando una
riduzione delle resistenze periferiche. La felodipina ha scarsi o nulli effetti
sui canali del calcio miocardici da cui deriva una minore attività depressiva
cardiaca.
Le manifestazioni cliniche dell'intossicazione acuta da farmaci Ca-antagonisti
sono:
Cardiache |
ipotensione |
Gastrointestinali |
nausea, vomito |
SNC |
possibili convulsioni |
|
La gravità dell'intossicazione e quindi la prognosi va messa in relazione al
grado di blocco della conduzione cardiaca. In sua assenza l'ipotensione da sola
risponde bene al riempimento con soluzioni cristalloidi e/o colloidi. Oltre al
blocco cardiaco altri fattori depongono per una prognosi sfavorevole:
1 |
malattie cardiache concomitanti |
2 |
presentazione tardiva/decontaminazione gastroenterica inefficace |
3 |
coingestione o uso di beta-bloccanti o digitale |
4 |
età avanzata |
Il trattamento delle intossicazioni da Ca-antagonisti prevede misure generali e specifiche:
Misure di supporto |
|
||||
Decontaminazione del tratto GE |
|
||||
Misure specifiche |
|
Beta-bloccanti - Gli effetti tossici dei farmaci beta-bloccanti derivano da un duplice effetto
(mediato dai recettori beta): uno sull'inotropismo cardiaco ed un altro sulla
conduzione elettrica. Ipotensione e bradicardia sono infatti gli effetti clinici
più evidenti dell'intossicazione da farmaci beta-bloccanti. Altri segni sono
blocchi atrioventricolari, ritardi di conduzione intraventricolari, aritmie,
edema polmonare ed arresto cardiaco. Alcuni beta-bloccanti possiedono effetti
significativi sui canali ionici voltaggio-dipendenti (Na, Ca, K) responsabili di
aritmie e depressione miocardica diretta.
La lipofilia di alcune molecole è responsabile degli effetti dei beta-bloccanti
sul SNC: coma e convulsioni sono citati soprattutto nelle overdose di
propanololo. Aumento delle resistenze polmonari, cianosi e depressione
respiratoria fino all'arresto rappresentano i segni respiratori delle
intossicazioni; possono comparire anche nausea e vomito. L'onset dei sintomi è
di solito 1-2 ore ma può essere più precoce (20 minuti) o rallentato nei
preparati a lento rilascio.
Il range di tossicità acuta da propanololo non è noto: le dosi assunte da
adulti a scopo suicida vanno secondo la letteratura da 0.8 a 6 g. L'emivita dei
beta-bloccanti a dosi terapeutiche è inferiore a 12 ore (circa 4 ore per il
propanololo), ma non esistono dati di cinetica nell'overdose. A dispetto della
riduzione del livello plasmatico del farmaco, gli effetti dei beta-bloccanti
nelle intossicazioni massive possono persistere per giorni. Il metabolismo è
essenzialmente epatico.
I fattori che aumentano la gravità delle intossicazioni sono:
Ingestione di propanololo |
malattie cardiache concomitanti |
presentazione tardiva/decontaminazione gastroenterica inefficace |
coingestione/trattamento con digossina e Ca-antagonisti |
età avanzata |
Il trattamento delle intossicazioni da beta-bloccanti è essenzialmente di supporto (3).
Sintomatico |
|
||||
Decontaminazione gastroenterica |
|
||||
Misure specifiche |
|
Nel caso clinico qui descritto,
l'associazione di calcio antagonisti e beta bloccanti in un paziente iperteso in
quantità superiori a quelle terapeutiche aveva determinato un grave quadro
d'insufficienza cardiocircolatoria. L'osservazione clinica continuata, anche in assenza di
sintomi, aveva permesso il riconoscimento ed il tempestivo trattamento in pronto
soccorso dell'arresto cardiaco (rianimazione cardio-polmonare, inserimento di PM temporaneo, infusione continua di dopamina e
isoprotenerolo).
All'arrivo in rianimazione, in aggiunta al supporto ventilatorio ed al
riempimento vascolare con colloidi e cristalloidi, erano stati somministrati
glucagone (4 mg in totale), atropina (1 mg) e calcio cloruro (2 g) nella prima
ora di trattamento con scarsissimi risultati sull'assetto emodinamico. Non è
ancora chiaro se la mancata risposta all'infusione di calcio (come antidoto
nell'overdose da Ca-antagonisti) sia dovuta ad un meccanismo di resistenza al
calcio o semplicemente ad un inadeguato dosaggio. Il PM temporaneo si è
dimostrato un mezzo fondamentale nella completa sostituzione del segnapassi
seno-atriale e di quello ventricolare, così come l'impiego di un
vasocostrittore puro come la noradrenalina a dosi via via crescenti ha
consentito il sostegno di un apparato cardiovascolare fortemente depresso per
una prevalente azione di vasodilatazione periferica dei calcio-antagonisti, come
indirettamente confermato dall'esame ecocardiografico (cinesi cardiaca
sostanzialmente conservata). Il dosaggio di amine inotrope e/o vasopressorie in
questi casi è di gran lunga superiore e protratto rispetto a quelli normalmente
raccomandati, senza danni al paziente (4). Anche la mancata risposta al glucagone
può essere addebitata ad un dosaggio inadeguato e/o alla
presenza di un quadro d'insufficienza cardiocircolatoria da co-ingestione di
farmaci cardiaci dotati di potenti effetti depressivi sul cuore e sui vasi. Come
accade in caso di massicce ingestione di sostanza tossiche, la durata delle
manifestazioni cliniche è imprevedibilmente superiore a quella determinata dai
dosaggi terapeutici delle stesse sostanze: in questo caso dopo 24 ore di
trattamento farmacologico con dobutamina e noradrenalina, persisteva un quadro
ipotensivo severo. L'edema polmonare instauratosi in 3a giornata era determinato
dall'insufficienza cardiaca su base tossica insieme all'accumulo di liquidi
inevitabilmente accumulatisi nel paziente per oliguria da sindrome di bassa
gittata. La comparsa in 5a giornata di un'infezione polmonare rappresenta la
conseguenza di una ventilazione meccanica invasiva prolungata, per evitare la
quale era stata attuata la strategia di un'estubazione precoce in 1a giornata,
vanificata dall'insorgenza dell'edema polmonare. La sedazione con farmaci
ipnotici ad azione breve (propofol) permetteva, nonostante le precarie
condizioni emodinamiche, di adattare le dosi alle fasi d'agitazione psicomotoria
del paziente.
Il completo sostegno delle funzioni vitali, il monitoraggio cardiaco ed
ossigenativo continuo unito ad un nursing attento, capisaldi della terapia
intensiva, costituiscono i mezzi più efficaci al trattamento di molti tipi
d'intossicazioni acute e i risultati descritti in questo caso clinico ne
confermano la validità.
Bibliografia
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